Madonna con il bambino. Madonna con il bambino
dipinto
1500 - 1599
La Vergine è seduta di tre quarti dietro un davanzale. Regge il bambino che poggia sul suo braccio destro puntando i piedi sul ginocchio della madre. Fa da sfondo sulla destra il tendaletto d’onore, a sinistra invece oltre un parapetto si scorge il profilo di una città con chiesa dotata di alto campanile, e una collina sormontata da una rocca
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
- AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il dipinto, al Museo dal 1871, proviene dalla collezione di Cesare Bernasconi. Nel catalogo manoscritto redatto dal pittore Carlo Ferrari (1871) è descritto come opera di Cima da Conegliano. Federico Dal Forno identifica la tavola nella collezione dei conti Balzi Salvioni di Vicenza, pubblicandone il catalogo, risalente a suo parere al 1818-1820 circa, dove sarebbe registrata come opera di Cima da Conegliano (Dal Forno 1986, p. 52). La collezione venne lasciata in eredità da Andrea Salvioni al conte Ignazio Gaetano Bevilacqua Lazise fu Carlo, che ne entrò in possesso nel 1825; questi a sua volta, nel 1827, elesse erede universale Antonio Tanara, suo procuratore ed amico. Nell’elenco delle opere della raccolta Tanara, fatto risalire al 1850-1855, compare di nuovo il Cima al n. 104 (ibidem, p. 22). Nel citato "Catalogo" della quadreria Bernasconi (1871) figurano alcuni quadri di provenienza Tanara, tra i quali va annoverato anche il nostro. Nella stessa raccolta figurava una seconda "Madonna con il bambino" ascritta al maestro di Conegliano, messa in vendita per £. 100 da Teodora Tanara in un lotto di quadri acquistati nel 1875 dal mercante veneziano Paolo Fabris (ibidem, pp. 12-13). In riferimento a questa fortuna collezionistica è da leggere la scritta apposta sul retro dell’opera, relativa alla benedizione impartita dal curato della parrocchia di San Giacomo. Si tratta pertanto della chiesa vicentina dedicata all’apostolo, anziché quella veronese come supposto da Humfrey (1983, p. 163). L’attribuzione tradizionale a Cima si basava sul cartellino apposto al prospetto del davanzale a sinistra, ma neppure Ferrari era più in grado di leggerlo, «perché il detto cartellino è stracciato». Trecca nel 1912 trascriveva anche la data 1507, giudicando tuttavia falsa l’iscrizione. Dal Forno (1986, p. 92) riporta invece la data 1505. Va aggiunto che la scheda inventariale del Museo riporta la scritta «Ioannis baptista Coneglanensis opus / 1496 a primo / (a)gosto», probabilmente equivocando con quella apposta sul cartellino della "Madonna con il bambino" del Museo Civico di Gemona (Humfrey 1983, p. 147 n. 137, fig. 53). La paternità del Cima dell’opera qui illustrata, sostenuta nei cataloghi collezionistici e ancora da Botteon (comunicazione al museo, 6 novembre 1905 "ha della maniera del Cima quantunque più cruda") e Aliprandi, è messa in dubbio per primo da Trecca, che riporta l’opinione di Gustavo Frizzoni in favore di Benedetto Diana. Quanto alla fortuna critica più recente, è merito di Peter Humfrey (1983) aver annoverato la tavola tra le repliche non autografe dell’esemplare del M.H. de Young Museum di San Francisco (inv. 1981.6), che lo studioso data al 1505 circa. Viene pertanto ad aggiungersi al catalogo composto dall’esemplare della Walters Art Gallery di Baltimora (inv. 37.600), discusso da Federico Zeri (1976, pp. 257-258 n. 132) come spettante a una personalità anonima che segue da vicino il maestro, e ad altre versioni di ubicazione ignota giudicate di qualità assai inferiore riprodotte da Humfrey (1983, p. 172 nn. 185-186, figg. 112b, 113a), che ne aggiunge ancora una terza segnalata in collezione privata a Venezia (ibidem, p. 157 n. 153, fig. 113b). Le caratteristiche esecutive di tali repliche sono difformi, ma è da tenere in seria considerazione la proposta di Humfrey che a proposito dell’opera veronese parla di un’esecuzione nell’ambito della bottega. Pur potendoci basare soprattutto su riproduzioni, si possono intuire affinità esecutive in altre repliche cimesche assegnabili a personalità di modesto livello, che ne raccolsero il lascito probabilmente dopo un apprendistato in bottega nella fase tarda dell’attività del maestro, tra primo e secondo decennio del Cinquecento. Certa levigatezza delle superfici e una particolare gradualità di stesura della materia cromatica si avverte in maniera analoga ad esempio nella "Madonna con il bambino" dello Statens Museum for Kunst di Copenhagen o in altra, derivante dallo stesso prototipo, di ubicazione ignota (Humfrey 1983, pp. 96 n. 39, 169-170 n. 175, figg. 113c, 113d). Vi si riscontra anche certa somiglianza nella tipologia del volto del bambino e negli effetti di traslucido dei panneggi, che sono piuttosto stereotipati. Ancora un confronto merita il bambino con quello della Sacra conversazione della Ca’ d’Oro di Venezia (ibidem, p. 155 n. 148, fig. 51a). Al di là della correttezza del riporto da un modello, la qualità esecutiva della copia veronese è alquanto mediocre, potendosi assegnare ancora al Cinquecento ma non necessariamente a un artista che possa dimostrare di aver avuto un’esperienza diretta nella bottega del Cima" (da Giorgio Fossaluzza 2010, cat. 141)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717535
- NUMERO D'INVENTARIO 1581
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- ISCRIZIONI sul retro - Quest’ Imagine / è stata benedetta / nel giorno 7 febrajo / dell’Anno 1796 / dal Sig.r D. Giovanni / Balestrieri Curato della Parochia di San / Giacomo -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0