Presepio Dal Bene-Montagna. Natività con i santi Benedetto e Scolastica

dipinto ante 1513 - ante 0000

Il dipinto raffigura la Madonna e san Giuseppe che adorano Gesù bambino disteso su un drappo al centro della scena. Ai lati della composizione, san Benedetto con lo stemma Dal Bene e una santa monaca (Scolastica?) con lo stemma Montagna. Sullo sfondo un paesaggio nel quale è ambientato l'annuncio ai pastori

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Nordico
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Conosciuto come "Presepio Dal Bene-Montagna" per le armi gentilizie delle due famiglie committenti dipinte a sinistra e a destra della "Natività", in corrispondenza dei due santi benedettini (dei Dal Bene lo stemma a bande rosse doppio merlate in oro, dei Montagna lo stemma con il monte a sei cime sferiche e tre stelle su fondo azzurro), il dipinto ha un formato a mezza luna che potrebbe inizialmente far pensare alla cimasa di una grande pala d’altare. In realtà si tratta di un esemplare autonomo proveniente da un edificio dalle dimensioni ridotte, la chiesa interna del monastero di Santo Spirito, destinata alle monache benedettine, dove Saverio Dalla Rosa lo registrò su un altare laterale come lavoro di «pastosa antica maniera» di Francesco Bonsignori (1803-1804). Anche se poco più tardi, nel 1806, lo stesso Dalla Rosa si disse incerto della sua prima indicazione, tale fuorviante attribuzione, forse dovuta all’arcaismo e all’asprezza del disegno che potevano essere visti come indizio di un’opera mantegnesca, fu mantenuta fino al catalogo della pinacoteca del 1865, che l’assegnò invece a Dionisio Brevio. Dimostrando tutta la difficoltà di comprensione stilistica del dipinto, il giudizio critico si era dunque ulteriormente allontanato da un’ipotesi attendibile, come ammise poi Giuseppe Trecca (1912) sostenendo che entrambe le attribuzioni erano prive di fondamento. Ben più comprensibilmente, la tavola fu classificata nel variegato repertorio della bottega del ‘cespo di garofano’ (Avena 1937). Il disegno della testa di san Giuseppe orante è indubbiamente consimile a modelli elaborati dalla prolifica bottega veronese, ma l’ignoto artista dimostra di filtrare nella composizione la conoscenza di un più vasto panorama della cultura figurativa veronese, da Liberale nel brano di sfondo con i pastori in attesa, a Cavazzola nell’angelo annunciante, al mondo della miniatura nell’affastellata costruzione degli elementi compositivi nello spazio della pittura. Altre componenti indirizzano a considerare il dipinto come il lavoro di un artista che dovette operare a lungo a Verona ma dopo aver ricevuto la sua prima e fondamentale educazione in un’area di cultura germanica (Rossi 2010, pp. 375-376). Spiccano in tal senso il disegno insistito del gradone roccioso che separa come quinta teatrale il busto di san Benedetto dalla figura della Vergine e ricorda le stampe tedesche di fine Quattrocento. Non meno nordicizzanti appaiono le teste dei due benedettini dai tratti fortemente individualizzati e i volti dagli incarnati luminescenti della Madonna e del bambino. La conferma di questa impressione viene anche da fattori squisitamente tecnici, la stesura sottile e liquida della pennellata e il disegno soggiacente a tratteggio fitto incrociato e spezzato con cui è costruita la figura di san Giuseppe, diversissimo dal disegno sintetico di contorno usato dalla scuola veronese dell’epoca. La committenza delle famiglie Dal Bene e Montagna, che si segnalano per le loro ramificazioni genealogiche tra Verona e la Val Lagarina da Rovereto a Trento, appare come un ulteriore segnale della possibile provenienza nordica dell’autore. Va ricordato peraltro che contatti e rapporti di collaborazione tra artisti dei luoghi d’origine delle due famiglie e botteghe di artisti veronesi sono documentati, proprio nell’ambito della dinastia del 'cespo di garofano', per un Alberto «de Alemanea», forse intagliatore, che anni più addietro, nel 1460, aveva firmato insieme ad Antonio Badile II un dipinto per la chiesa di Volano, in Trentino (Guzzo 1993, pp. 203-204). Quanto all’occasione della commissione, scaturita evidentemente dalla volontà delle famiglie di due monache di Santo Spirito, le ampie notizie sul monastero fornite da Giambattista Biancolini consentono di individuare la presenza di almeno due nomi collegabili al dipinto: Anna e Taddea Montagna, la prima documentata dal 1488 al 1513, la seconda nel 1513 (Biancolini 1749, II, pp. 680, 684), un termine cronologico entro il quale cadrebbe la realizzazione del dipinto. (da Francesca Rossi 2010, pp. 375-376)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717806
  • NUMERO D'INVENTARIO 946
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI in alto, sul cartiglio portato da un angelo - [...]ONC[...]OBIS.GA[..]IVM.MA - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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