Sacra conversazione. Sacra Conversazione

dipinto 1500 - 1549

Il dipinto raffigura la Madonna con un libro in mano e san Giuseppe che alza il velo per scoprire il bambino, quest'ultimo addormentato in primo piano. Alle spalle di san Giuseppe, a sinistra, un santo martire di giovane aspetto. Sullo sfondo, un paesaggio chiuso da alte montagne

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dietro una tenda, sullo sfondo di un paesaggio siede una Madonna con il bambino e san Giuseppe, che alza il velo per scoprire il bambino addormentato. Alle spalle un santo martire, la cui identificazione non è possibile per l’assenza di attributi specifici, se non la giovinezza e la bellezza del volto, per il quale si potrebbe ipotizzare un san Giorgio, un san Liberale. La composizione si basa su un prototipo della tarda attività di Liberale da Verona, rielaborazione di modelli centro-italiani – il gesto di san Giuseppe è nella "Madonna della perla" di Raffaello – quali le "Madonna con il bambino" di Boschi San Marco e di Columbus, Ohio (Del Bravo 1967, tavv. CCVIII, CXCIIII), mentre l’idea di collocare una figura a riempimento dell’angolo superiore sinistro in una composizione ribaltata sul davanti è ancora in Liberale nella "Madonna con il bambino" di collezione privata (ibidem, tav. CCI). La composizione è ripresa da altri pittori veronesi, come Cavazzola nella "Madonna con il bambino, san Giovannino e un angelo" della National Gallery di Londra (Hornig 1974, fig. 140) e costituisce, per la presenza del santo, un momento di passaggio tra la raffigurazione della ‘sacra famiglia’ e quella della ‘sacra conversazione’, che costituisce la grande innovazione tipologica della bottega belliniana. Significativamente una composizione molto simile è nel catalogo di Francesco Zaganelli nel terzo decennio del Cinquecento (Zama 1994, pp. 185-186, 190-195). Tuttavia la materia pittorica, anche se sofferta, presenta caratteristiche estranee a Liberale ed orienta in direzione di un suo allievo. Spostano in avanti l’esecuzione dell’opera alcune preziosità coloristiche come i tocchi di luce sugli arbusti nel brano di paesaggio a sinistra della tenda, l’accentuazione dei chiari sulle parti in rilievo della veste della Madonna, ma soprattutto sul velo sotto il bambino. L’espressionismo di Liberale viene, infatti, interpretato da alcuni suoi allievi, Giolfino, Falconetto, Morando, Giovanni Caroto, nelle loro prime prove, scalate tra il primo e il secondo decennio del Cinquecento, non nel disegno ma nella stesura coloristica, accendendo di bagliori o di guizzi di luce superfici mosse o frante. Caratterizzano però l’esecuzione della nostra tavola anche alcune durezze stereotipate nella costruzione dei volti, tanto che san Giuseppe ed il santo alle sue spalle sembrano nascere da un’unica famiglia. Quanto sopra evidenziato restringe il campo attributivo nell’ambito della produzione di Giovanni Caroto, che nella pala per San Giovanni in Fonte ora in Duomo, del 1514, esprime il suo debito nei confronti del maestro in un manto strapazzato e rialzato sulle creste da serpeggianti bagliori di luce. Pur in una certa durezza, tuttavia, le realizzazioni di Giovanni assumono una spazialità ed un ritmo già pienamente cinquecenteschi; la cadenzata distanza e il sereno colloquio delle sue figure mal si adattano ad una composizione serrata quale quella della nostra tavola. L’altro allievo di Liberale che, invece, stando alla produzione fin’ora conosciuta, sembra privilegiare composizioni ad incastro delle figure, con una maggiore attenzione, evidentemente, alla poetica leonardesca, è il misconosciuto Antonio da Vendri, la cui personalità si va ora ricostruendo (Guzzo 1992; Marinelli 1996, pp. 355-356). L’espressionismo del maestro è da lui interpretato, particolarmente nella tavola della National Gallery di Londra, nello zigzagante bagliore dei bianchi, quale ritroviamo anche sul margine inferiore della nostra tavola. Una certa durezza nella formulazione delle fisionomia si accompagna in lui ad alcuni particolari preziosi, a cavallo tra un leonardismo cortese e alcuni eccessi ferraresi. La reticella sul cuscino del bimbo e i tocchi di luce sugli alberi sul fondo della tavola di Castelvecchio suggeriscono un’apertura verso tali preziosità. Lo stato di conservazione dell’opera ed i pochi indizi leggibili consigliano di lasciare l’attribuzione a livello di ipotesi di lavoro. (da Giuliana Ericani 2010, pp. 463-464)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717732
  • NUMERO D'INVENTARIO 5196
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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