Angelo annunciante e San Zeno. Angelo annunciante e San Zeno

anta di organo 1490 - 1499

In alto l'angelo annunciante, in basso San Zeno in abiti episcopali che legge. I due riquadri sono delimitati da lesene decorate con candelabre

  • OGGETTO anta di organo
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
  • ATTRIBUZIONI Falconetto Giovanni Maria (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di San Procolo
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Una nota del 1490 attesta il restauro dell'antico organo della basilica benedettina di San Zeno (...) (Rognini 1993). L'organaro incaricato dei lavori si identifica in "Andrea ab Organis quondam Andree de Allemania" registrato nell'estimo veronese del 1492 nella contrada di Sant'Andrea e fratello di "M. Georgius de Augusta organista". Altri due documenti reperiti da Simeoni (1909) informano che nel "1490 Zuan Maria pitor dipinse il piede dell'organo" e che "dipinse indorò l'organo": tale indicazione porterebbe alla scontata e quasi obbligatoria identificazione dell'autore nel veronese Giovan Maria Falconetto, giovane ventiduenne (...). Probabilmente la cassa dipinta era simile a quella ancora esistente, seppur manomessa, della chiesa di San Bernardino (1481) con le ante attribuite a Domenico Morone, appunto con il 'piede' a forma di calice elegantemente svasato, o a quella scomparsa di Santa Maria in Organo (1506). (...) Risale a Lanceni (1720) la loro attribuzione al pittore veneziano Bernardino da Murano, rimasta inalterata fino alla scoperta documentaria di Simeoni, in seguito alla quale prevalse la nuova assegnazione a Falconetto, pressoché concordemente accettata dalla critica, ma non da Marinelli (1988). (...) Egli assegna a Falconetto solo la decorazione dell'apparato ligneo, le specchiature della cantoria, forse le parti indicate nei documenti del 1490, che farebbero effettivamente propendere per un intervento di pittura associata alla doratura delle parti lignee strutturali della cassa. Riesce difficile invece estendere a Falconetto l'esecuzione delle ante. Tralasciando per l'eccessivo scarto cronologico l'Annunciazione e santi dipinta nel 1508 da Giovan Maria e dal fratello Tommaso per le ante del Duomo di Trento, ora nella chiesa di Santa Maria Maggiore di quella città, si rivela ostico anche il confronto con l'intera produzione dell'artista, e in particolar modo con il complesso pittorico della cappella di San Biagio, degli anni 1497-1499. Per Guzzo (1994), convinto assertore della paternità falconettiana, la data 1490 rappresenterebbe il termine "post quem" del viaggio romano; nelle ante infatti sono assenti sia quel "decorativismo di matrice antiquaria" tratto dall'esperienza romana, sia qualsiasi rimando alla coeva cultura centroitaliana. Ma pur con l’attenuante di collocarsi come opera prima, mancano gli spunti espressionistici e la trascuratezza formale che creano disturbo e disagio in tutte le decorazioni a monocromo squadernate da Falconetto sui prospetti affrescati in duomo o sulle facciate di casa Trevisani Lonardi. Se il taglio architettonico e prospettico conferito dal soffitto cassettonato e le due nicchie sottostanti non disdicono alle predilezioni di Falconetto, è proprio la sensibilità finissima espressa nelle paraste a indirizzarci alle freschissime fiancate della cassa di San Bernardino, alle tempere con bucrani, fogliame e candelabre eseguite a punta di pennello, attribuibili a Leonardo da Verona, collaboratore di Domenico Morone anche nelle simili decorazioni dei transetti di Santa Maria in Organo: lo stesso artista, non troppo impegnato nell’adesione mantegnesca o nell’osservanza dei canoni prospettici, che manifesta un gusto esornativo ancora di tradizione tardogotica e che dipinge le Madonne di Giovanni Zebellana. Nelle due portelle si assommano spunti di varia estrazione: il volto caricato e ben segnato di san Zeno, quasi una maschera lavorata su un tessuto brunaceo, filtrato da Francesco Benaglio e portato a un livello di accentuata enfatizzazione, che nella cadenza del bianco camice fa pensare al trittico di palazzo Venezia a Roma, variamente riferito a Francesco Benaglio (Marinelli 1990) o ad Angelo Zoppo (De Marchi 2002); la scanalatura del saio di san Benedetto, che nella gravità dell’impianto pare invidiare in sottotono il santo omonimo nella Deposizione di Girolamo Dai Libri a Malcesine. Un gusto comunque che, non toccato dagli influssi di Liberale da Verona, dovrebbe appunto datarsi prima del 1494, data apposta sul trittico di Santa Maria della Ciusara a Bonavigo, firmato da Leonardo. A distogliere dal contesto veronese tuttavia è la scena con l’Annunciazione, dalle figure più sciolte e morbide tra le cromie temperose dell’insieme, quasi con l’effetto di un arazzo. (...) La fotografia pubblicata da Rognini (1992) del trittico scomparso raffigurante san Dionigi affiancato dai santi Benedetto e Zeno, con la predella costituita dal Cristo morto tra le scene del martirio del santo titolare, consente di leggervi strette affinità stilistiche con le ante di San Zeno. L’autografia del giovane Falconetto nelle ante di San Zeno è ripresa da Vinco (2006), ma l’evidente dicotomia stilistica tra l’Annunciazione e i due santi non esclude che il veronese Donato Benaglio e il trevigliese Bernardino abbiano ripetuto nelle ante il sodalizio già sperimentato nell’ancona sanzenate del 1476" (da Pietropoli 2010, cat. 110)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717517
  • NUMERO D'INVENTARIO 1568
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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