Testa virile. Testa virile
dipinto murale
1175 - 1199
Il volto apparteneva a una figura aureolata, volta di tre quarti e leggermente sporgente in avanti. Brillanti colori rosa e arancioni definiscono i volumi degli incarnati. Il cranio è allungato e stretto. La veste è gialla con pieghe più scure
- OGGETTO dipinto murale
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a affresco
- AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera entrò nelle collezioni museali quale dono del parroco di Grezzana don Giovanni Battista Braggio nel 1869 (AMC: lettera al conservatore Cesare Bernasconi del 3 dicembre). In quel comune, la distruzione dell'antico cimitero avvenuta nel 1860 per la realizzazione della nuova piazza portò alla scoperta di materiali lapidei sconnessi in calcare bianco provenienti da una chiesa medievale (Cipolla, De Stefani, 1883, p. 3). I conci ricurvi di un muro absidale conservano alcuni tratti di intonaco dipinto distrutti con lo sterro, ad eccezione di questa testa virile, che il parroco tenne per sè: in questi conci si possono forse identificare i resti dell'abside romanica della pieve di Santa Maria, che venne smantellata nel 1807 (Benini, 1995, p. 204). Il lacerto è di alta qualità, come dimostrano i colori brillanti e una delineazione precisa dei contorni. L'attaccatura dei capelli molto alta e la barba appuntita permettono di ipotizzare che la testa appartenesse a un San Paolo o a un San Bartolomeo. Il frammento è dunque quanto rimane di una decorazione absidale, forse parte di una "Majestas Domini" con la sottostante teoria di Apostoli o, meglio, data la posizione dinamica del corpo, di una sequenza di storie sacre sul cilindro. La tipologia allungata del volto dalla calda cromia si apparenta a un gruppo di pitture di cultura omogenea, dalla decorazione di San Lorenzo a Tenno (Trento) ai frammenti di San Biagio a Mori (Trento) e al ciclo di San Zeno a Castelletto di Brenzone, del tardo XII secolo. Una componente salisburghese filtrata d'oltralpe influenza l'allungamento delle membra (Lorenzoni, 1975, pp. 67-69; Fogliardi, 1988, pp. 20-21). Il secondo frescante dei Santi Nazaro e Celso conferma questa influenza salisburghese nella pittura veronese della seconda metà del secolo, rafforzata inoltre dal bizantinismo tardocomneno attraverso Venezia (Zuliani, 1974, p. 14; Pietropoli, 2004, pp. 98-101). Questo sostrato artistico può contribuire a spiegare il bizantinismo del frammento, che nel veronese si declina in vario modo tra XII e XIII secolo: si vedano il "Giudizio universale" di Sant'Andrea a Sommacampagna e la decorazione della cappella dei chierici in San Fermo a Verona (Flores d'Arcais, 2004, pp. 187-188, 191-193). L'appartenenza di questo volto al gruppo gardesano è evidente e costituisce il probabile riflesso dell'importanza della pieve di Santa Maria di Grezzana, avente giurisdizione sulla quasi totalità della Valpantena (Benini, 1995, p. 203). La sua datazione all'ultimo quarto del XII secolo contribuisce a ricostruire l'unità culturale che lega queste maestranze, alle quali si può avvicinare anche la scena dell'"Approdo di San Martino" nella chiesa omonima di San Martino a Corrubio (Cuppini, 1965-1966, pp. 36-37; Cozzi, 1992, pp. 306-307; Pietropoli, 2004, pp. 171-172). Forse la decorazione perduta di Grezzana è da intendere quale antecedente esemplare che esplicita i modelli per una serie di derivazioni formali delle quali rimangono oggi Tenno, Mori e Castelletto (Pietribiasi 2010)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715102
- NUMERO D'INVENTARIO 510
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0