Trionfo della Fama. trionfo della Fama
cassone nuziale
ca 1475 - ca 1480
Su un piedistallo è innalzata la Fama, una figura femminile in atto di brandire la spada; la presenza dei Savi è ricordata dalla coppia di uomini con il libro in mano; il seguito degli eroi dell’antichità sono rappresentati dall’Ercole in primo piano e dai soldati a cavallo; i due ignudi simboleggiano i vizi abbattuti
- OGGETTO cassone nuziale
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il pannello, lacunoso in molte parti ma ancora leggibile nel complesso, va accostato ad un altro frammento con il "Trionfo del Tempo" sempre delle collezioni civiche veronesi (inv. 39-1B2154). Grazie anche allo studio dei retri, Vinco ha stabilito che si tratta di elementi che componevano la fronte di un cofano nuziale di cui è andato perduto lo stemma, già posto al centro, di una delle due famiglie che avevano commissionato il mobile in vista dell'unione matrimoniale, secondo la tipica scansione tripartita delle fronti di cofano veronesi (2018, nr. 17). Entrambi si ispirano al componimento di Francesco Petrarca, la cui influenza – in campo letterario e artistico – conobbe un notevole incremento nel Quattrocento (Dionisotti 1974). Proprio la dipendenza da questa tematica ha indotto Zamperini a riconoscere nel riquadro non il "Trionfo della Giustizia" (cfr. Avena 1914), bensì quello della "Fama" (2010, cat. 89.1). Molti sono gli spunti elaborati a partire dal testo petrarchesco, ancorché mediati dai versi dell’"Amorosa Visione" di Boccaccio; componimento quest’ultimo che venne affiancato al lavoro di Petrarca quale fonte iconografica (Gilbert 1977; Landolfi 1993, pp. 9-10) e dal quale derivano anche i due ignudi, simboleggianti i vizi abbattuti (Malke 1977, pp. 246-248). Per quanto riguarda la paternità, dopo un iniziale accostamento alla produzione di Nicola Giolfino (Vignola 1911), i due pannelli – che nella collezione Monga erano stati inseriti nel dorsale di una cassapanca (inv. 37-5B0020) e così vennero esposti nell’allestimento del museo di Castelvecchio realizzato tra il 1923 e il 1926 dal direttore Antonio Avena e dall’architetto Ferdinando Forlati in sala Cangrande – venivano riferiti ad un anonimo maestro veronese dei cassoni (scheda cartacea; Avena 1914, p. 119). Alla luce degli studi più recenti sull’arte veronese, tuttavia, possono essere suggeriti alcuni richiami alla pittura benagliesca: a rievocare tale area stilistica – rappresentata, ad esempio, dal "Trittico di San Bernardino" del 1462 – è soprattutto la propensione esibita dai due "Trionfi" a riprenderne molteplici spunti compositivi e formali che nel contempo vengono elaborati con un piglio ancora artigianale, talvolta declinato in dettagli a punta di pennello, ma a cui si accompagna pure un gradevole ritmo narrativo, modulato nella limpida successione delle figure e nei vivaci accostamenti cromatici (Zamperini 2010). Per Vinco (2018) l'attribuzione, visti alcuni dettagli di non comune qualità e il confronto con opere autografe, può essere riferita allo stesso Francesco Benaglio con una datazione attorno al 1475-1480 (Verona, 1432 ca. - 1492)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717499
- NUMERO D'INVENTARIO 38
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0