Ritratto virile. ritratto d'uomo
dipinto
1800 - 1850
Ritratto a mezzo busto di trequarti di un uomo con la barba
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
- AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Se la vicenda attributiva del dipinto passa attraverso ascrizioni alquanto disparate, non meno originali risultarono i tentativi di identificazione del soggetto. La prima menzione del quadro si rinviene nel catalogo della collezione di Cesare Bernasconi ([Aleardi, Bernasconi] 1851), ove il dipinto era riprodotto in una incisione di Lorenzo Muttoni. Assegnato a Raffello per «la bellissima testa piena di tanta espressione, che par viva e sorprende», era ritenuto – sulla scorta di pareri non meglio precisati – un ritratto di Baldassar Castiglione. L’impressione veniva arricchita nel catalogo della medesima collezione redatto da Carlo Ferrari (1871), dove era stimato tremila lire: suggerita una provenienza mantovana, se ne precisava l’attribuzione al Sanzio «seconda maniera», se ne lamentavano le cattive condizioni «per essere stato troppo pulito» e per aver «sofferto i rintocchi del pennello di un ristauratore», ma, soprattutto, pur riproponendo l’ipotesi di un presunto ritratto di Castiglione, se ne coglieva un’aria malinconica che lasciava singolarmente supporre che potesse trattarsi del ritratto di un «illustre carcerato». A tali impressioni faceva eco il contributo di Frizzoni (1904). Rifiutata un’inclusione nel catalogo di fra Bartolomeo (che Trecca, 1912, faceva risalire alla didascalia della fotografia Anderson), lo studioso coglieva nel "Ritratto" una chiave giorgionesca in tono minore, «rimodernata e slavata». Al primo Moretto, invece, si riferiva Berenson (1907 e 1932), ripreso dubitativamente da Trecca (1912), che riportava precedenti attribuzioni a Lorenzo Lotto e a Marco Basaiti. Accettata senza riserve l’ascrizione al pittore bresciano nel "Catalogo" del 1913, il dipinto veniva datato al 1508 da Gombosi (1943), che tornava a ribadirne il timbro giorgionesco e verso la metà del terzo decennio da Boselli (1943), il quale tuttavia esprimeva delle perplessità sull’identificazione del personaggio e confermava le generali cattive condizioni dell’opera. Una cronologia «early» era infine accolta con riserve da Berenson (1968), che pure manteneva il dipinto nelle liste di Moretto. Come emerge dalla scheda inventariale, tuttavia, in seguito a un esame al microscopio eseguito da Sergio Stevanato, l’olio si è rivelato un falso ottocentesco. (da Alessandra Zamperini 2010, pp. 478-479)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717701
- NUMERO D'INVENTARIO 5395
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0