Battesimo di Cristo. battesimo di Cristo

dipinto 1440 - 1460
Maestro Di Signa (notizie Seconda Metà Sec. Xv)
notizie seconda metà sec. XV

Dipinto raffigurante il battesimo di Cristo da parte di Giovanni Battista alla presenza di sei santi, Nicola di Bari, Antonio di Padova, Lorenzo, Bernardo di Chiaravalle, Michele arcangelo e Antonio abate, schierati in due gruppi lungo le sponde del Giordano. Nel "Battesimo" s’affaccia contro l’orizzonte il profilo d’una ricca città circondata da mura; due grandi asperità rocciose con edifici religiosi alla loro sommità serrano i lati della composizione. Su quella che si erge alle spalle di sant’Antonio abate viene rappresentato san Francesco in atto di ricevere le stimmate, mentre sull’altra, al di sopra di san Nicola di Bari, è possibile ravvisare nella piccola figura inginocchiata san Girolamo penitente

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Maestro Di Signa (notizie Seconda Metà Sec. Xv)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il "Battesimo di Cristo" è entrato a far parte delle collezioni civiche veronesi nel 1892, con la raccolta di Antonio Pompei, dove figurava come opera di «antico ignoto». Restaurato da Sergio Stevanato e Gabriella Favaro nel 1994, veniva esposto, quattro anni più tardi, alla mostra "Cento opere per un grande Castelvecchio" con l’attribuzione ad anonimo pittore veneto di metà Quattrocento non estraneo alle suggestioni stilistiche di Michele Giambono (Peretti 1998). (...) La tipologia stilistica della disposizione dei personaggi trova diretto riflesso nel filone più ‘popolaresco’ della grande pittura fiorentina di metà Quattrocento. In particolare, all’interno della versione propostane dall’attivissima bottega di Bicci di Lorenzo e di suo figlio Neri. Una caratteristica questa non sfuggita a Federico Zeri che in una comunicazione epistolare alla direzione del Museo poneva l’opera in relazione all’attività del cosiddetto Maestro di Signa: artista formatosi, secondo le indicazioni fornite a suo tempo dallo stesso critico, nell’entourage biccesco e largamente attivo a Firenze e nei suoi dintorni a partire dal sesto decennio del Quattrocento (Zeri 1963). Di Bicci di Lorenzo, la composizione conserva ancora una chiara impronta e può essere confrontata, secondo quanto suggerito da Caterina Ricci nella suo lavoro monografico sull’anonimo pittore, con la tavola di predella di ugual soggetto facente parte del polittico dipinto da questi, nel 1435, per la prepositura dei Santi Ippolito e Donato a Bibbiena. Nelle figure del "Battesimo" veronese manca tuttavia la più salda resa corporea ravvisabile nei personaggi di Bicci; volti e gesti risultano inerti e privi d’espressione, spogliati d’ogni accento d’eleganza tardogotica. Il che lascia supporre che il Maestro di Signa tenesse qui presenti ormai i modi dell’ultima fase stilistica del suo maestro, quella cioè degli affreschi di San Francesco ad Arezzo o di tavole quali il "San Nicola da Tolentino" della Pinacoteca di Empoli, datata 1445 (Ricci 2002-2003, pp. 41-42). Si tratterebbe dunque d’un opera giovanile del Maestro di Signa, giusto sulla metà del secolo (...). La condotta pittorica si mostra più ricercata e minuziosa, mutuata, probabilmente, su modelli coevi in cui l’altezza del linguaggio rinascimentale si traduce in cadenze più semplificate e periferiche. Analoghe, se vogliamo, a quelle esibite, nel 1449, dallo Scheggia nel desco da parto con il "Trionfo della Fama", eseguito forse in occasione della nascita di Lorenzo il Magnifico (Ricci 2002-2003, p. 62). (...) La scelta dei santi indurrebbero a ritenere il dipinto eseguito per un ambiente conventuale, forse francescano o benedettino. Se l’astratta resa fisionomica dei personaggi, la loro staticità segnano, nell’adesione agli stilemi di Bicci di Lorenzo, la cifra più marcata all’interno del linguaggio d’esordio del Maestro di Signa, l’attribuzione del "Battesimo di Cristo" al pittore delle "Storie della beata Giovanna" in San Giovanni battista a Signa, a tutt'oggi l'unica sua opera datata (1462), può trovare un’ulteriore conferma nella vicinanza tipologica che le figure del dipinto veronese evidenziano con quelle che affiancano le tavole di Barberino Val d’Elsa e di Quintole, entrambe raffiguranti la "Madonna in trono con il bambino e santi" e a questi già riferite da Federico Zeri (1963, p. 257). Altri confronti, ancora secondo Caterina Ricci, si possono infine istituire fra il sant’Antonio abate di Castelvecchio e l’immagine dello stesso santo affrescata dal Maestro di Signa in San Niccolò Oltrarno a Firenze; immagine che tuttavia, risultando «più sottilmente studiata nel modellato e nella disposizione del panneggio […] è riferibile ad una fase più avanzata nel percorso dell’artista» (Ricci 2002-2003, p. 63)" (da Andrea Baldinotti 2010, cat. 83)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717497
  • NUMERO D'INVENTARIO 5740
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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