Madonna con il bambino. Madonna con il bambino
dipinto
1500 - 1510
Pennacchi Pier Maria (1464/ 1514-1515)
1464/ 1514-1515
La Vergine è colta nel momento di allattare il figlio. Orientata verso destra, è seduta sopra un profondo basamento marmoreo. Lo sfondo è occupato da un drappo verde scuro, e solo a sinistra si apre in un paesaggio collinare e boscoso che si estende su di un piano ribassato, percorso da un viandante. Il cielo luminoso e terso è attraversato da cumuli di nubi. Sul prospetto del sedile è apposto il cartellino, ora quasi privo di legenda, comunque apocrifa
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Pennacchi Pier Maria (1464/ 1514-1515)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il catalogo a stampa della collezione di Cesare Bernasconi (1851), da cui proviene, riporta l’attribuzione a Cima da Conegliano e con tale paternità lo registra anche Ferrari (1871) (...). Botteon e Aliprandi (1893) lo inseriscono tra le opere certe di Cima, trascrivendo il cartellino nel modo seguente: «Batt. Cima Conegliano P. MDX.». In una comunicazione al museo (novembre 1905) Vincenzo Botteon annota che il dipinto "non ha il carattere proprio delle opere del Cima, specialmente nel trattare il panneggiamento. Quanto alla firma, osserva che tale artista non firmava mai col cognome: Cima". Trecca (1912) assegna l’opera ad ignoto, riportando a sua volta la scritta, giudicata apocrifa, come «Io Bapt. Cime Conelianensis - P. MDX» (riportata così nella scheda cartacea). Nel 1932 Berenson, svincolandosi dall’indicazione del cartellino, riferisce l’opera a Benedetto Diana. Heinemann (1962) per primo riconosce la tavola al pittore trevigiano Pier Maria Pennacchi, considerandola contemporanea al Cristo in gloria affrescato nel catino absidale della cappella del Santissimo del duomo di Treviso (1511). In una precedente comunicazione al museo (9 novembre 1959) Heinemann informa Magagnato di aver trovato nella sua fototeca una vecchia fotografia del quadro, "recentemente pulito ed attribuito giustamente a Pier Maria Pennacchi; questo quadro era già attribuito al Basaiti e porta il numero 99 dell'inventario del museo". Magagnato (1978) ritiene l’opera del momento lottesco di Pennacchi, circa il 1500, accomunandola alla "Madonna con il bambino e una santa (Veronica?)" del Kunstmuseum di Basilea (inv. 1339) e alla firmata "Sacra famiglia e devoto" del Museo Civico di Bassano del Grappa (inv. 354). L’attribuzione a Pennacchi è confermata da Nepi Scirè (1980), che inserisce il dipinto nel gruppo di opere aperto dalla "Madonna con il bambino e devoto" della Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia. In particolare la tavola veronese, di cui si sottolinea la fonte iconografica belliniana, è collocata «sullo scorcio del nuovo secolo». In seguito (1981) la studiosa considera tarda l’opera veronese e ne sottolinea gli stretti rapporti con la "Madonna con il bambino, san Giovannino e san Pietro Martire" di Lorenzo Lotto, opera firmata e datata al 1503, conservata presso il Museo di Capodimonte. Più recentemente, Dal Pozzolo (1993), riconoscendo la tavola a Pennacchi, la colloca in un momento successivo al 1505-1506, in quanto «incomprensibile senza le oscillazioni e le effusioni cromatiche che Lotto produce appunto in quel biennio». Suppone pertanto che «possa dipendere da un perduto originale di Lorenzo Lotto nella collezione del vescovo De Rossi». In un secondo contributo, lo studioso suppone che il modello del nostro dipinto possa essere il «quadro de la Madona et S. Joseph» di Lotto che figura in un inventario del 1511 delle suppellettili del vescovo di Treviso Bernardo de Rossi, e tuttavia perduto (Liberali 1981, p. 83). L’attribuzione della tavola in questione è in realtà tutt’altro che scontata. Innanzitutto nella valutazione incide lo stato di conservazione, che è compromesso proprio in parti vitali per la comprensione tipologica e, in senso lato, stilistica. Problematica risulta ancora la composizione del catalogo di Pennacchi, piuttosto esiguo e caratterizzato da esiti ogni volta in parte nuovi, anche a osservare le opere indubitabili che possono appartenere a un tempo relativamente prossimo a quello qui considerato. È sintomatico che la lettura in chiave lottesca, ultimamente proposta per l’opera veronese, vi abbia colto soprattutto il debito nei confronti del più giovane maestro veneziano, piuttosto che verificarne la compatibilità con le altre del trevigiano. (...) Perché si possa confermare l’attribuzione a Pennacchi della tavola qui discussa, il momento da considerarsi riguarda comunque la fase successiva al Redentore benedicente della Galleria Nazionale di Parma, da collocarsi nei primissimi anni del secolo, e all’Immacolata concezione e i santi Cosma e Damiano della collezione Alana di Delaware (da Giorgio Fossaluzza 2010, cat. 146)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717541
- NUMERO D'INVENTARIO 1585
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- ISCRIZIONI sul cartiglio - [IO] BATT. C[IMA] CONIGLIA[NO] [P.MDX.] -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0