I santi Zeno e Benedetto. I santi Zeno e Benedetto

dipinto 1540 - 1560

Al centro del piccolo dipinto stanno due santi, Zeno a sinistra, con il mantello giallo bordato rosso, e Benedetto a destra, con il saio nero, entrambi con il pastorale nella mano sinistra e un libro nella destra (Zeno tiene i sermoni, Benedetto la regola). Essi sono inquadrati in una prospettiva entro un arco, con pilastri e capitelli corinzi che reggono la fronte di un tempio. La base quadrata dei due pilastri del frontone ha al centro un motivo decorativo di tipo classico, a rosetta. Tutt'attorno a questa architettura si sviluppa una decorazione a fogliame punzonata e dipinta

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA cuoio/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Si tratta di un dipinto ad olio su cuoio, senza cornice, pervenuto al museo nel 1905 tramite un acquisto, al costo di quaranta lire, presso l’antiquario veronese Florianello. L’acquisizione aveva lo scopo di assicurare una importante testimonianza dell’immagine di san Zeno, patrono della città, che qui viene raffigurato accanto a san Benedetto. I due santi sono storicamente legati all’abbazia benedettina di San Zeno, da cui si ipotizza possa provenire questa immagine. Il supporto in cuoio, di spessore medio-fine di un paio di millimetri, è piuttosto rigido, e presenta le impronte a raggiera delle incisioni anche sul retro. Attorno alle due figure l’incisione è talmente profonda da porre in rilievo anche il pesce di san Zeno e le aureole. Su tutta la superficie del dipinto, ad eccezione dei due santi, si distinguono circa otto tipi di punzonature diverse: triangolare, quadrata, circolare, a taglio, a punto. La superficie è rivestita di una lamina argentata che è fatta aderire con colla animale, coperta poi di uno strato protettivo (di solito veniva utilizzata la chiara d'uovo) per evitarne l'annerimento. La foglia d'argento è dorata a "mecca", mentre la pellicola pittorica è stesa con legante oleoso in strato coprente. Il piccolo dipinto è ulteriormente arricchito da una serie di elementi decorativi realizzati con lacche rosse, verdi e brune molto brillanti. Attualmente, il dipinto è caratterizzato da toni cromatici piuttosto spenti e presenta irregolarità lungo i bordi con evidenti integrazioni di colore marrone scuro. Il lato sinistro è più danneggiato. Rimangono le tracce di chiodi che tenevano il cuoio fissato ad un supporto. Nonostante le piccole dimensioni, Caterina Gemma Brenzoni (2010, p. 468) notava il carattere monumentale della realizzazione, che poteva costituire parte di un paliotto d’altare o di un arredo liturgico, come già supponeva Trecca (per lo studioso «è frammento di un parapetto» 1912, p. 82). Il dipinto, eseguito intorno alla metà del Cinquecento, non reca attribuzioni. Si tratta di un buon pittore che ci offre figure ben impostate nello spazio dell’arco, particolarmente abile nella resa dei panneggi, morbidamente drappeggiati e illuminati. I volti e le mani sono ben definiti con un senso di nobilità e raffinatezza. In virtù di tali considerazioni, Gemma Brenzoni (2010) proponeva di riconoscere nell’autore un artista veronese attivo nell’orbita di Giovan Francesco Caroto. (da Caterina Gemma Brenzoni 2010, p. 468)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717723
  • NUMERO D'INVENTARIO 4321
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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