Imago pietatis con la Vergine e san Giovanni dolenti. Imago pietatis con la Vergine e san Giovanni dolenti

dipinto 1500 - 1549

Il dipinto raffigura al centro Cristo, seduto sul bordo di un sarcofago marmoreo, con il volto tumefatto, lo sguardo abbassato e incoronato di spine. Lo affiancano la Madonna, a sinistra, e san Giovanni, a destra, entrambi con espressioni di profondo dolore. Sul sarcofago sono appoggiati tre grandi chiodi, una tenaglia, un martello, la veste di Cristo, i dadi e due fruste per la flagellazione. In primo piano, sul fronte del sarcofago, è appeso il velo della Veronica con impresso il volto di Cristo. Alle spalle del gruppo centrale, ai lati della croce lignea, si accalca una folla di spettatori. A destra, si individuano anche gli strumenti della Passione tra cui la colonna della flagellazione, la lancia e la canna con la spugna intrisa d'aceto. Sulla sommità della croce, si riconoscono i volti dei due ladroni, la lanterna di Malco, il calice e un bacile, il sole e la luna con volti umani

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, proveniente dal convento di San Giovanni della Beverara, entrò nelle collezioni comunali d’arte fin dalla loro costituzione, nel 1812. La tela, incollata su tavola, è costituita di due pezze cucite insieme (è visibile il segno orizzontale della cucitura a metà), ed è stata dipinta a tempera magra. Nella parte inferiore, la tela non arriva a coprire tutta la tavola e la stesura pittorica prosegue sul supporto ligneo sottostante per completare la composizione. La lettura dell’immagine è disturbata da residui di colletta in superficie. I fori provocati dai tarli nel legno sono visibili anche nella tela. Il supporto è costituito da due tavole di legno in senso verticale, unite da due traverse nella parte superiore e in quella inferiore. La visione del dipinto provoca un senso di straniamento quasi onirico, accresciuto dall’accalcarsi della folla attorno alle figure centrali di Cristo, della Vergine e di san Giovanni. È come un incubo di un avvenimento ineluttabile nel quale ognuno ha la sua parte da svolgere. Nessun particolare della Passione è trascurato nella incredibile condensazione di figure e di cose nello spazio e nel tempo. Un’accentuazione prospettica è data in primo piano dal sarcofago con gli arnesi della tortura, la veste, i dadi e dalle figure di Maria e Giovanni ai lati del Cristo. L’opera è di difficile attribuzione, perché vi sono riuniti elementi stilistici riferibili alla pittura veronese, non dissimili dai modi di un Giovanni Francesco Caroto o di un Nicola Giolfino, assieme a caratteristiche comuni alla pittura nordica quali l’horror vacui della composizione, l’accentuata espressività dei volti, la precisione ossessiva dei particolari della narrazione, alcune fogge degli abiti. Le vecchie attribuzioni della tela a Stefano da Zevio sono dovute probabilmente alla confusione con un dipinto di soggetto analogo e di provenienza sconosciuta. Gli scorci accentuati con cui sono presentate le figure della Madonna e di san Giovanni suggeriscono una datazione negli anni Trenta del XVI secolo. (da Caterina Gemma Brenzoni 2010, pp. 468-469)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717722
  • NUMERO D'INVENTARIO 84
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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