Crocifissione. Crocifissione

dipinto 1500 - 1510

Il dipinto raffigura Cristo crocifisso tra la Madonna, a sinistra, e san Giovanni, a destra. Sullo sfondo, un paesaggio con una città in lontananza e montagne

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Ferrarese
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto presenta il Crocifisso che si staglia su un fondo paesistico fra i due pleurants, l’anziana madre e l’evangelista Giovanni, raffigurati sul proscenio in gesti di contrizione. Si tratta di una soluzione iconografica adottata di frequente dai pittori italiani nella seconda metà del Quattrocento, sulla quale si è soffermato Bernard Aikema (2003, pp. 39-43) per rimarcarne la derivazione da modelli nordici, verosimilmente divulgati tramite testi di ascendenza eyckiana quali la "Crocifissione" della Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro e quella, incompiuta, dei Musei Civici di Padova (Aikema 1999, pp. 202-205), che introducono una novità compositiva essenziale: il cosiddetto «paesaggio panoramico a due piani». Le opere afferenti a tale tipologia sono caratterizzate da un sistema spaziale «bipartito», che prevede una netta distinzione fra il primo piano, riservato alle dramatis personae, e lo sfondo panoramico ove, in forme più o meno elaborate, viene evocata la visione di Gerusalemme. Nel quadro veronese tale tema appare declinato in senso nettamente naturalistico, con il profilo turrito della città che finisce per mimetizzarsi tra la quinta azzurrata dei monti e il verdeggiare degli arbusti che scandiscono il digradare dello scenario, tagliato nettamente in due dalla linea orizzontale del rialzo erboso su cui è assestato il gruppo figurativo. L’assenza di divagazioni narrative costringe lo spettatore a concentrarsi sui personaggi, producendo una significativa accentuazione dei portati drammatici dell’episodio, verosimilmente ispirata dal pathos silente delle "Crocifissioni" belliniane, dalle quali è desunto anche il taglio impaginativo, tradotto però secondo un ben diverso sentimento del paese. Sotto l’aspetto strettamente stilistico, il dipinto denuncia ascendenze emiliane piuttosto che venete, che ne avevano in passato suggerito l’attribuzione al Francia (Ferrari 1871) o alla sua scuola (Bernardini 1902; Trecca 1912). Secondo Monica Molteni (2010, pp.447-448), le forme minute e legnose del maestro della tavoletta già in collezione Bernasconi pongono però fuori discussione che possa trattarsi di un autografo del bolognese, anche quando si prendano in considerazione incunaboli come la "Crocifissione Bianchini" (Bologna, Collezioni Comunali d’Arte), generalmente collocata intorno al 1485 (Negro, Roio 1998, p. 132). Maggiori affinità di scrittura sono semmai ravvisabili, per quanto riguarda l’esecuzione delle figure, con opere della prima maturità del Costa quali l’"Annunciazione" della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, del 1500-1505 (Mochi Onori 2002, p. 64), e, soprattutto, con i modi tenuti alla stessa altezza cronologica dal Garofalo (Fioravanti Baraldi 1993, in particolare pp. 88-97), specie per la tipologia latamente nordicheggiante del paesaggio, declinato nella medesima gamma cromatica di bruni e verdi che sfumano verso la linea azzurrognola dell’orizzonte. In virtù di queste riflessioni, Molteni (2010) riferiva il dipinto a un pittore di cultura ferrarese, probabilmente consapevole degli aggiornamenti compositivi varati in area lagunare, qui però restituiti in termini assolutamente personali a una data interna al primo decennio del Cinquecento. (da Monica Molteni 2010, pp.447-448)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717741
  • NUMERO D'INVENTARIO 5212
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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