Ancona della Vergine incoronata. Annunciazione
ancona
ca 1515 - ca 1520
Nel pannello centrale, al centro, entro una mandorla di nuvole, si erge Dio Padre in piedi con le braccia allargate. Sotto, Cristo seduto incorona la Madonna in posa orante. Attorno angeli cantori, musicanti e cherubini. Nella lunetta, entro una corona d'alloro, la colomba dello Spirito Santo con ai lati l'Annunciazione
- OGGETTO ancona
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nell’agosto 1830 Andrea Monga acquistò dal parroco di Cellore d’Illasi, don Quirico Turco, un’ancona che giaceva abbandonata in un piccolo oratorio presso la chiesa. La descrizione del collezionista non lascia dubbi che essa vada identificata con la nostra tavola, entrata al Museo nel 1911 con il legato di Bortolo Monga, figlio di Andrea: «Maria Vergine incoronata dalla Triade, contornata d’Angioli, ed a basso altri dei medesimi che parte suonano varii strumenti e cantano; più sopra nel frontespizio elitico dell’ancona Maria Vergine annunciata dall’Angelo. Nelli piedistali dipinti ad ornati vegonsi due stemi gentilizzi spettanti alla Nobile Famiglia che fece eseguire la suddetta Ancona. Dipinta con estrema diligenza ed accuratezza, tratteggiata in oro che sembra una miniatura» (Guzzo 1995-1996, p. 435). «Opera sublime di Stefano da Zevio» aggiunge Monga, per poi cassare subito con un tratto di penna un nome tanto impegnativo. Il tentativo di aggregare la tavola al gruppo del ‘cespo di garofano’ non ha avuto, in seguito, esito più fortunato. Essa infatti non rivela alcun rapporto con la bottega di Antonio Badile II, se non forse per una certa esuberanza decorativa di origine miniatoria. Vi si potrebbe vedere piuttosto qualche seppur generico punto di contatto con la produzione di Francesco Morone, la cui bottega lavorò anche in Val d’Illasi, lasciando un polittico a Tregnago (inv. 1456-1B1636) e una serie di affreschi datati 1517 nella stessa chiesa di San Zeno a Cellore (Cuppini 1981, pp. 440-441). Anche le analogie con pittori ancora mal conosciuti come Leonardo Attavanti o Pietro Leonardo della Cicogna restano alla fine molto superficiali. Ci si chiede perciò se non si debba cercare fuori Verona i modelli culturali che sostanziano la tavola. Effettivamente la tondeggiante morbidezza delle tipologie facciali e il marcato chiaroscuro che le modella puntano piuttosto in direzione lombarda, per esempio di un Foppa, e in modo troppo diretto per ipotizzare una mediazione di Morone o di Caroto. Se l’autore è destinato per ora a rimanere ignoto, una data intorno al 1515-1520 non sconverrebbe al dipinto, in ragione di un ritardo culturale del tutto comprensibile in una pieve di campagna. Non è escluso che esso provenga proprio dalla cappella decorata nel 1517, che è intitolata all’Annunciazione. Purtroppo non è stato possibile identificare lo stemma dipinto sulla cornice, che non compare negli armoriali veronesi e che probabilmente apparteneva a una famiglia del luogo. (da Gianni Peretti 2010, p. 286)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717690
- NUMERO D'INVENTARIO 1098
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0