Crocifissione. Crocifissione

dipinto 1545 - 1545

Il dipinto raffigura Cristo crocifisso. Alla base della croce un teschio e, ai lati, la Madonna e san Michele a sinistra, i santi Giovanni e Benedetto insieme ad un altro personaggio non identificato con una palma e una spada in mano, a destra. Sullo sfondo, si sviluppa un paesaggio con montagne, figure e architetture

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Caroto Giovanni Francesco (1480 Ca./ 1555)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La storia antica del dipinto è ancora tutta da ricostruire. Donato al Museo civico nel secondo dopoguerra da Giuseppe Bernini Buri, è documentato dalla fine dell’Ottocento nell’oratorio della villa di famiglia a San Michele Extra (Verona), con la teorica possibilità di risalire a ritroso fino alla «bella tavola del Caroto» che Da Persico ricorda in palazzo Buri al Duomo nel 1820 (p. 54), ove naturalmente si intenda ‘tavola’ nell’accezione vasariana di ‘pala d’altare’. Si può ritenere che la famiglia Buri lo abbia acquistato subito dopo le soppressioni religiose del Regno d’Italia, quando il mercato dell’arte fu invaso da un gran numero di quadri, tra i quali anche grandi pale provenienti dalle chiese e dai conventi demaniati. La scritta sul piede della croce dichiara che la tela fu offerta in voto dallo stesso pittore ed esclude quindi l’ipotesi di una committenza originaria dei Buri, di un’ancona ritirata da un altare di famiglia all’inizio dell’Ottocento. Tuttavia, queste testimonianze non aiutano a capire dove la "Crocifissione" fosse collocata: certamente non nella cappella dei Caroto a Santa Maria in Organo, sul cui altare si trovava una pala di Giovanni. Il restauro del 1987 ha rivelato uno stato di conservazione in parte compromesso, con almeno due vasti interventi di ridipintura – il primo probabilmente settecentesco, il secondo del secolo successivo – che hanno interessato quasi tutta la zona superiore, il manto della Madonna, il saio di san Benedetto, la chiesa sulla collina, che era stata ridisegnata in forme diverse dalle primitive. In alcuni punti (il corpo del Cristo, il paesaggio) la materia ha perso gran parte delle velature originali, con evidenti squilibri e appiattimenti (relazione in Marinelli 1987, p. 136). I restauri hanno, inoltre, rivelato che nei dipinti su tela Caroto impiegava di preferenza leganti a tempera (eventualmente in combinazione con colori oleo-resinosi) su una preparazione molto sottile, una tecnica preziosa quanto delicata e fragile. In queste condizioni non è facile capire se l’essenzialità di tante sue opere sia dovuta ad una precisa scelta espressiva o non piuttosto, come pare più probabile, ai danni prodotti dal tempo e dagli uomini, che hanno cancellato molti particolari e molte finiture. La data 1545 fa della "Crocifissione", insieme alla "Sant’Orsola" di San Giorgio in Braida, che è siglata con lo stesso millesimo, l’opera estrema nel catalogo di Caroto. Più ancora dell’altra, la "Crocifissione" è il prodotto di un artista ormai vecchio e pieno di ricordi, come osserva Sergio Marinelli. Il giudizio di Vasari – «fatto Giovanfrancesco vecchio, cominciò a ire perdendo nelle cose dell’arte» –, benché non sia interamente condivisibile, adombra tuttavia un ripiegamento interiore che conduce Caroto a trascurare sempre più i lenocinî dello stile, in un limbo di riconquistata innocenza dove aleggiano senza censure i fantasmi di tutta una vita (Peretti 2010, pp. 409-410). Se la spiccata dimensione verticale della composizione, con il drammatico e solenne incombere della croce, può rievocare la "Crocifissione" dipinta nel 1498 da Francesco Morone per San Bernardino, la Madonna ricorda piuttosto modelli dell’antica pittura fiamminga, tra Memling e Gerard David (Marinelli 1987, p. 140). Ancora più eloquente è la figura di san Giovanni, tolta di peso da una incisione di Mantegna, la "Deposizione nel sepolcro", che Caroto aveva citato quaranta e più anni prima nella piccola "Deposizione" su tavola del Portland Art Museum: ultimo, commosso omaggio al vecchio maestro mai dimenticato. (da Gianni Peretti 2010, pp. 409-410)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717782
  • NUMERO D'INVENTARIO 36374
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul basamento della croce - DEO OPT[IMO] MAX[IMO] / FRANCISCVS CAROTVS / PINXIT ET DICAVIT / M D XLV - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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