decorazione pittorica,
Bartolino Da Novara (notizie Notizie Seconda Metà Sec. Xiv-primo Decennio Sec. Xv)
notizie notizie seconda metà sec. XIV-primo decennio sec. XV

La terrazza corona la sommità della torre di nord-est, al terzo piano del Castello di San Giorgio. L'ambiente aperto presenta un tetto a quattro falde sostenuto da una poderosa capriata centrale; lungo il perimetro corre il giro di merli a coda di rondine. L'originario rivestimento dei merli, a campiture dipinte, è ancora visibile in esigui frammenti, circoscritti alle zone meno esposte

  • OGGETTO decorazione pittorica
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • ATTRIBUZIONI Bartolino Da Novara (notizie Notizie Seconda Metà Sec. Xiv-primo Decennio Sec. Xv): architetto
  • LOCALIZZAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Gli ambienti collocati al secondo piano del Castello di San Giorgio, già impiegati come locali di corte da Francesco II Gonzaga e dal figlio Federico II, vennero adibiti nella prima metà dell'Ottocento dagli Asburgo a carceri politiche di massima sicurezza del Regno Lombardo-Veneto. L’utilizzo nel XVI secolo del secondo piano della struttura difensiva come residenza gonzaghesca è testimoniato dalle tracce superstiti di decorazioni pittoriche in alcuni ambienti, pur non essendo nota la destinazione d'uso di tali stanze (non si trattava forse di soli locali ad uso servizio: alcune camere di vaste dimensioni mostrano notevoli complessi decorativi). Effettivamente, la Camera dello Zodiaco dovette essere compresa tra le pertinenze del primo appartamento di Federico II in Castello, che occupò l’ala meridionale del piano nobile intorno alla prima metà del terzo decennio del ‘500, in seguito alla morte del padre (Brown in Belfanti 1988, Ragozzino in Algeri 2003, L’Occaso/Rodella 2006, L’Occaso 2011). Nonostante nella sua ‘Relazione’ del 1880, il professore Giovanni Battista Intra specifichi che «come i Duchi Gonzaga usarono a carcere politico i sotterranei del Castello, i dominatori austriaci usarono a questo stesso scopo le stanze superiori più vicine al tetto, e così questi locali, che non avevano alcuna importanza artistica ne acquistarono una altamente storica» (Valli 2014), già nella seconda metà del Seicento l'ultimo piano venne utilizzato come carcere. Carlo II Gonzaga-Nevers vi fece infatti imprigionare il proprio segretario Angelo Tarachia, in quell'ultimo piano del Castello di San Giorgio ove, ancora nel 1714, il sovrintendente alle fabbriche Giosafat Barlaam Bianchi testimoniava l'esistenza di una "prigione Tarachia" (in diverse celle si conservano iscrizioni tracciate dai prigionieri in epoca pre-risorgimentale). Si deve inoltre ricordare che in alcuni casi documentati, durante il marchionato di Francesco II, «ai prigionieri illustri, come il Bastardo di Borbone, preso alla battaglia di Fornovo, o il condottiero Paolo Vitelli, vengono destinati normali appartamenti o stanze abbastanza luminose dell’ultimo piano», mentre i carcerati di poco conto continuavano ad essere segregati nei sotterranei «tetri e umidi, al livello della fossa» (Bazzotti 1986). In età asburgica (1708-1866, a parte la parentesi napoleonica, che vide tornare gli austriaci a Mantova nel 1815 con la Restaurazione) i piani superiori mantennero la funzione di prigioni: i quattro bracci del secondo piano vennero dunque adibiti a carceri politiche per i condannati d’Alto Tradimento sicuramente entro il 1851-1852, ovvero prima dell'esecuzione dei ‘Martiri di Belfiore’, patrioti italiani giustiziati nell'omonima valletta presso Mantova il 7 dicembre del 1852; già in precedenza era stato tenuto prigioniero nel braccio occidentale il sacerdote Giovanni Grioli, fucilato oltre un anno prima, il 5 novembre del ’51. Il riadattamento asburgico - realizzato probabilmente con l’ausilio di maestranze italiane - comportò, nella costruzione tardo trecentesca di Bartolino da Novara voluta da Francesco I, la messa in opera di una serie di accorgimenti funzionali allo scopo: l’inserimento di robuste tramezze, di solide inferriate a doppia grata (solo Felice Orsini riuscì ad evadere, limando pazientemente le sbarre), di spesse porte con resistenti sistemi di sicurezza e di anelli metallici confitti nelle pareti delle celle (di norma i prigionieri erano legati e un capo della catena era fissato all’anello del muro). Nel lato ovest, dal quale attualmente si accede tramite la scala delle carceri (detta «scaletta dei Martiri» da Cottafavi 1934), si trovano due ali divise dal Corridoio principale delle Carceri: nella parte attorno al torrione di sud-ovest si collocano l’appartamento dell'ispettore delle carceri politiche Francesco Casati (1797-1881), oltre alla citata Camera dello Zodiaco - riccamente decorata in epoca federiciana - divenuta carcere di Ciro Menotti, imprigionatovi per oltre due mesi nel 1831; l’altra ala è organizzata attorno alla torre di nord-ovest, coincidente con la Camera dei Nastri da ricondurre al periodo isabelliano (cella di prigionia di Tito Speri), con il vestibolo per la sentinella su cui si aprono diversi ambienti, originariamente costituenti un’unica stanza, dipinta con un complesso decorativo unitario, poi segmentata con tramezzi a scopo funzionale. [SI PROSEGUE IN OSS - Osservazioni]
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267401-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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