San Giovanni da Capestrano (Santo francescano con stendardo). santo francescano

dipinto,

Affresco strappato e riportato su tela

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LOCALIZZAZIONE Fondazione Casa di ricovero Santa Maria Ausiliatrice
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE È regionevole ipotizzare la provenienza di questo affresco con “San Giovanni da Capestrano” dal complesso monastico di Santa Maria delle Grazie a Bergamo. Il convento francescano osservante delle Grazie, fondato da s. Bernardino nel 1422 e costruito e consacrato insieme alla chiesa nel 1427, fu soppresso nel 1810 (Pantarotto 2018). Ai frati minori subentrò per gestione la Congregazione di Carità che organizzò i locali per La Casa di Ricovero per i poveri (fondata il 5 agosto del 1811 e attiva a partire dall’ottobre dello stesso anno, oggi Fondazione Casa di Ricovero Maria Ausiliatrice), che lì ebbe sede fino al suo trasferimento nel 1915 presso la nuova struttura costruita nel quartiere della Clementina (Mencaroni Zoppetti 2014). Registrato nell’inventario del 2003 genericamente come “Santo francescano con stendardo” la presenza del vessillo con la croce rossa e del trigramma e una piccola croce sul petto permettono di identificarlo come Giovanni da Capestrano. Egli venne nominato da Martino V Colonna inquisitore e svolse per lui importanti missioni. Nel Corso del 1423 si recò a Siena dove incontrò Bernardino e con il quale predicò e intrattenne un rapporto di familiarità e amicizia mai interrotto. Egli si recò a Roma quando Bernardino venne accusato di eresia nel 1426 per aver predicato il nome di Gesù basato sulla devozione del trigramma “HIS”. A Roma Giovanni partecipò alla pubblica disputa dalla quale Bernardino fu completamente riabilitato (Angiolini 2000). Sono questi gli anni di fondazione e consacrazione del convento delle Grazie a Bergamo (1422-1427). Il sostegno di Giovanni da Capestrano nei confronti dell’Osservanza contribuì alla sottoscrizione della bolla “Ut sacra Ordinis minorum religio” nel 1446. Eugenio IV concedeva la definitiva indipendenza degli osservanti da qualsiasi intervento dei ministri provinciali. La presenza di Giovanni da Capestrano vicino a s. Bernardino, e la messa in risalto del trigramma IHS risultano del tutto chiari. La vivezza e la vigorosa resa plastica del volto del santo registra l’assorbimento della lezione bramantesca da parte dello sconosciuto artista artifice degli affreschi aggiornato dalla cultura figurativa portata da Bramante in Lombardia. Bergamo vantava la presenza di opere come la decorazione per la facciata del Palazzo del Potestà, e immediato successo riscossero gli Uomini d’arme realizzati per Gaspare Ambrogio Visconti, o le teste in terracotta realizzate per decorare la facciata di Palazzo Eustachi in Porta Vercellina a Milano (Ceriana e Rossetti 2015, schede III.2-8 pp. 193-195, III.11 pp. 196-197). Per i due santi francescani in collezione CARISMA si notano inoltre affinità con altre opere che presentano elementi afferenti alla stessa temperie culturale e che sono state dalla critica in varia misura avvicinate a Bernardo Zenale e al suo ambito. Esse sono il busto di Geremia nel sottarco della seconda cappella entrando a destra nella chiesa di Sant’Agostino a Bergamo, commissionata da Accorsino Carrara tra il 1495 e il 1500 (Rossi 1994, Ceriana e Daffra 2015), e il busto di Guglielmo da Cremona, parte dei tondi con figure di “Magistri Sacrae Paginae” agostiniani, nella biblioteca di Santa Maria Incoronata a Milano realizzato dopo il 1487 (Gatti Perer 1988; P.L. De Vecchi 1994). Una lettura congiunta del san Giovanni da Capestrano con il san Bernardino permette di capire che i due strappi dovevano in origine essere stati realizzati su una stessa parete o comunque in un unico ambiente. Le loro identiche misure, la linea d’orizzonte del pavimento che sembra coincidere in modo molto preciso, così come le cromie sia del pavimento che dello sfondo sono tutti elementi che spingono in questa direzione. I grandi dischi raggiati con il trigramma di Gesù, ripetuti dovevano apparire luminosi e splendenti sul fondo scuro marrone e carminio del pavimento. Purtroppo non è dato di sapere dove potevano trovarsi le figure dei due santi nel contesto del convento forse nella biblioteca o forse in qualche ambiente preposto a riunioni, purtroppo le ristrutturazioni e distruzioni di parti del convento durante il corso del XIX secolo non consentono ad oggi di formulare un’ipotesi dirimente (Mencaroni Zoppetti 2014)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303243574
  • NUMERO D'INVENTARIO N. 54
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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