Presepio dei cardellini. natività

dipinto 1527 - 1527

La scena è definita spazialmente dalla capanna e da un elemento architettonico sormontato da una statua classica sulla sinistra. Al centro la Vergine e san Giuseppe adorano il bambino adagiato su un ciuffo di fieno. Sulla destra si apre un profondo paesaggio con un borgo turrito, delimitato all'orizzonte da montagne che sfumano su un cielo d'alba. La stella cometa cui additano i due cavalieri evoca l'arrivo dei magi

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Fogolino Marcello (1483-1488/ 1550-1558)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, ricordato nella collezione Giavarini di Crema e passato nelle raccolte di Cesare Bernasconi, giunse al Museo nel 1871 (Ferrari 1871). L'opera, firmata, raffigura la "Natività" ed è stata identificata con il dipinto ricordato nella chiesa di San Faustino a Vicenza da Ridolfi (1648) e da Boschini (1676, p.42) che la vide sopra la porta che conduce al campanile. La provenienza vicentina del dipinto è confermata dallo stemma posto in basso a sinistra del quadro riconducibile all'arma nata dal matrimonio tra un Barbarano e una Volpe: si tratta probabilmente del matrimonio tra Battista Barbarano e Bianca Volpe (Villa 2000) che è possibile fissare, sulla base delle fonti vicentine, al 1527 (Tommasini, Veridica origine e discendenza di tutte le famiglie nobili di Vicenza, sec. XVIII, Biblioteca Bertoliana ms. 3336, c.599v; Da Schio, Persone memorabili in Vicenza, sec. XIX, Biblioteca Bertoliana ms. 3401, c.138v). Unanimemente riconosciuto dalla critica moderna quale uno degli esiti più compiuti della complessa vicenda artistica di Fogolino (Borenius 1910; Puppi 1966; Barbieri 1981; Banzato 1996), il dipinto da sempre è stato oggetto di discussione quanto alla sua datazione. Collocato negli anni venti del Cinquecento da Crowe e Cavalcaselle (1871, I, p. 446; 1912, II, p. 150), il quadro è stato ritenuto opera della maturità da Borenius (1910, p. 128). Anche Puppi (1966, p. 30) proponeva di collocare il dipinto intorno al 1525 prendendo spunto da una documentata presenza a Vicenza dei fratelli Matteo e Marcello Fogolino, chiamati in città da Giovanni Trissino ad eseguire una pala per l'altare della Trinità della chiesa vicentina dei Servi, oggi perduta (Zorzi 1916, p. 160). Secondo questa ipotesi la "Natività" di San Faustino si porrebbe a ridosso del documentato periodo friulano (1521-1524), rivelando nel coerente e rigoroso aggiornamento linguistico che la connota gli esiti del cruciale incontro con la pittura di Pordenone (Puppi 1966). La proposta, accolta da Barbieri (1981), Banzato (1996), Furlan (1997), collocherebbe l'esecuzione del dipinto in un momento immediatamente precedente il bando del 1527, a seguito del quale l'artista, allontanato dai territori della Serenissima, si trasferirà a Trento. Secondo Chiara Rigoni (2010, pp. 256-257), la datazione attorno al 1527 sarebbe confermata anche dall'analisi stilistica dell'opera, che rivela nel rigore della sobria composizione, nel nitido disegno e nella meticolosa definizione delle figure sullo sfondo, ancora forti legami con la cultura figurativa vicentina quattro e cinquecentesca. Significativo in questo senso è il confronto con la "Natività" che Bartolomeo Montagna dipinse nel 1500 per la chiesa di Orgiano e con l'affresco perduto del medesimo soggetto per la cattedrale di Vicenza di poco posteriore. Non meno suggestivi si rivelano i ricordi del primo Giorgione (Banzato 1996) ed emergono riscontri iconografici con la "Natività" Allendale. L'apertura paesaggistica sullo sfondo dai forti umori tizianeschi e il richiamo attenuato alla robusta pittura di Pordenone confermano l'aggiornamento sulla cultura veneziana del momento, mentre parrebbero ancora lontane le accentuazioni manieristiche e il dinamismo plastico che distingueranno la produzione fogoliniana della maturità. Più recentemente, Villa (2000) ha proposto una datazione verso la fine degli anni trenta, accogliendo un'intuizione di Lucco (in Banzato 1996), il quale suggeriva un'esecuzione verso il 1535, nel pieno degli anni trentini del pittore, ipotizzando una richiesta da parte di una committenza vicentina affezionata. A supporto di questa ipotesi, lo studioso ha proposto (2017, p. 184) una serie di confronti. Innanzitutto, l’invenzione del tronco biforcuto a reggere il tetto della capanna è desunta da Bernardino da Asolo, che la utilizzò nel santuario della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza: rapporto che segna un termine post quem del 1535 circa. Medesima indicazione cronologica è fornita dalle affinità del bambino con le prime opere di Giovanni De Mio: la costruzione plastica dell’infante evoca quella della “Madonna adorante il bambino e san Giovannino” del Museo di Castelvecchio, tela che presenta anche la statua inserita nella nicchia, lacerto archeologico comune alla nostra “Adorazione” (la statua dipinta è identificabile con una scultura di Venere che si trovava a Roma nel primo Cinquecento, oggi conservata a Mantova, riprodotta in una stampa da Fogolino stesso). La quinta montana che delimita l’orizzonte, dagli aspetti tizianeschi riscontrabili anche negli affreschi fogoliniani del Torrion da basso al Castello del Buonconsiglio di Trento, l’iconografia della capanna parente di quella eseguita per la predella della pala di Povo (Chini 1985, p. 131) e la figuretta del cavaliere con il braccio alzato che ricorda l’opera del Pordenone in Palazzo d’Anna costituiscono termini che confermerebbero una tarda esecuzione del dipinto (Villa 2017). ||||(da Chiara Rigoni 2010, pp. 256-257)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715105
  • NUMERO D'INVENTARIO 1259
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul pilastro a sinistra - MARCELLVS FOGOLINVS P - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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