Figure allegoriche femminili

dipinto,

Dipinto su intonaco di forma ottagonale, collocato all'interno del lacunare centrale del soffitto della camera

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Costa Lorenzo Il Giovane (cerchia): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 4/ Sala dei Marchesi
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Al centro del soffitto un ampio lacunare ottagonale racchiude un dipinto, probabilmente eseguito a secco su intonaco, in grave stato di conservazione: è possibile scorgervi figure alate in sottinsù, recanti un'insegna (?), rami di palma e corone d'alloro. Da alcuni documenti si apprende che l'ottagono fosse stato pensato per accogliere insegne e imprese riferite ai quattro marchesi, con specifica attinenza alle alleanze politiche di ognuno. Una minuta senza data (ma 1578-1579) del conte Teodoro Sangiorgio, appunto intitolata “Le insegne et imprese che s'hanno da pingere nell'ottangolo della soffitta della sala marchionale” (ASMn, A.G., b. 2608, c. 8, cfr. Koering 2013, p. 345 con bibliografia precedente), riporta i soggetti araldici previsti in quest'area: “dal lato [ossia verso la parete ospitante il monumento e la tela dedicati al primo marchese: parete sud] del marchese Giovan Francesco primo marchese di Mantova: il stendardo del generalato di Santa Chiesa con l'harme di Giovan [Francesco], del generalato di Vinitiani, del generalato di Filippo Visconte duca di Millano […]. Nel scudo dal suo lato si pingerano le quattro aquile con il scudetto delle sbarre gialle et nere et li due leoni bianchi. Se vi serà altro campo, vi si pingerà l'impresa del scoglio combatuto dall'onde colli tronchi et fiame [?]. Dal lato del marchese Ludovico che fu il secondo [verso la parete ovest]: il stendardo del generalato del Re di Napoli […]; il stendardo del generalato di Santa Chiesa coll'armi di Pio II; nel scudo dal medesimo lato l'impresa del guanto di ferro; se v'è altro campo quella del cervo [...]. Dal lato di Federico terzo marchese [verso la parete nord]: il stendardo del generalato de gli huomini d'arme di Millano; nel scudo dal medesimo lato l'impresa del crociolo [...]. Dal lato del marchese Francesco che fu il quarto marchese [verso la parete est]: il stendardo del generalato della lega di Alessandro VI, Alfonso re di Napoli, Vinitiani et Ludovico Sforza, del generalato di Vinitiani solo, del generalato dell'imperatore Massimiliano et del Duca di Millano, del generalato degli huomini d'armi del re di Francia; nel scudo l'impresa del Sole”. Il Sangiorgio specifica, per il primo ma anche per i seguenti marchesi, che “non potendo capir tutti”, ossia distinguere le varie insegne, “vi si metteranno li primi”, a garanzia di una corretta leggibilità dell'insieme. Indicazioni simili compaiono nella minuta, anch'essa senza data (ASMn, A.G., b. 2608, cc. 17-24, in Luzio 1890, pp. 399-400), riferita al soggetto delle quattro tele della camera: qui, al termine della descrizione del soggetto previsto per ognuna, Sangiorgio suggerisce specifici “ornamenti” araldici: nel caso del dipinto dedicato a Gianfrancesco, “volendo per ornamento farle qualche insegne se le può fare il stendardo del generalato di Santa Chiesa, quello di Vinitiani et quello del duca di Millano. L'impresa sua fu un scoglio in mezo all'onde nelle quali sono molti tronchi di legno che gettano fiamme”; per Ludovico, “il stendardo del generalato di Santa Chiesa, et del duca di Millano, La sua impresa fu un guanto di ferro con il motto Buena fe no es mudable”; per Federico, “le insegne devono essere con l'arma Visconte. La sua impresa fu un crociolo pieno di verghe d'oro posto al fuoco con il motto Probasti me”; per Francesco infine “le insegne hanno da essere con le arme della lega la quale fu di Papa Alessandro VI, Alfonso re di Napoli, Vinitiani, Ludovico Sforza. Ma principalmente de Vinitiani de quali egli era generale. L'impresa sua fu il Sole”. Come segnalato da Luzio (1890, p. 400, nota 1), la previsione del crogiuolo per Federico è un errore, perchè l'impresa fu adottata dal marchese Francesco II Gonzaga. Il fatto che tali “ornamenti” araldici siano compresi nell'illustrazione del soggetto delle tele potrebbe suggerire una fase di studio della decorazione in cui insegne ed imprese comparissero all'interno dei quadri, e non nel lacunare del soffitto. Come ricordato da Cottafavi (1929) nella relazione del restauro della camera da lui diretto tra 1925 e 1929, un tratto del lacunare ottagonale (quasi un quarto, come ancora oggi ben visibile) “era caduto durante l'invernata perchè già marcito il cannicciato di sostegno”: l'indicazione della tecnica esecutiva rimanderebbe al precedente illustre del soffitto della Camera di Psiche di Palazzo Te, i cui pannelli, ospitanti dipinti a olio, sono costituiti da stuoie di canne ricoperte da sottili strati di intonaco. Il recupero, consistente in un “prudente lavoro di pulizia e di restauro [pittorico]”, fu affidato al pittore Arturo Raffaldini. Non precisabili, in relazione al solo dipinto, le eventuali operazioni effettuate negli anni Sessanta del secolo scorso (dal 1963 ca.) dalla ditta Assirto Coffani, impegnata nel restauro di alcuni stucchi, del soffitto e del registro inferiore delle pareti della camera (Valli 2014, p. 504) né, nel 1996, da parte della ditta Diego Voltolini, %
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267675-2
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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