Costume di scena per La donna del mare

abito, post 1890 - ante 1921

L'abito, realizzato in taffettà di seta blu-verde acquamarina, è costituito da un corpetto e una lunga gonna arricciata in vita. Il bustino, con maniche lunghe, aderenti e sagomate e con scollo a "V" profilato da un morbido inserto di velluto in seta azzurro, è aperto sul davanti, stretto da pinces sul fronte e sul retro e arricchito lungo i bordi da una ruche in seta. La chiusura del corpetto è assicurata sul davanti da undici gancetti metallici e sei bottoni in legno dipinti. L’ampia gonna, chiusa al centro da bottoni automatici e gancetti metallici, è costituita da quattro teli arricciati: i due laterali, fermati alla cintura, si sovrappongono al davanti e sono bordati da una ruche, come pure l’orlo dell’abito e delle maniche. All’interno della gonna, sulla fascia di finitura rivestita da un nastro canettato bianco, è visibile l’etichetta dell’atelier parigino Worth

  • OGGETTO abito
  • ATTRIBUZIONI Worth Jean Philippe (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collezione demaniale "Eleonora Duse"
  • LOCALIZZAZIONE Loggia del Capitano
  • INDIRIZZO Via Regina Cornaro 221, Asolo (TV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’abito venne confezionato presso la celebre casa di moda parigina "Charles Worth", fondata nel 1858 e atelier di riferimento per le regnanti e le donne più in vista della Belle Epoque. Per anni, divenuta celebre, Eleonora Duse si rivolse all’eccentrico stilista Jean Philippe Worth (1856-1926), detto “Luka”, non solo per i suoi abiti di scena ma anche per il suo guardaroba personale. Citato nel verbale di consegna in deposito come costume di scena per La Donna del mare del maggio del 1921, l’abito sembra essere stilisticamente più prossimo alla moda di fine Ottocento: il modello e le linee del prezioso manufatto poco si accordano, infatti, con il gusto del primo decennio del XX secolo, quando la Duse portò in scena per la prima volta il dramma ibseniano (1909), per poi tornare ad interpretarlo più di dieci anni dopo, nel 1921. È possibile che si tratti di un opportuno adattamento sartoriale del l'abito, i cui colori cangianti evocavano il ricordo delle acque marine e le cui linee sembrano riconoscersi nella lunga veste indossata dalla Duse un ritratto di Ciro Galvani del 1900, conservato nella Raccolta Teatrale Burcardo di Roma (Biggi, 2001, p. 121, fig. 11). Ben documentato dalla fitta corrispondenza della Duse è l’allestimento per La donna del mare del 1921, per il quale l’attrice chiese la collaborazione dell’artista russa Natalja Gončarova, dandole specifiche indicazione per “harmoniser mes robes sur époque de la pièce” e per realizzare “deux robes qui rappellent la mer” accompagnate da ampi e morbidi scialli (Signorelli 1955, pp. 355-357, Biggi 2001, p. 130). La Duse era dunque alla ricerca di abiti che, pur ispirati alla moda del momento, avessero un valore simbolico e fossero capaci di evocare una dimensione sospesa tra realtà e sogno, corrispondente all’animo di Ellida; il potente effetto simbolico dei costumi, sapientemente orchestrati in scena dall'attrice, doveva restituire l’irrequietezza del personaggio e richiamare cromaticamente la mutevolezza del mare. Dalla corrispondenza della Gončarova con Olga Signorelli risulta che l’artista a metà febbraio aveva già terminato i disegni e si offriva di seguirne il confezionamento, suggerendo di rivolgersi a un atelier di moda per evitare errori grossolani e valutando una spesa di circa 1.500 lire ad abito (Pagani, 2000, pp. 462-463). Nel frattempo la Duse, in contatto epistolare con Worth anche per definire la realizzazione dei costumi per gli altri due drammi del repertorio (La Porta chiusa di Praga e La città morta di D’Annunzio), pregava lo stilista di consultarsi con la Gončarova per avere indicazioni su acconciature e scialli, dicendosi disposta a spendere sulle 3.000 lire (Biggi 2001, p.131). Allo stato attuale delle nostre conoscenze non è possibile stabilire se l’abito di Asolo possa essere frutto di tale laboriosa genesi (Schino 2008, pp. 382-383) o se piuttosto i costumi di scena per La donna del mare del 1921 debbano identificarsi con la veste e il mantello conservati nel Fondo Duse della Fondazione Cini e attribuiti a Mariano Fortuny, la cui ampiezza e fattura sembrano potersi accordare con quanto riportato da Michelotti, all’indomani della prima al Balbo di Torino, nel descrivere una Duse vestita di una tunica bianca con veli verdi nel primo atto, e di una tunica azzurra nel secondo. (Michelotti 1921, Biggi 2001, p. 135, figg. 19,20). Sappiamo tuttavia con certezza che l'allestimento per La donna del mare del 1921 costò a Eleonora Duse una fortuna, stimata dalla Signorelli intorno alle 98.000 lire tra carta pesta per le scene e i costumi (Signorelli 1962, p. 172)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500335655
  • NUMERO D'INVENTARIO 650
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2021
  • STEMMI interno dell'abito - commerciale - Marchio - Charles Worth - Etichetta
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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