San Giovanni battista. San Giovanni Battista

polittico dipinto ca 1440 - ca 1449

Scomparto di polittico raffigurante san Giovanni battista, che tiene nella sinistra un filatterio. Il fondo è dorato

  • OGGETTO polittico dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Bottega Degli Zavattari (notizie 1404/ 1481)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Lo scomparto, dipinto su un'unica tavola di legno, faceva parte di un polittico smembrato e in parte disperso. Un altro elemento del complesso, raffigurante San Michele arcangelo, è conservato anch'esso al Museo di Castelvecchio (inv. 206-1B0736), mentre un "Santo cavaliere" venne individuato da Trecca (1912) nella collezione di Hans Wilczek a Kreuzenstein, presso Vienna, che lo aveva acquistato a Monaco, ritenendolo opera di Gentile da Fabriano; in seguito lo stesso dipinto è ricordato a Salisburgo (Land, 1974). Altri elementi del complesso sono ricordati da Boskovits (1988): il frammento di un quarto scomparto della stessa serie, raffigurante "Santa Caterina d’Alessandria" è stato segnalato dallo studioso in una collezione privata italiana; al centro del registro principale si trovava invece una "Madonna con bambino" (collezione privata) resa nota da Todini (1984, p. 65, fig. 53) come opera della bottega degli Zavattari, mentre frammenti della predella – che raffigurava il Redentore con gli apostoli, secondo un uso attestato anche in altri dipinti lombardi della stessa epoca, per esempio il polittico ora presso il duomo di Monza – sarebbero tre tavolette con busti rispettivamente di "San Pietro e due apostoli" (Stoccarda, Staatsgalerie, n. 3116), del "Cristo benedicente" (Bruxelles, collezione Guy Grieten), e dei "Santi Giacomo maggiore, Bartolomeo e un altro apostolo" (Milano, collezione privata). Boskovits ritiene inoltre «molto probabile» l’appartenenza allo stesso complesso di una tavoletta raffigurante il "Vir dolorum" (Colonia, Wallraf-Richartz Museum, n. 748; Klesse 1973, p. 81) che in origine avrebbe sormontato la tavola centrale; a causa della notevole lunghezza della presunta predella (circa 260 cm) suppone infine la presenza di altri due scomparti laterali ancora da identificare. Le due tavole del Museo di Castelvecchio sono state ritenute opera di ambito veneto, con attribuzioni a Giovanni Badile e a Michele Giambono, fino all’intervento di Boskovits (1988), che ha evidenziato i rapporti con il «rarefatto clima cortese della Lombardia degli ultimi anni del regno di Filippo Maria Visconti» e ha quindi suggerito il collegamento con la bottega degli Zavattari, che firmano nel 1444 la decorazione ad affresco della cappella di Teodolinda nel duomo di Monza, impresa che, nota lo studioso, gli scomparti del museo di Verona dovrebbero precedere per il loro «timbro micheliniano più accentuato e qualche cadenza più mossa». Questa proposta risulta ampiamente condivisa dalla critica più recente. (…) Le fisionomie dei santi di Verona corrispondono invece a tipologie più convenzionali e indicano una più stretta aderenza agli orientamenti della cultura figurativa che ruota intorno al cantiere del duomo di Milano e all’attività di Michelino da Besozzo in particolare (attivo per la cattedrale milanese dal 1418 al 1441; cfr. Sutton 1996, pp. 463-464). (…) Nell’ambito dell’attività della bottega degli Zavattari che dovrebbe precedere il ciclo monzese, di non facile ricostruzione per la mancanza di opere sicuramente datate, il polittico cui appartenevano i due scomparti qui discussi dovrebbe quindi rappresentare uno dei numeri più antichi, datandosi probabilmente nel quarto decennio del secolo e collocandosi tra il linguaggio figurativo più esplicitamente micheliniano dell’affresco con i "Santi Ambrogio, Antonio abate e Pietro" dell’eremo di San Salvatore a Crevenna (Bandera 1993, p. 241, tav. 38) e il polittico, poco più tardo, ora diviso tra Castel Sant’Angelo e una collezione privata romana, che il disegno incisivo dei contorni, il complicato drappeggio delle stoffe e le espressioni più vivaci dei personaggi indicano a sua volta più vicino a opere del quinto decennio come l’"Assunta della Pinacoteca di Brera" (Boskovits 1988, pp. 174-175) e le "Storie di Teodolinda”. La destinazione originaria del nostro polittico è sconosciuta; tuttavia gli argomenti indicati da Boskovits per sostenere la provenienza da una chiesa veneta, legati alla presenza dei due scomparti a Verona almeno dal XIX secolo, sembrano contraddetti da alcune considerazioni legate all’iconografia dello scomparto già a Kreuzenstein. L’identificazione del Santo cavaliere con san Giorgio, proposta da Trecca (1912) e in seguito mai messa in discussione, non può infatti considerarsi certa (...). D’altra parte il vessillo crociato che la figura sorregge con la sinistra è uno dei principali attributi sia di san Maurizio, cavaliere della Legione Tebana, sia di san Vittore, entrambi molto venerati nell’area lombarda ma meno, a quanto pare, in quella veneta. Se l’identificazione con uno di questi due santi trovasse conferma, sarebbe quindi tutt’altro che da escludersi la provenienza del polittico dal territorio visconteo (...)" (da Chiodo 2010, cat. 77)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715149
  • NUMERO D'INVENTARIO 205
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul filatterio - Ecce Agnus Dei qui tollit pecata m[undi] - caratteri gotici -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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