San Francesco consegna la regola alle clarisse. San Francesco consegna la regola alle clarisse

predella dipinta 1522 - 1522

Il dipinto è ambientato all'interno di una chiesa e raffigura san Francesco davanti all'altare nell'atto di consegnare la regola. Ai lati, lungo i pilastri della navata, un gruppo di clarisse inginocchiate

  • OGGETTO predella dipinta
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
    tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Morando Paolo Detto Cavazzola (1486/ 1522)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola appartenne a Cesare Bernasconi, ma non è registrata nel catalogo a stampa della sua quadreria pubblicato nel 1851 e quindi fu acquistata successivamente. Nel 1871, dopo la sua morte, il catalogo manoscritto redatto dal pittore Carlo Ferrari (che era stato amico personale, consulente e restauratore di fiducia del collezionista) riporta una provenienza da casa Emilei, notizia che, per quanto attendibile, non trova tuttavia conferma in altre fonti. Essa godeva allora di una attribuzione a Domenico Morone, un nome che è stato spesso ripetuto negli studi successivi, alternandosi perlopiù con quello del figlio Francesco. Questa situazione di stallo, limitata all’analisi stilistica del dipinto e alla formulazione di nuove ipotesi attributive, si è sbloccata recentemente grazie a una più approfondita lettura di un passo delle "Notizie storiche delle chiese di Verona" dell’erudito settecentesco Giambattista Biancolini, poche righe sfuggite finora all’attenzione degli studiosi che hanno permesso di riconoscere nella tavola di Castelvecchio uno dei pannelli costituenti la predella della pala dipinta nel 1522 da Paolo Morando per l’altare dei terziari, o di San Francesco, nella cappella omonima di San Bernardino (n. inv. 1410-1B0335); anche se, a onor del vero, già nel 1905 un fine conoscitore come Carlo Gamba aveva accostato il dipinto a Morando e in particolare alla "Pala delle Virtù", chiedendosi «se non facesse parte d’una qualche dispersa predella» (Gamba 1905, p. 40). Scrive Biancolini: «e un poco più sotto tra le piccole figure che vi fecer dipingere veggonsi alcune di queste Terziarie cogli altri figliuoli di S. Francesco, e vestite le donne coll’istesso abito che usano tuttavia» (IV, 1752, p. 349). Benché sintetica, la descrizione ha permesso di individuare il dipinto menzionato sotto la pala in una tavola di scuola veronese dello Szépmuvészeti Múzeum di Budapest raffigurante san Francesco che detta la regola a un gruppo di terziari, uomini e donne (inv. 1359, 42,7 x 77 cm). La critica non ha mai messo in dubbio che in origine essa fosse unita alla tavola di Castelvecchio, e non solo perché hanno le stesse dimensioni. Entrambe le scene sono ambientate in un sobrio interno di chiesa o di oratorio e condividono la stessa distribuzione e gli stessi elementi architettonici, e perfino lo stesso motivo decorativo del paliotto d’altare. Ma nel primo caso il punto di fuga è centrale, mentre nel dipinto veronese la griglia prospettica è piuttosto eccentrica, così da suggerire che esso fosse collocato alla destra del precedente, anche se non c’è continuità spaziale tra le due tavole. C’era quindi un terzo e speculare pannello sulla sinistra, che risulta attualmente disperso. Insieme, i tre pezzi raggiungono virtualmente la misura della base della pala soprastante: mancano trenta centimetri o poco più, che erano occupati dagli elementi della carpenteria. La simmetria dell’impianto si accompagna alla simmetria del contenuto. Le tavole della predella erano dedicate ai tre ordini francescani, con al centro l’immagine dei terziari, sul cui altare era allogata la pala. L’elemento mancante doveva quindi raffigurare san Francesco che consegna la regola ai frati minori (Peretti 1998, pp. 13-14). Nella sua collocazione originaria, quale è possibile ricostruire grazie a Biancolini, la "Pala delle Virtù" era inserita quindi in una macchina più ampia e complessa, che comprendeva una cornice lignea (sulla quale egli leggeva l’iscrizione in caratteri d’oro «MDXXII. TERTII ORDINIS SUMPTIBUS») e i tre pannelli della predella così ricomposta. In una data imprecisata (ma evidentemente dopo il 1752), questa struttura cinquecentesca fu smontata e sostituita da un più moderno altare marmoreo che non prevedeva l’ingombro di una predella e che fu addossato alla parete di fondo della cappella, con la conseguente distruzione di due affreschi di Nicola Giolfino (dipinti anch’essi nel 1522) raffiguranti altrettanti episodi della vita di san Francesco. (da Gianni Peretti 2010, p. 459)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715249
  • NUMERO D'INVENTARIO 1449
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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