Madonna con il bambino e un benedettino inginocchiato. Madonna con il bambino e un benedettino inginocchiato
dipinto
1500 - 1510
La Vergine è in piedi con il bimbo in fasce ritto in piedi sul braccio sinistro. Inginocchiato, un personaggio maschile con un saio nero, forse identificabile con il committente, un benedettino. La scena è ambientata in un loggiato a tre pilastri per lato, fortemente scorciato in una ricercata prospettiva a cannocchiale, che si apre con una grande arcata su un paesaggio
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola
tela/ pittura a olio, a incollaggio
- AMBITO CULTURALE Ambito Italia Settentrionale
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "Piccola tela devozionale iconograficamente e compositivamente non consueta, il dipinto si caratterizza per una certa semplificazione nella definizione delle figure, che non si sa se riferire alla qualità dell’opera o alla sofferta superficie pittorica della teletta. L’elemento stilistico più caratterizzante è tuttavia l’ambientazione architettonica, che viene a rivestire un ruolo preponderante. In quegli anni, non esiste a Verona un riferimento bramantesco e prospettico così caratterizzato. L’imbuto a cannocchiale richiama l’interpretazione datane da Vincenzo Foppa nella "Crocifissione" datata 1474 dell’Accademia Carrara di Bergamo, che la semplificazione disegnativa del gruppo mariano potrebbe anche far ritenere un momento cronologico di riferimento. Abbastanza connotato è il viso della Vergine, fortemente ovoidale, con le palpebre allungate ‘a fessura’, il naso rotondeggiante allungato verso la bocca chiusa, con rimembranze pierfrancescane, caratteri che connotano la cultura artistica veronese degli anni settanta, tra Francesco Benaglio ed il primo Domenico Morone. La precocità della rappresentazione si legge nell’allungamento della figura mariana e nei dettagli decorativi dorati delle aureole e dei profili del manto, che a terra assumono ancora piegature spezzate. Gli elementi stilistici sopra evidenziati ed alcuni caratteri morelliani del volto portano i riferimenti verso l’area bresciana ed in particolare, per i debiti nei confronti di Foppa e delle architetture bramantesche, verso Giovan Pietro da Cemmo, importante protagonista dell’ultimo quarto di secolo dell’arte a Brescia, del quale recentemente è stata ipotizzata un’attività a Verona nella cappella Lavagnoli in Sant’Anastasia e nell’ospedale del Corpus Domini (Marinelli 1990, p. 633). Particolarmente puntuale è il confronto con le architetture del bresciano nella Libreria del convento di San Barnaba a Brescia, ove alla secchezza tutta squarcionesca dei paesaggi si contrappone la magniloquenza delle pilastrate bramantesche (Panazza 1963). La maggiore definizione formale degli affreschi veronesi attribuiti al pittore rispetto alla persistenza di un elegante decorativismo nelle opere del maestro dei Santi Fermo e Rustico, a lui contemporaneo sulla scena ed al quale taluni caratteri della teletta sembrerebbero avvicinarsi, sembra confermare l’ipotesi attributiva" (Ericani 2010)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717510
- NUMERO D'INVENTARIO 1455
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- ISCRIZIONI sul retro della tavola - CQA - capitale -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0