Imago pietatis con la Vergine e san Giovanni dolenti. Imago pietatis con la Vergine e san Giovanni dolenti

dipinto 1490 - 1499

In primo piano è dipinto il Cristo morto compianto dalla Vergine e da san Giovanni, con le braccia conserte, innaturalmente eretto, benché morto. Sullo sfondo vi è raffigurato il Golgota, con solo i corpi dei due ladroni, la scala con cui è stato disceso il corpo di Cristo e alcune figurette che gesticolano. Lungo tutto il lato inferiore corre un avello rosa, mentre i restanti tre lati sono impegnati da una fascia continua nera, su cui si ritagliano gli "Arma Christi". Da sinistra verso destra si riconoscono: 1) la lanterna e la face ardente dei soldati che arrestarono Cristo nell’orto dei Getsemani; 2) la testa di Malco (?), in "pendant" con quella di san Pietro sul lato opposto; 3) una mano che stringe un fascio giallo (?); 4) le teste di Cristo e di Giuda che lo bacia, sopra una mano che porge i trenta denari; 5) la testa di Pilato e quella di Cristo, quindi in connessione le mani di Pilato che vengono lavate; 6) la testa di Cristo coronato "Rex Iudeorum" e a destra in segno di scherno una mano che mostra le fiche e un’altra che porge denari; 7) la testa di Erode (?) e quella del sacerdote Caifa; 8) una mano accusatoria, con l’indice proteso, probabilmente quella della donna raffigurata subito sotto, che per tre volte accusò Pietro nel sinedrio; [CONTINUA]

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA ORO
    tela/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa tela contamina due iconografie diverse, quella bizantina e trecentesca dell'"Imago pietatis" e quella degli "Arma Christi". È possibile che al pittore fosse stato additato un venerato prototipo trecentesco da replicare, ciò che spiegherebbe l’arcaismo delle tre figure principali, con tanto di piatti nimbi dorati. Gli "Arma Christi" sono simboli mnemotecnici che epitomavano gli episodi della Passione di Cristo, secondo una curiosa impaginazione che risale alla "Visione" di san Gregorio Magno (Berliner 1955; Suckale 1977). Mancano peraltro in questa silloge altri simboli ricorrenti, come il velo della Veronica, la scala, la lancia, la spugna «impleta aceto», il flagello, i chiodi, il martello, i dadi e le vesti spartite, ecc. È probabile che fossero raffigurati nel campo centrale, attorno alla croce sorgente dall’avello. Le figurette sullo sfondo sono dipinte in modi completamente diversi, ormai alla Nicola Golfino. È purtroppo ignota la provenienza di quest’opera, che ha rapporti iconografici con altre quattro opere grosso modo coeve in chiese veronesi (chiesa di San Lorenzo, segnalato da Ferretti 1991, p. 58, con una data al 1480 circa; cfr. pure Bacchi 2002, p. 20; chiesa di Sant’Anastasia; pala già nella chiesa di San Silvestro e oggi al Museo di Castelvecchio; chiesa dei Santi Nazaro e Celso; collezione del Seminario diocesano di Brescia, segnalato da Guzzo 1985, pp. 28-30, e 1993, p. 200). Guzzo (1993) per tutti questi dipinti, ma senza citare la tela di Castelvecchio, propone di scorporare un secondo maestro del cespo di garofano, per cui avanza il nome di Bartolomeo di Antonio Badile (circa 1464/1467-1545). L’opera sembra essere entrata nel museo all’inizio dell’Ottocento, visto che è ricordata nel 1829 dal figlio di Saverio, Domenico Dalla Rosa, con l’ovvio riferimento a Stefano da Zevio, ripreso ancora da Carlo Ferrari nel "Catalogo" del 1850 (in Avena 1907). Essa ha ricevuto una vera attenzione critica solo in un recente articolo di Alessandro Galli (1995), che la riferì al Maestro di palazzo d’Arco, pittore mantovano da me in seguito identificato nel carmelitano fra Battista Spagnoli (De Marchi 1997, pp. 97-99) e che però non ha rapporti con il dipinto di Castelvecchio, ben radicato nel contesto veronese. Pur di qualità modesta, l’autore di questa tela dimostra volumi torniti più convincenti di quelli del Maestro del cespo di garofano, dal cui ambiente dovrebbe comunque provenire. D’altra parte non raggiunge la qualità di sfumatura e di scorci, alla Domenico Morone, del maestro degli "Arma Christi" di San Lorenzo (De Marchi 2010, cat. 108)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717516
  • NUMERO D'INVENTARIO 125
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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