Madonna con il bambino. Madonna con il bambino

dipinto 1500 - 1510

La Vergine è presentata seduta, colta all’altezza delle ginocchia, con in grembo il bambino che è raffigurato nudo. È ripresa di tre quarti a capo chino, intenta a trattenere il figlio che, assicurandosi con la sinistra alle sue spalle, si protende sbilanciandosi per accogliere o consegnare il piccolo libro d’ore. Il fondo è suddiviso dal tendaletto d’onore sulla destra e da uno scarno paesaggio montuoso sul lato opposto

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Assai breve è la fortuna critica di quest’opera, pervenuta al Museo nel 1911 dalla collezione Monga con la sintetica quanto efficace didascalia «cimesco mal ritoccato». Antonio Avena (1914) preferì l’assegnazione diretta a Giovanni Mansueti. L’opera, destinata ai depositi, non ha suscitato altri interessi critici recenti. Va probabilmente ritenuta una considerazione collezionistica antica la scritta apposta nel retro ad inchiostro con la dicitura «Zambelin». Il riferimento a Cima da Conegliano è da preferire, in ragione della precisa ascendenza tipologica del volto della Vergine, nella sua più caratteristica definizione plastica e nella sottolineatura netta dei tratti somatici. Lo è anche nell’uso del velo e nel mantello che le ricopre il capo, abbondantemente ripiegato e con il bordo sottolineato dal motivo floreale. Tuttavia se con riferimento a quest’ultimo aspetto è agevole riscontrare soluzioni tipologiche analoghe nel catalogo di Cima tra le opere autografe e tra le repliche di bottega o altre a diverso titolo, nessun corrispettivo vi si trova invece per quanto riguarda la postura del bambino. È vero che in una ricca serie di sacre conversazioni a mezza figura del maestro di Conegliano nella sua fase più avanzata il dialogo tra la Madonna, il bambino e i santi che li attorniano giustificano una maggiore dinamicità, ma in nessun caso si riscontra la soluzione adottata nella tavola veronese (Londra, National Gallery, invv. 3112 e 3113; Chicago, Art Institute, inv. 10.1973; New York, Metropolitan Museum of Art, inv. 41.190.11; New York, Pierpont Morgan Library; Cleveland, Museum of Art, inv. 42.636). In parallelo è da sottolineare come questa variante non autografa, che ha pur sempre all’origine un modello del Cima, presenti non poche anomalie proprio dal punto di vista compositivo. L’aperto movimento del bambino sembra ben poco giustificato dal fatto di ricevere o porgere il libro d’ore. Si direbbe che tale gesto richieda la presenza di un terzo personaggio. Si può pertanto ipotizzare che tale soluzione riduca alla più diffusa tipologia del dipinto devozionale una ideazione in origine più complessa. Soffermandoci sui dettagli, anomala è anche la soluzione che prevede che il bambino si ancori alle spalle della madre ponendo il braccino sopra il velo anziché attorno al collo, come del resto attua in più occasioni lo stesso Cima (Paris, Musée Jacquemart André, inv. 1025; Este, Museo Nazionale Atestino, opera datata 1504). Una soluzione per questa ipotesi e per l’anomalia tipologica si ricava uscendo dai modelli cimeschi per guardare a quelli belliniani. La soluzione compositiva della tavola veronese si trova infatti in opere che Fritz Heinemann (1962, pp. 32-33, cat. 123, figg. 243, 365, 641, 631) riconduce ad un originale perduto di Giovanni Bellini. Tra le molte derivazioni classificate va osservato come il gesto del bambino sia giustificato dal suo porgere una carezza a san Giovannino, che si presenta in piedi a braccia incrociate come prefigurazione della Passione. Lo si vede nella tavola della National Gallery di Londra (inv. 3540), assegnata a Vincenzo Catena, o in quella del Museo Bardini di Firenze, attribuita al giovane Francesco Rizzo da Santacroce, o ancora in quella di collezione privata di Zurigo, riferita al cosiddetto Vincenzo di Girolamo. In alternativa il bambino può posare benedicente la mano sul capo di un devoto, come nella tavola della Pinacoteca Estense di Modena (inv. 377), di un artista tra Bissolo e Pietro degli Ingannati. (...) Dal punto di vista qualitativo l’opera qui illustrata è discreta, anche tenendo conto dello stato di conservazione. Il disegno dei panneggi è ovunque sommario o stereotipato, come quello delle mani della Vergine, male articolate, o dell’anatomia del bambino. Assai generica è la descrizione del paesaggio, che si accende per il riverbero del tramonto. Pertanto essa non è associabile ai pur brevi e incerti cataloghi dei collaboratori noti del Cima: Anton Maria da Carpi, Andrea Busati, Luca Antonio Busati, Pietro Paolo Agapiti, Pasqualino Veneto o il friulano Girolamo di Bernardino. Neppure è consigliabile l’accostamento diretto ad altre repliche di bottega o comunque antiche da Cima. Su tali confronti, e in base all’esame della materia cromatica, è sufficiente indicare una collocazione dell’opera agli inizi del Cinquecento, tra secondo e terzo decennio, e l’assegnazione a un ignoto pittore che significativamente guarda sia ai modelli di Bellini (o Catena) sia a quelli di Cima" (da Giorgio Fossaluzza 2010, cat. 142)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717536
  • NUMERO D'INVENTARIO 947
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul retro, in alto a sinistra - ZAMBELIN - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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