Madonna con il bambino e un devoto. Madonna con il bambino e un devoto
dipinto murale
ca 1425 - ca 1425
Stefano Di Giovanni Da Verona (attribuito)
1374-1375/ post 1438
Madonna con le mani giunte in adorazione del bambino; sopra il frammento di una mandorla con resti di panneggio; a sinistra, di profilo e con le mani giunte, un devoto; sopra degli angeli salmodianti
- OGGETTO dipinto murale
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a affresco
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ATTRIBUZIONI
Stefano Di Giovanni Da Verona (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "L’affresco fu staccato nel 1891 da sopra la porta del prospetto sull’attuale via Fabio Filzi (già vicolo SS. Cosma e Damiano) dell’ospizio dei SS. Cosma e Damiano. Tale struttura per l’assistenza ai poveri e ai pellegrini (...) venne fondata da un «magister Angelinus» censito per la prima volta nel 1418 nell’estimo della stessa contrada di Sant’Andrea come «hospitalerius scapizator», cioè ospedaliere e venditore di panni a ritaglio (Brugnoli 1985, pp. 81-85). Per concessione di papa Eugenio IV, nel 1436 egli ottenne di separarsi dalla moglie, con il di lei consenso, e di vestire l’abito turchino dei frati dell’ospedale romano di Santo Spirito in Sassia (Biancolini 1750, III, pp. 308-312). La fondazione dell’istituto dovette tuttavia precedere il 1425 poiché a quella data «magister Angelus» è detto «hospitalerius in santo Cosma». Nel testamento del 1438 si definisce fondatore, costruttore, priore, patrono, rettore e governatore dell’ospedale e della chiesa a cui assegna tutti i suoi beni: un ruolo di fortissimo coinvolgimento personale ben rappresentato dall’ascetico ritratto orgogliosamente campito sulla facciata del nosocomio. (...) L’affresco superstite è meno di un terzo di quello che, già danneggiato, appariva alla metà dell’Ottocento a P. Nanin – il quale nel 1864 ne pubblicò un’incisione nel suo Disegni da varie dipinture a fresco che sono in Verona (Cenni, Schweikhart 1983, pp. 166-167, tav. 29) – e a G. B. Cavalcaselle, il quale nel 1866 ne trasse un disegno oggi alla Biblioteca Marciana di Venezia da cui risulta anche che egli lo riteneva opera di Pisanello, vicina a Stefano (Magagnato 1973, p. 14, fig. 2). Lo schizzo nella raccolta di G. Cristofoli alla Biblioteca Civica di Verona (Brugnoli 1985, p. 81), ben più sommario e distante dallo stile della nostra opera, ne conferma tuttavia la rovina ad una data precedente di almeno cinquant’anni le due testimonianze grafiche appena richiamate. L’immagine era divisa in due riquadri. Il primo, di dimensioni lievemente maggiori, e secondo Nanin di altra mano, conteneva sulla sinistra i santi medici Cosma e Damiano intenti alla sepoltura di un defunto davanti a un’architettura; a destra, entro lo spazio di matrice ancora altichieresca di una cappella, li si vedeva dediti alla cura di un infermo. Seguiva, nel secondo riquadro, «magister Angelus», a capo scoperto, di profilo, inginocchiato con le mani giunte ai piedi della Vergine, della quale anticipava il gesto orante sul bambino; al di sopra, il frammento di una mandorla contenente parte dei panneggi di una veste, alla sinistra della quale stava un gruppo d’angeli salmodianti: e si tratta del brano ancora esistente, mentre sono scomparse, a destra della mandorla, le tracce di ali in alto e i profili di due fedeli o confratelli, in basso. Il dipinto, attribuito a Stefano da Venturi, ha conservato questo riferimento per tre quarti di secolo, in cui ha anzi costituito un fondamentale tassello di collegamento tra il frammento di affresco firmato da Stefano proveniente da via XX Settembre (inv. 4676-1B1203) e la Madonna del Roseto (inv. 173-1B0359). Nel 1986 Lucco ha proposto invece che ne sia autore Giovanni Badile, ed è stato seguito da Guzzo, De Marchi, Peretti. Mantengono l’attribuzione a Stefano, Moench, Christiansen, Marinelli e Karet, quest’ultima basandosi soprattutto sul confronto con i disegni. L’opinione che l’affresco spetti a Michelino da Besozzo è stata nel frattempo sostenuta da Dachs, Boskovits e Delmoro. Lo stato di conservazione impoveritissimo di questo frammento rende arduo giudicarlo, ma il degrado non riesce a occultarne la qualità molto elevata del disegno preciso ed elegante e del colore smaltato e prezioso. L’ampio dibattito in corso riguardo all’attribuzione può essere sintetizzato incrociando le considerazioni di ordine stilistico con i dati archivistici resi noti da Pierpaolo Brugnoli e mai finora considerati dagli storici dell’arte. L’ipotesi Stefano, sensibile al linguaggio di Michelino, si fonda soprattutto sull’analogia degli angeli, dilatati e soffusi, dai lunghi filatteri, con quelli che compaiono in due affreschi firmati dall’artista, la Gloria di S. Agostino in S. Eufemia e il S. Cristoforo ai piedi della Vergine già in via XX Settembre, nonché con gli Angeli di S. Fermo. L’ipotesi comporta che l’affresco sia stato realizzato mentre il donatore era ancora in vita, probabilmente in coincidenza con la fondazione dell’ospizio di cui era straordinario animatore. L’ipotesi Michelino è sostenuta da coloro che lo ritengono l’autore della Madonna del Roseto e poggia sulla similitudine dei volti femminili in questo affresco, nella tavola veronese e in quella di Michelino con lo Sposalizio mistico di santa Caterina (Siena). Essa incontra tuttavia l’insormontabile difficoltà che il soggiorno nel Veneto dell’artista lombardo termina nel 1418, quando l’attività di «magister Angelus» non era forse ancora iniziata (...)". (da Marini 2010, cat. 55; cfr. anche Piccoli 2022)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715138
- NUMERO D'INVENTARIO 4663
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0