Natività con san Girolamo. natività di Gesù con San Girolamo

ancona 1510 - 1510

Il dipinto raffigura, al centro, Gesù bambino in primo piano adagiato su un panno. Lo affiancano, a destra, la Madonna con san Giuseppe e, a sinistra, san Girolamo in ginocchio accompagnato dal leone. Alle spalle della Sacra famiglia, la capanna vista di scorcio con l'asino e il bue. In alto, angeli musicanti in gloria e, sullo sfondo, un paesaggio fluviale con un ponte e montagne in lontananza

  • OGGETTO ancona
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Casella Francesco (notizie 1510-1517)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La "Natività con san Girolamo" dipinta in una piccola ancona, probabilmente un altarolo domestico, è descritta nel 1851 da Aleardo Aleardi nella galleria Bernasconi, ma, stando al catalogo manoscritto di Ferrari (1871), proverrebbe da Mantova. Nel 1871 passò al Museo. Un dato storico importante viene dall’interpretazione di due stemmi accollati dipinti sul retro in uno scudo ‘a testa di cavallo’. Mentre uno dei due era inizialmente creduto appartenente alla famiglia Della Rovere, una puntuale interpretazione fornita da Luigi Cavatorta (comunicazione scritta), vi ha letto, invece, uno stemma matrimoniale con l’arma Gardani, antica famiglia di Viadana, nella partizione muliebre (destra) e quello della famiglia cremonese Tinti nella partizione riservata (sinistra). Conferma indiretta di un matrimonio tra le due casate è venuta da un repertorio settecentesco (in collezione privata), già appartenuto alla famiglia viadanese Avigni, in cui sono elencati atti notarili, tra i quali uno del 1557 (notaio Gian Giacomo Borsella) relativo alla costituzione di una dote per Francesca, figlia di Sebastiano Tinti e Susanna Gardani. Risulta documentato quindi un matrimonio Gardani-Tinti, che potrebbe quantomeno risalire ai primi decenni del Cinquecento, cui si dovrebbe collegare la "Natività" di Castelvecchio. Rimane aperta la possibilità che gli stemmi siano stati apposti da altra mano al momento del matrimonio, che potrebbe quindi anche essere di qualche lustro successivo all’esecuzione dell’altarolo. L’indicazione araldica indirizza indiscutibilmente verso l’area cremonese, poiché Viadana, benché territorio mantovano, appare influenzata dalla cultura di Cremona, alla cui giurisdizione religiosa è da sempre soggetta. Le attribuzioni susseguitesi negli anni concorrono a precisare i caratteri stilistici del dipinto. Un riferimento a Perugino nella prima edizione a stampa della collezione Bernasconi a cura di Aleardi (1851) venne subito corretta in Boccaccio Boccaccino da Ferrari (1871) nel catalogo manoscritto della stessa raccolta. Il dipinto fu quindi riportato nell’anonimato nel "Catalogo" di Trecca (1912), e dopo un tentativo di iscriverlo in area veronese (Del Bravo 1967, come Liberale), le matrici di cultura cremonese venivano nuovamente evidenziate da Marinelli (1987), che giustificava il peruginismo con la sua diffusione in area settentrionale (e specialmente cremonese), certo in seguito alla celebre "Madonna e santi" dipinta da Perugino nel 1494 per Sant’Agostino a Cremona (Rossi 1998). Confronti iconografici sono stati istituiti da Marinelli con due "Natività" della Pinacoteca di Cremona (inv. 78 e 106; Puerari 1951, p. 58 n. 81, p. 82 n. 124); la prima di queste, inserita in un’analoga anconetta con uno stemma bipartito posteriormente (Toninelli 2003, p. 77), appartiene alla stessa tipologia e sembra quanto meno uscita dalla medesima bottega. Renato Berzaghi (2010, pp. 422-423) segnalava altri paralleli iconografici con le "Natività" di Tommaso Aleni del pannello centrale del polittico di Santa Maria Maddalena di Cremona, di collezione privata segnalata da Tanzi (1986), nonché con le "Adorazioni dei pastori" di Boccaccio Boccacino di Capodimonte e del duomo di Cremona. Marinelli individuava, inoltre, una struttura compositiva analoga a quella di Aleni nel periodo tardo prossimo a Boccaccio Boccacino, di cui viene citata la figura di san Girolamo (Pinacoteca di Cremona), mentre la «stesura fluida, quasi acquarellata del paesaggio e dei panneggi» rammentano Antonio de’ Beci. Le referenze ‘cremonesi’ evidenziate dallo studioso sono state condivise da Tanzi (1990a; 1991b), che scioglieva il quesito del nome dell’autore in Francesco Casella, di cui in precedenza aveva ricostruito la fisionomia (1984), notando analogie con l’"Adorazione dei Magi" da Vignale Monferrato (Vercelli, Museo Borgogna, firmata e datata 1510). A Francesco Casella è stata attribuita anche la "Madonna e santi" del Duomo di Cremona che, per grafia minuta, sembra il punto più vicino all'altarolo veronese (solo Bora 1997 non accoglie questa proposta attributiva). In seguito, Tanzi si è occupato di ampliare il catalogo di Casella accettando l'attribuzione, proposta da Frangi (1988, pp. 391-392) delle ante dell'organo del duomo di Asti dipinte con l'"Adorazione dei pastori" e l'"Adorazione dei magi" di impianto e tipologie non dissimili alla tavola veronese. I dipinti di Asti, frutto di una probabile collaborazione con la bottega di Gandolfino da Roreto, si datano al 1511-1512 (Tanzi 2004, p. 18), mentre la "Madonna e santi" cremonese, cronologicamente vicina alla "Natività" di Castelvecchio, non può essere anteriore al 1512 (Tanti 2004, p. 21). Benché nel percorso artistico di Casella restino ancora punti oscuri, i limiti rilevati nelle ante di Asti, dalla «debole dinamica compositiva» (Baiocco 1988, p. 222), sembrano dar conto anche dell'«ingenuo candore sentimentale» dell'altarolo privato di Castelvecchio.||||(da Renato Berzaghi 2010, pp. 422-423)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717766
  • NUMERO D'INVENTARIO 964
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sull'arco della cornice - QVEM GENVI[T] ADORAVIT - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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