albero della vita
formella,
post 1100 - ante 1299
formella zoomorfa: albero della vita dal quale si diramano quattro foglie (due per lato) con punte arricciate; due coppie di volatili affiancano l'arbusto (in basso due colombe mentre nella zona superiore due pavoni)
- OGGETTO formella
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MATERIA E TECNICA
Marmo
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MISURE
Altezza: 98 cm
Larghezza: 78 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
- LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE tale rilievo è parte dell'insieme più diffuso e caratterizzante della plasticità scultorea delle facciate esterne dei palazzi veneziani dei secoli XII e XIII. I soggetti iconografici scolpiti sulle formelle veneto-bizantine traggono in parte ispirazione da quelli delle "patere" (rilievi circolari) medioevali affisse sui prospetti esterni degli edifici veneziani. Tale ultimo termine (patera), attestato dalla seconda metà del XIX secolo, deriva dall'ambito dell'archeologia classica col significato di: recipiente circolare, largo e basso utilizzato durante le libagioni sacre. «Va rilevato [...] che nelle formelle manca parte dei soggetti riscontrabili nelle patere, nel mentre altri vi sono esclusivi (es. coppia di leoni retrospicienti sopra foglie d'acanto) e altri ancora tipici, come la coppia di pavoni affrontati o addossati in atto di bere alla Fonte della Vita o di beccare un hom interposto. È questa uno dei pochi temi "unitari" svolti nei rilievi oblunghi, essendo negli altri casi gli animali per lo più disposti su due o tre registri senza talvolta un nesso semantico » (Rizzi, 1987). " [...] Una caratteristica di tutta la produzione è quella di presentare esclusivamente soggetti profani. [...] Alcuni (motivi) vengono dall'arte paleocristiana e bizantina [...]; tipicamente paleocristiani sono soggetti come i pavoni che si abbeverano alla fonte, le colombe affrontate. [...] Ma quale funzione avevano sulle facciate delle dimore veneziane questi rilievi marmorei? Una funzione decorativa è innegabile [...]. Secondo una costante del gusto veneziano che proprio allora, tra l'XI e il XIII secolo, [...] la facciata deve avere una sua musicale luminosità; e questi rilievi le davano il ritmo [...]. Ma è molto probabile che agli occhi dei Veneziani del Medioevo avessero anche una funzione apotropaica [...]. Certo l'invito venne da Bisanzio, con cui Venezia ebbe gli stretti rapporti economici ed artistici [...]. Un'altra fonte fu quella islamica d'Italia e di Spagna." (Sgarbi, 1983). Dunque la patera e la formella non sono invenzioni prettamente veneziane ma provengono da un bacino di contaminazione mediterranea, in particolar modo dall'arte lussuosa del mondo bizantino: smalti, avori, tappeti, stoffe, ceramiche, oreficeria e miniature. A riguardo della loro collocazione il critico Rizzi non nega che tali rilievi fossero ai primordi elementi decorativi delle facciate degli edifici ecclesiastici lagunari (ne sono una prova la Basilica di San Marco e il campanile della chiesa di S. Aponal) e che solo in un secondo momento siano passati a decorare i palazzi. Qui è visibile la tipica rappresentazione dell'Albero della Vita. L'edificio al quale è affissa la formella, fatto erigere in parte (piano terra e piano primo), agli inizi del XX secolo (1909-1912), per volontà della proprietaria, la scrittrice Ernesta de Hierschel Stern; è uno spiccato esempio di architettura neogotica veneziana arricchita da materiali decorativi antichi. L'incarico del progetto edilizio fu assegnato all'architetto Giuseppe Berti e all'artista - decoratore Raffaele Mainella che idearono una dimora a un piano che insiste su un portico retto da colonnine ioniche e architravi lignei. Le fondazioni del palazzo poggiano nell'area occupata precedentemente da Palazzo Malpaga, tipica costruzione gotica affacciantesi sul Canal Grande. La demolizione di tale dimora è ipotizzata verso il secondo quarto del XIX secolo; dal Catasto Napoleonico l'edificio risulta ancora abitato mentre nei due catasti successivi esso viene qualificato come area di deposito (in alcune incisioni di Dionisio Moretti appaiono solamente le mura di cinta). La palazzina con i cambi di proprietà subì delle profonde modifiche: in particolare fu soggetta alla sopraelevazione di un secondo (1927) e di un terzo piano che ne sfalsò l'immagine originaria, appesantendo nell'insieme la struttura architettonica. Nel 1970 il palazzo venne acquistato dall'Ente Nazionale Previdenza e Assistenza Statale. Nel primo decennio del XXI secolo, modificata la destinazione d'uso (albergo), fu oggetto di restauro artistico- architettonico
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500577569
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
- DATA DI COMPILAZIONE 2011
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0