Testa di Lucrezia morente. Testa di Lucrezia morente
dipinto
ca 1500 - ca 1525
Il dipinto raffigura il volto di una donna, leggermente piegato verso destra, con la bocca semiaperta. La donna è riccamente abbigliata e porta una collana di pietre preziose e un diadema appuntato al velo
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
- AMBITO CULTURALE Ambito Fiammingo
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La breve letteratura sul dipinto ha individuato fin da subito la forte impronta dell’anversese Quinten Massys nella composizione, senza tuttavia giungere a risolvere definitivamente la questione attributiva. D’altro canto, sono insorte difficoltà anche nell’identificazione del soggetto e nella valutazione della tipologia dell’opera. La testa femminile, inquadrata con un taglio ravvicinatissimo dalla sommità del capo fino all’attaccatura del petto, sembra avere tutte le caratteristiche di un frammento, eppure non si evidenziano segni di taglio o rifilatura del supporto. Sembra certo tuttavia che si tratti di una Lucrezia morente. Il modello deriva fedelmente da una Lucrezia raffigurata a mezza figura e nota in diverse versioni, le principali conservate a Praga, Národní Galerie (inv. O2685; Kotková 1999, p. 119 n. 85 ), e a Bruxelles, Museés Royale des Beaux Arts (inv. 6900), in cui l’eroina romana suicida, elegantemente vestita all’antica e adornata da gioielli preziosi, sta infliggendo nel proprio petto il colpo mortale di spada. Il dettaglio della piccola tavola di Verona riproduce quasi perfettamente la composizione più estesa, il leggerissimo velo pieghettato e il diadema che lo appunta ai capelli, il collare, l’abito velato e il collo di pelliccia. Minime varianti sono concesse al disegno del diadema e del collare, lavorati con una diversa composizione delle perle e delle pietre incastonate. La differenza più appariscente si evidenzia però nell’incisività del modellato, debole rispetto al prototipo forse anche a causa del precario stato di conservazione della materia pittorica. Gli incarnati e le zone in prossimità degli occhi hanno perso le velature superficiali. Anche il velo che raccoglieva i capelli è ormai appena percettibile sulla parte alta del capo ma non più lateralmente, così come sul petto invece della trasparenza dell’abito affiorano le tracce del disegno soggiacente. La pittura è senza dubbio antica e tuttavia dimostra di essere una copia, forse da uno dei due esemplari conosciuti. Il disegno preparatorio è sintetico e incerto, con pentimenti sul posizionamento dell’occhio destro e sulla linea del naso. Inoltre, la condotta pittorica tradisce un’attitudine alla semplificazione, come si nota dalla scarsa definizione del disegno dei gioielli. Determinante rimane in ogni caso la questione attributiva del prototipo, essendo ancora sconosciuta l’identità dell’autore di questi soggetti, gravitante nell’orbita stretta di Quinten Massys ma con una interpretazione formale più vigorosa e squadrata, la cui produzione viene provvisoriamente assegnata al cosiddetto Maestro del Sacro Sangue, un anonimo attivo a Bruges tra il 1500 e il 1525. (da Francesca Rossi 2010, p. 370)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717812
- NUMERO D'INVENTARIO 5575
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0