Deposizione. deposizione
dipinto
1500 - 1510
Marchesi Girolamo (1466-1480/ Post 1531)
1466-1480/ post 1531
Dipinto raffigurante il Cristo morto, mentre Maria Maddalena ne profuma con l’unguento il corpo, sorretto da Giuseppe d'Arimatea. Sullo sfondo, al di là delle rocce scoscese nelle quali si apre il sepolcro, si intravede il luogo della crocifissione
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Marchesi Girolamo (1466-1480/ Post 1531)
- LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Superando l’antica attribuzione a Cesare da Sesto, Gustavo Frizzoni, in una lettera al direttore Pietro Sgulmero del 3 aprile 1904 (Archivio, Museo di Castelvecchio, anno 1904, prot. 227/VI) e in un saggio dello stesso anno su «Rassegna d’Arte», ne identificava l’autore in Francesco Zaganelli da Cotignola, attribuzione condivisa anche dal professor Cavenaghi (comunicazione al Museo, 26 ottobre 1905). Successivamente la tavola venne riferita al veronese Paolo Morando, detto il Cavazzola (Venturi 1928). Spetta ad Andrea Ugolini (1992) il merito di aver riconosciuto nel dipinto un’opera giovanile di Girolamo Marchesi, già nella galleria del principe Vidoni a Cremona e poi nella collezione Bernasconi. La ricostruzione dell’itinerario artistico di Marchesi è passata attraverso l’ostacolo formato dall’ipotesi dell’esistenza di due omonimi, quasi contemporanei, nati ambedue a Cotignola e concittadini, ma molto diversi stilisticamente (Longhi 1956). Riscontri storici oggettivi, scoperti in seguito, e una analisi stilistica che ha seguito piste diverse dalle precedenti, evidenziata in una serie di contributi a partire dagli anni ottanta, hanno successivamente consentito una nuova motivata soluzione (Ferretti 1984; Fioravanti Baraldi 1986; Ugolini 1992). Si è così giunti alla reintegrazione, in un’unica personalità, di una evoluzione progressiva che procede dal linguaggio tardo quattrocentesco dei fratelli Bernardino e Francesco Zaganelli, nel cui ambito Marchesi si formò a Cotignola, per aprirsi, a partire dal secondo decennio del Cinquecento, alle esperienze che provengono alla regione padana da Firenze e da Roma con una rapida ed intensa capacità di aggiornamento culturale. La chiave per la soluzione del problema è stato individuare un momento, intorno al 1512-1513, in cui Marchesi entrò in contatto con Girolamo Genga, che ebbe un ruolo determinante nel suo processo di ‘modernizzazione’. Nonostante le scarse notizie biografiche, si sa che Girolamo era originario di Cotignola, come lasciano intendere le firme presenti in alcune opere e numerosi documenti di allogagione. Nemmeno sulla data di nascita si sa nulla di preciso, ma la notizia di un’opera, citata dalle fonti ed ora perduta, datata 1504, ha suggerito come probabile una datazione intorno al 1477. Tuttavia le prime opere documentate risultano essere la "Concezione e i santi Anselmo e Agostino" (San Marino, Museo di San Francesco) del 1512 e la "Concenzione e santi" dipinta per Ginevra Sforza nel 1513 (Milano, Brera): in ambedue gli elementi culturali sono ancora irrigiditi in modo determinante nell’ambito stilistico della maniera romagnola degli Zaganelli e delle vicine Marche, a date che potrebbero invece presupporre diverse suggestioni culturali. Infatti, a questo momento viene fatta risalire una maturazione, o conversione, dovuta all’influsso di Girolamo Genga e documentata nella "Madonna con il bambino e santi" (San Marino, Museo di San Francesco), databile 1514 circa (Ferretti 1984): si tratta di una svolta molto importante nella carriera di Girolamo, che gli consentirà di lì a poco, dopo il trasferimento a Bologna, di assorbire in profondità le sollecitazioni culturali del luogo e raggiungere una matura acquisizione del classicismo tosco-romano (Zama 2007). Appartiene invece ad un momento di originale felicità creativa, che precede tutte le opere fin qui citate, il dipinto di Verona, che forma un piccolo gruppo con la "Pietà" (già Firenze, collezione Spinelli), la "Madonna e santi" di Houston e la "Pietà" firmata di Budapest (Szépmuvészeti Múzeum), tutti da datare entro il primo decennio del Cinquecento (Ugolini 1992). Secondo Daniela Scaglietti Kelescian (2010, pp. 443-444), dal dipinto emerge una certa sensibilità nei confronti delle più avanzate correnti di quegli anni. Al di là dell’architettura che enfatizza l’azione sacra, il paesaggio è organizzato con eleganza sull’influsso dei più moderni esempi di Perugino e di Pinturicchio, al corrente anche degli esempi ferraresi di Costa e Garofalo giovane. Per la composizione del gruppo principale, il pittore tenne conto di esempi nordici, evidenti nella deformata tensione degli arti nel corpo irrigidito di Cristo e nell'atroce naturalismo delle mani rattrappite, dimostrando di essere in sintonia con un interesse diffuso nella regione all'inizio del secolo. La qualità molto alta della pennellata si esalta nella stesura liquida e sottile, che si accende poi improvvisamente nelle squillanti tonalità delle vesti. (da Daniela Scaglietti Kelescian 2010, pp. 443-444)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717745
- NUMERO D'INVENTARIO 921
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0