Sacra famiglia con una santa. Sacra famiglia con una santa

dipinto ca 1490 - ca 1490

In primo piano la Madonna, seduta, tiene in braccio Gesù Bambino, nudo, che le mette un braccio dietro il collo. Dietro, a sinistra, San Giuseppe, a destra una santa

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Mantegna Andrea (1431 Ca./ 1506)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il dipinto è probabilmente quello descritto da Boschini, nelle "Ricche Minere" del 1674, nella sacrestia della chiesa dell'Ospedale degli Incurabili a Venezia, identificando la santa come Maria Maddalena e sottolineando il fatto che allora era l'unica opera di Mantegna visibile a Venezia. Doveva esser pervenuto là con uno dei numerosi lasciti all'Ospedale, fondato nel 1522, quindi dopo la morte del pittore. Se ne ignora comunque la committenza originaria. Anton Maria Zanetti, nel 1771, aggiunge significativamente che "chi conosce il merito del Mantegna per le altre opere sue sa ritrovar sempre l'autore istesso; ma chi dovesse conoscerlo per questa sola non ne potrebbe formare una giusta idea". Nella sua finezza, anche psicologica, l'osservazione pare confermare ulteriormente l'identificazione dell'opera, senza implicare di per sè un giudizio di valore. Entrò nella collezione veronese di Cesare Bernasconi dopo il 1851 (non compare infatti nel catalogo a stampa di quell'anno) e passò con essa al Museo di Verona. Nel catalogo manoscritto della collezione (1871), Carlo Ferrari conferma che si trattava del quadro degli Incurabili, stimandolo la gran cifra di 5.000 lire, tra le più alte della raccolta: "Questo dipinto è dell'ultima maniera del Mantegna, quando imitava il Bellini. Questo quadro è citato dalle più antiche guide di Venezia, come opera unica di questo autore che poteva essere esaminata dal popolo, e ciò perchè esisteva nell'Ospedale degli Incurabili di Venezia". Poichè si può presumere che l'originale di Mantegna abbia lasciato la chiesa degli Incurabili tra la data della sua chiusura (1819) e quella della sua demolizione (1831), si può presumere anche che la fama della provenienza abbia accompagnato ancora nei pochi decenni intermedi non documentati il dipinto, che deve esser stato in ogni caso acquistato a Venezia, dove, come scriveva già Boschini, non erano molti gli originali di Mantegna. L'occasione dell'acquisto potrebbe esser stata l'ultima grande asta di dipinti demaniali tenuta a Venezia nel 1855. Invece Keith Christiansen propone di identificare la "Madonna" degli Incurabili con un dipinto del Metropolitan di New York, spesso in passato considerato di bottega e promosso ad autografo, dopo il restauro, alla mostra londinese del 1992 (...). La composizione del dipinto veronese ha carattere monumentale. Le masse delle figure riempiono e comprimono energicamente lo spazio, stabilendo tuttavia, attraverso un disegno senza incertezze, una scala spaziale precisamente leggibile di precedenze e profondità. Le figure costruite su modelli classici (san Giuseppe come un ritratto di sapiente ellenistico, quale il "Lisia" del Museo di Napoli; il bambino come un piccolo Eros o Dioniso) e la luce fredda e senza tempo creano un'immagine di dignità nobile, austera e malinconica. Emergono invece col tempo dubbi sulla cronologia del dipinto, consolidata come tarda, intorno al 1500, o relegata alla fine della vita dell'artista, in un generale quanto sbrigativo consenso. Il distacco emotivo dei volti femminili è ancora quello di Piero della Francesca, gravido di silenzio sacro, anche se chiaramente rievocato dal passato dei ricordi. E mentre gli sguardi del gruppo centrale convergono appunto al centro, quelli del bambino sulla Vergine e quello della Vergine abbassato e concentrato in se stessa prima ancora che su un ipotetico fedele al centro in basso, i due santi guardano fuori lateralmente, con uguale angolazione, creando un anfiteatro virtuale di osservatori. Anche quanto si vede dello sfondo neutro e scuro è del tutto coerente con la severa impostazione dell’immagine. La composizione esula quindi, pur senza parere, dagli schemi più rigidamente scontati e tradizionali. Il gioco compositivo delle mani dialoga puntualmente con le opere dell’ormai celeberrimo cognato, Giovanni Bellini, come la Madonna con il bambino del Museo di San Paolo, generalmente datata intorno al 1487, per cui il dipinto veronese non può essere molto in ritardo su queste date. Anche i rapporti pubblici di Mantegna con Venezia si arrestano all’inizio dell’ultimo decennio del Quattrocento, con la commissione del monocromo Cornaro, e solo una committenza comunque attardata, di gusto rivolto al passato, poteva richiedere ancora un simile dipinto tra le novità dei primi anni del nuovo secolo nella città lagunare. In ogni caso il dipinto veronese, se non precede, si confronta con la molto più sentimentale Sacra conversazione di Dresda, generalmente datata intorno al 1495, ma forse da anticipare, e si avvicina invece alla Madonna delle cave degli Uffizi, generalmente datata intorno al 1489. (...) L’analisi riflettografica di Paolo Spezzani ha rivelato un disegno soggiacente sintetico, ma assai teso, forse eseguito a punta d’argento. (...)" (da Marinelli 2010, cat. 120)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715166
  • NUMERO D'INVENTARIO 855
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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