I santi Sebastiano e Rocco. I Santi Sebastiano e Rocco - Dipinti

dipinto 1500 - 1549

Il dipinto raffigura i santi Sebastiano e Rocco. Il primo, è trafitto dalle frecce, mentre il secondo indossa abiti da pellegrino ed è ritratto nell'atto di scoprire la piaga sulla gamba. Sullo sfondo si sviluppa un paesaggio

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, presumibilmente parte di una pala d’altare, di cui non sono noti il soggetto e la collocazione originaria, venne citato da Aleardi nella raccolta Bernasconi con l’attribuzione a Francesco Torbido soltanto nel 1853, ma è possibile che vi si trovasse anche in precedenza e fosse stato escluso di proposito dal catalogo redatto due anni prima dallo stesso Aleardi. Estremamente significativo in tal senso appare il suo giudizio negativo nei confronti di quest’opera, paragonata al "San Rocco" dipinto da Cavazzola per la chiesa di Santa Maria della Scala, oggi alla National Gallery di Londra e all’epoca ancora di proprietà Bernasconi: «Ma se per avventura, ti venisse fatto vedere [nella Galleria Bernasconi] come il Torbido trattasse con san Rocco, corpolenta e trivial figura di villano infermiccio, il celebrato e cavalleresco Moro impallidirebbe al paragone del giovane oscuro» (Aleardi 1853). Ridipinta e patita, la tela entrò successivamente nelle collezioni civiche con l’attribuzione a Francesco Torbido (Ferrari 1871), accolta con riserva da Trecca (1912), ma riconfermata nel 1914 da Antonio Avena e Attilio Motta in un preventivo di restauro dal quale il quadro risulta «indecente, perché sporco, per ritocchi, macchie, grinze ed altro» (AMCVr, anno 1914, fasc. I). Malgrado la sua scarsa leggibilità, il dipinto venne ritenuto autografo anche da Dirce Viana (1933), che ne lodava la disinvoltura del tratto e l’ampiezza della composizione tipiche di Torbido, collocandone l’esecuzione nel terzo decennio del Cinquecento, in prossimità della "Pala Sambonifacio" e della "Madonna con il bambino" di Castelvecchio (inv. 4140-1B0210). Tale giudizio venne condiviso anche da Avena (1937a), che lo ritenne una delle più potenti creazioni dell’artista per il realismo con cui sono trattate le figure e per l’ariosa luminosità del paesaggio. Sottoposta a restauro negli anni successivi, la tela figura alla mostra dei "Capolavori della pittura veronese" modificata in maniera significativa rispetto alla riproduzione pubblicata da Viana (1933, fig. 15), soprattutto nella figura di san Rocco, la cui testa risulta in gran parte reinventata nella struttura del cranio e nei tratti fisionomici, pervasi da «un senso di dolcezza e d’umile tristezza» del tutto nuovi (Avena 1947, fig. 57). Allo stato attuale, i pesanti interventi e le manipolazioni subiti dal dipinto rendono problematico, se non impossibile, confermarne la tradizionale attribuzione a Francesco Torbido, sostenuta dalla storiografia locale ma tuttora priva di convincenti termini di confronto con le sue opere sicure. (da Marina Repetto Contaldo 2010, p. 416)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717775
  • NUMERO D'INVENTARIO 1092
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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