Busti di Adriano (?), Geta Antonino, Sabina e decorazioni. Busti di Adriano (?), Geta Antonino, Sabina e decorazioni
dipinto murale
1350 - 1399
Altichiero (notizie 1365/ 1393)
notizie 1365/ 1393
Affresco raffigurante i busti di Adriano (?), Geta Antonio e Sabina a monocromo, modulati nei toni del grigio e campiti su sfondo azzurro, con decorazioni, entro una cornice eseguita in grigio rilevato di chiaro con tocchi di biacca
- OGGETTO dipinto murale
-
MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a affresco
-
ATTRIBUZIONI
Altichiero (notizie 1365/ 1393)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'affresco appartiene ad un vasto ciclo composto da undici sottarchi ad arco acuto a doppio spiovente. Scoperto da Mellini nel 1958, fu staccato nel 1967 dal restauratore Ottorino Nonfarmale e riportato su pannelli: lo strappo mise in luce i disegni eseguiti a carboncino sull'intonachino preparato per le pitture, anch'essi conservati presso il Museo. Il ritrovamento costituisce una delle più importanti scoperte recenti dell'arte medievale in Italia settentrionale. Una "sala magna depicta existente supra viridarium palacii" nel palazzo di Cansignorio della Scala è ricordata in documenti veronesi del 1427 e 1431 (Sandri 1931, p. 10), da Corna da Soncino nel 1477 e da Marin Sanudo nel 1483. Vasari, nel 1568, li riferisce a Altichiero e li esamina con accuratezza, ma la sua dettagliata descrizione non corrisponde a quanto oggi è possibile riscontrare nei soggetti leggibili attraverso i "tituli" nelle figurazioni rinvenute da Mellini. I ritratti non appartengono a membri della famiglia Della Scala, ma a imperatori romani e personaggi del tardo impero, accuratamente descritti intorno al 1320, attraverso la medaglistica, nella "Historia Imperialis" di Giovanni de Matociis, mansionario della cattedrale di Verona (Schmitt 1974). Tale discordanza iconografica ha suggerito varie spiegazioni interpretative. Il testo di Vasari potrebbe essere errato e contaminerebbe la descrizione della "sala grande" carrarese con quella veronese. Una seconda lettura (Mellini 1959, p. 32; Pietropoli 1988, p. 319) vorrebbe che gli spazi dipinti da Altichiero fossero in origine due, su due piani diversi: una sala grande, descritta da Vasari, e una loggia affrescata. Richards (1988, pp. 62-63) ha ricollegato iconograficamente le "Antiquitates Judaicae" di Giuseppe Flavio, che costituisce la fonte iconografica principale delle scene dipinte sulle pareti della sala con "magne figure", ai ritratti raffigurati negli intradossi, ipotizzando una sala contigua alla loggia. La finezza esecutiva dei brani caratterizza anche l'affresco altichieresco della cappella Cavalli nella basilica di Sant'Anastasia (cfr. Piccoli 2011), confermando una esecuzione del ciclo scaligero non lontana dal 1364, anno nel quale è documentato il completamento del palazzo di Cansignorio (Ericani 2010). Della Sala grande di Altichiero, che qui collaborò con il bolognese Jacopo Avanzi, restano, oltre a questi celebri sottarchi e alle sinopie, alcune frammentarie decorazioni ornamentali e un bel medaglione con busto di imperatore ancora "in situ" (Piccoli 2010, pp. 60-78; Napione 2011, 2012, 2013; Piccoli 2013, 2019, p. 12)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717465
- NUMERO D'INVENTARIO 36357
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- ISCRIZIONI sul frammento - SABINA / AVGVSTA -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0