Ritratto di gentiluomo in abito da cacciatore (già identificato come armigero)
dipinto,
Ceresa Carlo (1609/ 1679)
1609/ 1679
Ritratto a figura intera di gentiluomo in elegante abito da caccia, effigiato stante con il cappello piumato e l'archibugio. Fino alla metà degli anni Ottanta del Novecento il personaggio era considerato dalla letteratura un armigero (cfr. Rossi 1987, in Il Seicento; Valagussa 2013)
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Ceresa Carlo (1609/ 1679): pittore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Courtois, Jacques (detto Il Borgognone)
D'enrico, Antonio (detto Tanzio Da Varallo)
- LOCALIZZAZIONE Stezzano (BG)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE “L’acme di realismo dell’individuazione fisionomica si sposa a quella della più grande decantazione formale”, così Ugo Ruggeri nel 1979 descrisse il grandioso ritratto di gentiluomo in abito da caccia, già parte della collezione dei conti Moroni di Bergamo (Ruggeri 1979, p. 26). L’attribuzione a Carlo Ceresa - artista che assieme ad Evaristo Baschenis, è da considerarsi tra i massimi esponenti del Seicento in terra orobica - fu avanzata nel 1953 da Giovanni Testori (nonostante il critico ponesse l’opera ad una cronologia molto avanzata, attorno al 1650, poi rivista dalla letteratura seguente), dopo che nel 1911 l’opera era passata in mostra a Firenze sotto il nome di Jacques Courtois (cfr. anche Caversazzi 1927), ossia il Borgognone delle battaglie forse anche per l’identificazione del soggetto con un “armigero”, mentre più tardi fu avvicinato ai modi di Tanzio da Varallo (Tarchiani 1927). Il gentiluomo cacciatore, secondo Giovanni Valagussa, è “tra le prove d’esordio migliori” del Ceresa, “con la sua fissità rudemente arcaica […] illuminato come spesso capita in questi ritratti più antichi da una luce spiovente e diagonale dall’alto a sinistra”; inoltre nel personaggio è rilevabile “un certo impaccio nella costruzione anatomica”, come se fosse disegnato “sulla base di forme geometriche regolari” (Valagussa 2012, cat. 79). Il dipinto, come accennato, faceva parte della collezione Moroni, raccolta iniziata nel Seicento dal conte Francesco (1606-1679), accresciuta in seguito con nuovi apporti nella prima metà dell’Ottocento, grazie all’impulso di Pietro Moroni (1792-1858); sugli inizi seicenteschi della collezione si veda la "Relazione storica" in allegato al vincolo del 2005, mentre sull'incremento settecentesco della collezione con innesti dalla famiglia Furietti si rimanda a De Franceschini 2014 (Cenni biografici, p. 95). Infine, è noto che Ceresa lavorò nel 1635 per il conte Francesco Moroni in occasione della commissione del ritratto del figlio Alberto, data non troppo distante dalla cronologia proposta da Valagussa per l’opera in esame (1632-1633 ca)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303270218
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
- DATA DI COMPILAZIONE 2023
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0