elementi araldici

soffitto a cassettoni, ca 1506 - ca 1508

La Grotta delle Pause corrisponde al mezzanino basso del piano nobile della controtorre est del Castello di San Giorgio. Il piccolo locale dallo sviluppo longitudinale è arricchito da un notevole soffitto ligneo ad intaglio, dorato a pastiglia e rifinito in blu (il giallo e l'azzurro sono colori araldici dell'estense). I cassettoncini rettangolari dagli angoli smussati, contenenti l'impresa delle Pause musicali, sono completati ai vertici da 4 clipei con l'impresa ripetuta del Lotto; tale modulo compositivo è impreziosito da cornicette variamente modanate. Al di là dello stato attuale piuttosto lacunoso di tutta la decorazione superficiale a pastiglia, largamente perduta, il soffitto venne ridimensionato in lunghezza in occasione del raccorciamento della stanza per la creazione di un nuovo accesso

  • OGGETTO soffitto a cassettoni
  • MATERIA E TECNICA pastiglia/ pittura
  • MISURE Lunghezza: 4.27 m
  • ATTRIBUZIONI Mola Antonio (/ 1532): scultore
    Mola Paolo (/ 1545)
  • LOCALIZZAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Isabella d’Este (1474-1539), consorte del quarto marchese di Mantova Francesco II (1466-1519), in seguito alle nozze celebrate nel febbraio del 1490, principiò la predisposizione di alcuni ambienti privati collocati attorno alla torre di sud-est del Castello di San Giorgio (Sala delle Armi), ancora identificabili nel piano nobile. Oltre all’organizzazione del noto Studiolo con la sottostante Grotta, disposti in allineamento verticale nella controtorre est, l’estense volle allestire anche altri camerini i cui attuali accessi sono presso la Sala delle Armi (dalla quale si raggiunge il mezzanino inferiore della controtorre sud, allo stesso livello della Grotta, dove sono collocati il Camerino dei Nodi e quello delle Catenelle) e la Cappella di Castello (una scaletta sale all’ammezzato più alto del piano nobile dove si trova il Camerino delle Fiamme). La funzione dei piccoli spazi privati è difficilmente ipotizzabile per via della complicata interpretazione terminologica delle fonti: i termini camerino, studiolo e grotta designavano spesso indistintamente i diversi locali; è inoltre documentato che tali stanzini furono sottoposti, con una certa frequenza, a cambiamenti nella destinazione d’uso (Brown 2005). Si ricordano altri due ambienti ugualmente ubicati al primo livello del Castello e certamente ascrivibili all’epoca della marchesa e del consorte: la torre di nord-ovest ospitava quella che è stata probabilmente identificata come camera nuziale di Francesco e Isabella, ovvero la Sala delle Sigle, mentre nella torre di sud-ovest si trovava un grande ambiente voltato a crociera (A1, 30), riccamente decorato, purtroppo modificato per larga parte dalla realizzazione successiva del sottostante Scalone di Enea (o di Castello). Alla morte del coniuge, avvenuta nel 1519, l’estense si trasferì presso la parte trecentesca di Palazzo Ducale, nell’ala sud-occidentale del pianterreno di Corte Vecchia, negli ambienti che già avevano ospitato le consorti dei Gonzaga, quali Paola Malatesta prima e Barbara di Brandeburgo poi. I due ambienti isabelliani dello Studiolo e della Grotta - cosiddetta delle Pause per la presenza della celebre impresa - furono predisposti verosimilmente negli stessi camerini già utilizzati da Ludovico II, in seguito al trasferimento del Gonzaga presso il Castello di San Giorgio, avvenuto intorno al 1459 (Brown 2005). Se nella Grotta, coincidente con la precedente ‘Cameretta secretta’, resta testimonianza del passaggio ludovichiano nella volta di azzurrite al di sotto del soffitto ligneo commissionato da Isabella, delle tarsie che ornavano il ‘Camerino intarssiato’, corrispondente allo Studiolo, non rimane alcuna traccia. Il Grottino di Castello era destinato ad accogliere la collezione di antichità, raccolta che raggiunse oltre 1600 pezzi, secondo l’inventario redatto per i camerini di Corte Vecchia. Come per il soprastante Studiolo, Isabella allestì un locale che aveva già predisposte decorazioni anteriori: le prime notizie documentarie riferibili ad esso risalgono al 1498 (Gerola 1929 che cita da Luzio 1909). Soltanto nel 1506 è rintracciabile un sollecito di Isabella ai fratelli Antonio e Paolo Mola per la realizzazione di otto riquadri in tarsia, identificati con gli sportelli degli stipi superstiti tuttora conservati nella Grotta di Corte Vecchia. [SI PROSEGUE IN OSS - Osservazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267405-4
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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