Angelo annunciante. angelo annunciante
anta di organo
1500 - 1549
Il dipinto raffigura l'arcangelo Gabriele inginocchiato su un pavimento a quadri bianchi e neri, di profilo rivolto verso destra. Egli è colto nell'atto di recare l'annuncio della nascita di Cristo alla Madonna offrendo un giglio bianco. Sullo sfondo, un graticciato di canne chiude un roseto, oltre il quale si intravede un paesaggio montano
- OGGETTO anta di organo
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto doveva costituire l'anta di un organo di cui è andato perduto lo scomparto con la "Vergine annunciata". Con ogni probabilità il pezzo entrò già isolato e in pessime condizioni nella collezione Monga, da dove nel 1911 giunse al Museo civico con l'attribuzione a Giovan Francesco Caroto (Vignola 1911). Nei vari documenti d'archivio su tale quadreria di famiglia inizialmente raccolta da Andrea Monga e poi divisa tra i tre figli Francesco, Pietro e Bortolo, potrebbe essere identificato con un "Angelo ritaglio di angelo con cornice" elencato tra le opere appartenute al defunto Francesco, che nel 1885 passarono a Pietro (Guzzo 1995-1996, p. 458 n. 22). Non sorprenderebbe, difatti, che per come si presenta attualmente, l'"Angelo" possa essere stato definito un ritaglio. Il restauro del 2001 ha rivelato che il formato della tela di supporto è stato più volte trasformato e la pittura ha subito pesanti rifacimenti sette-ottocenteschi, specialmente nella zona del cielo, ridipinta con blu di Prussia di produzione moderna, e del pavimento a riquadri bianchi e neri. Per quanto è ancora possibile intravedere della stesura originale nell'avanzato stato di alterazione e di degrado della materia pittorica, sono la fisionomia e la capigliatura rossiccia dell'angelo a far ricadere il soggetto nell'orbita stilistica di Caroto, ma il resto è talmente contraffatto da consentire soltanto un giudizio che potrebbe essere fin troppo penalizzante: basti osservare l'ingenuità del disegno di mani e piedi malamente ricostruiti. L'unico termine di confronto iconografico con la pittura di Caroto potrebbe essere l'angelo della dispersa "Annunciazione" già appartenuta a Pietro Monga, datata 1528 (Franco Fiorio 1971, p. 89 n. 27, fig. 40), segnalata in una collezione bergamasca da Enrico Maria Guzzo (1995-1996, p. 460 nota 301; cfr. Collezioni private bergamasche 1980, I, tav. 5), ma la distanza qualitativa tra le due opere rimane in ogni caso abissale. (da Francesca Rossi 2010, p. 467)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717724
- NUMERO D'INVENTARIO 5631
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0