Morte del Soldato

monumento ai caduti a cippo,

Il monumento è ubicato presso un quadrivio. L’area di rispetto è delimitata da una cancellata coeva in ferro battuto, a forma di ottagono. Esso si struttura in due parti. Vi è una base a montagna figurata costituita da massi rocciosi, legati fra di loro dal cemento. Su di essa è applicato il lapidario, composto da 7 lapidi: una con l’epigrafe dedicatoria, 3 per i morti nella Grande guerra (2 per i 24 caduti in azione, una per i 13 deceduti di malattia o in prigionia o dispersi), 2 per i 28 morti/dispersi nel conflitto 1940-1945, una esplicativa del cimelio conservato nell'area di rispetto. Al di sopra della montagna figurata, è adagiata la scultura del fante a capo scoperto che muore avvinto alla bandiera d’Italia. Essa è di grandi dimensioni, e di notevole impatto. È alquanto dettagliata nei particolari della divisa: fasce mollettiere, scarponi, giberne, giubba. Per tutti i morti è specificato: grado, cognome, nome, anno di nascita. Nell'area di rispetto è conservato come cimelio un mortaio completo da 120 mm dell’esercito germanico. Nel 2021 l’Amministrazione comunale ha collocato un’ulteriore lapide in memoria del Milite ignoto

  • OGGETTO monumento ai caduti a cippo
  • MATERIA E TECNICA Bronzo
    CEMENTO
    Marmo
    PIETRA
  • ATTRIBUZIONI Monti Francesco Riccardo (attribuito): scultore
  • LOCALIZZAZIONE Via Vittorio Emanuele
  • INDIRIZZO Via Vittorio Emanuele, Pavone Del Mella (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Un primo ricordo ai morti in guerra di Pavone si era concretizzato nel 1921 a cura del locale circo giovanile cattolico per mezzo di una caratteristica lapide (cfr. specifica scheda di catalogo). In seguito, nel 1923 sorse un comitato ad hoc per l’erezione di un monumento. Tuttavia, ragioni di divergenze politiche – le fonti consultate non approfondiscono quest’aspetto, di fatto legato al clima da guerra civile del tempo – fecero naufragare l’iniziativa. Risulta, però, che domenica 8 novembre 1925 fu inaugurato il monumento ed il viale della Rimembranza. Della manifestazione si appropriarono i fascisti, il cui regime era in via di consolidamento dopo aver superato la crisi legata al delitto Matteotti, come testimoniano la presenza dell’avv. Enrico Bozzi quale oratore ufficiale ed il silenzio sulla cerimonia da parte della stampa bresciana non fascista. Su questo manufatto sono opportune 2 precisazioni. La prima, di carattere storico-artistico e socio-psicologico, riguarda la statua. Essa rappresenta la morte del soldato, riscontrata anche nei manufatti di Pompiano, Volta e Badia di Brescia. La posa è un poco retorica, più da oleografia risorgimentale. Infatti, durante la guerra, fra le decine di migliaia di decessi sul campo, fu raro vedere scene simili, per lo più nell’estate del 1915 – anche in seguito, però, accadde – perché la bandiera del reggimento, in genere, non veniva portata fra le primissime ondate degli attacchi. La ricostruzione, qui, è certo funzionale al messaggio che si voleva tramandare ai posteri: la morte per la patria. A parte ciò, la scena è davvero realistica, nei dettagli della divisa, nella posa e nei tratti del morto, e grazie anche a quel tipo di rocce su cui è disteso l’agonizzante; per una sorta di strana alchimia, sembra davvero di essere là, sui campi battaglia. Nel 1926 lo scultore Monti, che aveva fatto la guerra in artiglieria, modellò il monumento ai fanti morti del 65° reggimento nella caserma De Sonnaz a Piacenza (nel 1915-1918, invece, l’unità aveva avuto sede a Cremona, reclutando per lo più cremonesi e bresciani della bassa). Se si procede ad una analisi iconografica comparata, risulta che quel lavoro fu l’unione di 2 monumenti da lui fatti nel Bresciano: Fiesse, che sarebbe stato inaugurato nel 1929 (cfr. specifica scheda compilata in precedente campagna), per la scultura del fante a petto nudo col tricolore; e Pavone, per la montagna figurata e per il morente su di essa riverso. La seconda osservazione, invece, è sul mortaio. Il cimelio non è riferito alla Grande guerra, ma bensì alla fase finale del conflitto 1940-1945. Infatti, nel corso della ritirata dell’esercito germanico dalla linea gotica attraverso la valle del Po, il 28 aprile una colonna si scontrò con gli insorti di Pavone e di Cigole. Fu una scaramuccia, che pure costò 3 morti (un insorto di Cigole e 2 militari tedeschi). I 2 mortai della sezione ippotrainata germanica, rimasero come trofei di guerra per decorare i monumenti ai morti nelle guerre nazionali: uno a Pavone, l’altro a Cigole (cfr. specifica scheda di catalogo). La cosa, che è un unicum tra i manufatti censiti in questa campagna di catalogazione, può sembrare una bizzarria, ma riguarda l’antropologia e ha origini ancestrali. Fonti e bibliografia: “Il Popolo di Brescia”, 1925, novembre: 10, La celebrazione di Pavone con la partecipazione dell’avv. Bozzi; 12, Da Pavone Mella. Ancora della inaugurazione del Viale e del Monumento ai Caduti. “Enciclopedia Bresciana”, Pavone del Mella, ad vocem. “Dizionario Bibliografico degli Italiani”, Monti, Francesco Riccardo ad vocem (di G. Fanti). Raccolte Cerutti Emanuele, Montichiari, carte Grande guerra, cartoline del monumento ai morti del 65° fanteria. R. Anni, “Dizionario della Resistenza Bresciana”, Morcelliana, Brescia 2008. E. Cerutti, Bresciani alla Grande guerra. Una storia nazionale, FrancoAngeli, Milano 2017
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303274916
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2023
  • ISCRIZIONI 1a lapide, frontale - PAVONE MELLA / AI PRODI FIGLI / MORTI PER UNA GRANDE ITALIA // GUERRA 1915-1918 // - a incisione - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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