San Giuseppe. San Giuseppe

predella dipinta ca 1545 - ca 1549

Il dipinto raffigura, entro un paesaggio con albero, san Giuseppe a figura intera con un ramoscello nella mano destra

  • OGGETTO predella dipinta
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Crollalanza Nicolò (1505 Ca./ Post 1560)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Insieme alla complementare tavola raffigurante “san Ludovico” (n. inv. 6602-1B2422), il presente dipinto proviene dalla collezione di Andrea e Bortolo Monga ed entrò a fare parte delle collezioni civiche nel 1911. In entrambe, al centro, un santo occupa quasi totalmente l’esiguo spazio pittorico, lasciando sullo sfondo un paesaggio aperto con un albero frondoso, montagne e un cielo movimentato da banchi di nuvole. La tavola in esame raffigura san Giuseppe con la verga fiorita, simbolo dell’Immacolata Concezione, sebbene non sia ravvisabile la colomba che talora la sormonta. Nell'altra, si riconosce un giovane san Ludovico da Tolosa in abito vescovile, con la mitria, la mantella decorata con gigli e il pastorale. Non si tratta di san Luigi re di Francia, come affermavano le vecchie schede del Museo, perché non si scorgono né la corona, né la spada, né i tre chiodi della croce. I due santi sono rivolti verso sinistra con un atteggiamento solenne e sicuro. Le due tavolette erano di dimensioni leggermente maggiori, inserite probabilmente in un articolato complesso dipinto, e si presume fossero parte di una predella. La stesura pittorica si estendeva su tutta la superficie, sebbene attualmente la parte alta presenti una pellicola grigiastra a forma centinata, segno che induce ad ipotizzare la presenza di una cornice apposta in un momento successivo. Nel san Ludovico la centinatura è venuta a ricoprire la parte terminale della mitria. Sul retro, due traversine di legno fissate con chiodi recenti sono state rimosse nel restauro del 2001. Ambedue i santi erano spesso oggetto di devozione da parte dei francescani, per cui si potrebbe pensare ad una committenza di questo ordine. Quanto all’attribuzione, Caterina Gemma Brenzoni (2010, pp. 464-465) proponeva per la prima volta il nome di Nicola Crollalanza, nato intorno al 1505, originario di Piuro in Valtellina, nel ducato milanese, un artista del quale si ha notizia grazie agli studi di Da Re (1907) e in seguito riscoperto da Varanini (1995) a proposito di alcuni affreschi di villa Del Bene a Volargne (Verona), che erano attribuiti ai fratelli Giovan Francesco e Giovanni Caroto. Nelle figure dei santi, i toni cromatici sono accesi e intensi, ben calibrati nei registri caldi e freddi. Molto suggestivo nello sfondo è il passaggio dal cielo azzurro chiaro con nuvolette illuminate dalla luce calda del tramonto, su cui si stagliano le montagne di un azzurro intenso. La vegetazione qui riportata con scrupoloso intento naturalistico rimanda a forti influssi lombardi e fiamminghi, che Crollalanza aveva assorbito nel precedente soggiorno milanese, da dove giunse a Verona forse al seguito di Francesco Caroto, dopo la permanenza di questi a Casale Monferrato. Crollalanza è noto a Verona dal 1526 fino al 1560 e risulta in rapporti con la famiglia Del Bene negli anni tra il 1540 e il 1550. Sembra comunque discontinua la presenza a Verona dell’artista valtellinese, che continua a mantenere rapporti con Milano, dove è documentato nel 1542 e verso il 1555 (Varanini 1995). Il catalogo di questo pittore si inserisce nel dibattito attributivo che coinvolge le opere dei due Caroto. Infatti alcune opere loro attribuite, come la pala già in Santa Maria della Scala, distrutta in un bombardamento, con “Sant’Ambrogio tra i santi Paolo e Giuseppe” (Guzzo 2001), la tavola proveniente dalla chiesa di San Giovanni della Beverara e ora al Museo con “Sant’Agostino tra le sante Marta e Monica” (n. inv. 203-1B0371), la pala nella parrocchiale di Erbezzo con la “Madonna con il bambino e i santi Filippo e Giacomo” (Malavolta 2002), sono state riferite dalla critica più recente a Nicola Crollalanza. Un confronto molto interessante per le due tavolette è quello con gli affreschi della villa Del Bene a Volargne, databili tra il 1545 e il 1549. A tal proposito, Caterina Gemma Brenzoni (2010) notava molte affinità di stile nella salda impostazione formale delle figure che tendono ad imporsi nello spazio assegnato, la sicurezza e l'armonia dei gesti, l’eleganza del panneggio avvolgente, l’espressione dei volti tra il serio e lo straniato e l’importanza del paesaggio. La studiosa segnalava un riscontro preciso tra san Ludovico e le figure intere a monocromo in piedi nelle finte nicchie, e quelle distese a sovrapporta nella loggia superiore della villa. Anche le “Cariatidi” e le “Sibille” del salone centrale sono prossime nella loro attonita monumentalità ai santi delle tavolette. Sono manifestazioni di un linguaggio ‘manierista’ che ben si rapportano agli anni riferiti dai documenti per la decorazione della villa (Varanini 1995), che potrebbero valere anche per la datazione delle due tavolette. (da Caterina Gemma Brenzoni 2010, pp. 464-465)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717729
  • NUMERO D'INVENTARIO 6603
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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