Madonna con il bambino. Madonna con Bambino

dipinto ca 1515 - ca 1520

Su un fondale scuro, la Madonna dialoga con lo guardo con Gesù bambino raffigurato in piedi sulle sue ginocchia. La Vergine stringe il figlio in un tenero abbraccio

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Ferrari Bernardino (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola, in ottimo stato di conservazione, proviene dalla raccolta di Alberico Barbiano di Belgioioso (Milano, 1725-Belgioioso, 1813), come si evince dal cartellino a tergo. Non è noto quando entrò nella collezione Bernasconi, nel cui catalogo - compilato da Carlo Ferrari nel 1871 - era ritenuta di Gaudenzio Ferrari e valutata 400 lire. Nel 1871 pervenne in Museo. Essa fu rivendicata a Defendente Ferrari da Berenson (1907, 1932, 1936), con un'attribuzione in seguito accolta concordemente. Solo Avena (1937a) riporta un'ipotesi in favore di Lotto, senza però specificare a chi spettasse. Il dipinto, di notevole livello qualitativo, spetta invece con sicurezza al pennello del lombardo Bernardino Ferrari, artista oggetto di un recente recupero critico e ben distinto sia da Gaudenzio sia da Defendente (si vedano i contributi di Frangi 2001-2002; Olivari, Quattrini 2002, 2004). La sua prima attività si colloca a Vigevano, laddove nel 1514 lasciò nella chiesa di Sant'Ambrogio una pala individuata da Bacchi (1997) e, l'anno successivo, un'ancona in duomo per la famiglia Morselli. Sempre in tale città si conservano varie altre sue opere, tra cui - presso la Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano - un affresco proveniente dal palazzo comunale dove sono ricoverate anche alcune lunette già nell'oratorio di Santa Croce in Castello. Da tali realizzazioni emerge il profilo di un pittore in palese rapporto con Bernardino Luini e Andrea Solario, caratterizzato da uno stile protoclassico di notevole sensibilità (Dal Pozzolo 2010, pp. 441-442). Egli compì verosimilmente un viaggio a Roma prima del 1514, dove gli fu possibile confrontarsi con le novità di Raffaello. L'affresco del 1515 del Palazzo comunale di Vigevano, raffigurante la "Madonna con il bambino tra i santi Pietro e Ambrogio", registra infatti l'impatto della "Madonna Sistina" (si veda il catalogo della mostra "Bernardino Luini e i suoi figli" 2014, p. 145). Non irrilevante fu la sua produzione milanese, testimoniata da esempi come il grande "Compianto sul Cristo morto" in Santa Maria della Passione e dalla "Crocifissione" nel refettorio di Santa Maria della Pace, del 1520: opere segnate da quel pietismo sommesso ed edulcorato che risulta una delle note caratterizzanti il linguaggio del pittore, come colto anche da Lomazzo (1590), che lo ricorda tra coloro che - al pari di Andrea Solario e Bernardino Lanino - imitarono Gaudenzio e Luini «nell'espressione delle cose religiose». Se Dal Pozzolo (2010) collocava il dipinto di Verona tra la fine del secondo e l'inizio del terzo decennio del Cinquecento, nuovi dati documentari che attestano la morte di Bernardino nel 1524 impongono di anticipare la cronologia della presente opera ad un periodo compreso tra il 1515 e il 1520 ("Bernardino Luini e i suoi figli" 2014, p. 157). Interessanti confronti proposti da Dal Pozzolo si individuano con la frammentaria "Madonna con il bambino" già in asta alla Phillips di Londra in cui, tra l'altro, risultano identiche le aureole e l'iscrizione sul bordo della veste di Maria (AVE DOMINA ANGELORVM: si veda in Frangi 2001-2002, fig. 87). Va osservato, inoltre, come nella tavola veronese si rielabori lo schema iconografico di origine bizantina della Vergine Glykophilousa, imperniato sul dialogo ravvicinato e affettuoso tra madre e figlio. Tale schema era stato oggetto di una riflessione lombarda da parte di Leonardo, affidata ad alcuni fogli e raccolta da suoi seguaci come Marco d'Oggiono (negli esemplari a Brera, in Fiorio 1988b, pp. 358-360, e presso Sarti a Parigi, in Sarti 2002, pp. 206-213). Tuttavia Ferrari preferì risalire a un diverso filone, più antico e di marca centroitaliana, che implica una probabile riflessione su testi di Raffaello sul tipo della "Madonna Tempi" all'Alte Pinakothek di Monaco, come noto a sua volta condotta su uno schema elaborato da Donatello nella "Madonna Pazzi" a Berlino e in diverse varianti successive (una anche presso il Museo Archeologico di Verona). D'altro canto, la stessa provenienza del dipinto dalla collezione di Alberico Barbiano di Belgioioso - nato e residente a Milano, ma spesso dimorante nel suo castello di Belgioioso, vicino a Pavia - s'incontra con quelle che furono le principali tappe operative del pittore. Alberico fu uno degli aristocratici più in vista nella Lombardia del secondo Settecento, con svariati interessi culturali che andavano dal collezionismo (manoscritti, pergamene e stampe sono oggi in Trivulziana) alla letteratura. A titolo di curiosità, si può infine ricordare che egli fu additato dai contemporanei quale prototipo del Giovin Signore di Parini, e che proprio nel castello di Belgioioso ospitò il Foscolo, che lo assistette nel momento della morte, il 27 agosto 1813 (Cirone 1964). (da Enrico Maria Dal Pozzolo 2010, pp. 441-442)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717747
  • NUMERO D'INVENTARIO 1580
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul retro, tra il collare del Toson d’Oro - DEL GABINETO DI S.A. ALBERIGO XII D’ESTE / P[RINCI]PE [DI] BARBIANO E DI BELGIOIOSO - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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