San Giovanni da Capestrano con Santo vescovo e San Giorgio martire
dipinto,
1601 - 1650
dipinto
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 140 cm
Larghezza: 141 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Bresciano
- LOCALIZZAZIONE Pralboino (BS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto in esame è da considerarsi opera di valore devozionale per le figure dalle forme rigide e dai tratti convenzionali e per l’ingenuità dell’ambientazione. Sullo sfondo è probabile che sia raffigurata una veduta del fiume Mella, che segna il territorio di Pralboino. L’anonimo pittore della pala di Pralboino è da collegare all’autore che, nella prima metà del Seicento, dipinge la “Vergine in gloria con i santi Gaudenzio e Alessandro” (conservata nella Pieve della vicina Ostiano e pubblicata da G. Merlo nel contributo citato in bibliografia di confronto), tali sono le analogie nell’impostazione e nelle figure dei due santi laterali. Per quanto riguarda la figura del santo, che ostende la croce al centro del dipinto di Pralboino, i contributi più recenti di Bruna Viscardi e di Giuseppina Marti (la prima nel contributo citato in bibliografia di confronto, p. 159, e la seconda nella “Relazione di Sopralluogo”, compilata il 16 marzo 1982, citata nelle fonti) tendono ad identificarlo in San Giovanni da Capestrano. Entrambe le studiose, inoltre, concordano sul carattere “mediocre” dell’opera. Nel “Primo Inventario degli effetti mobili e arredi della Chiesa esistenti nel soppresso convento di Santa Maria degli Angeli di Pralboino”, compilato nel 1810, invece, la pala in esame era riferita a San Diego d’Alcalà. Anch’egli fu santo dell’ordine minore dei francescani e fu canonizzato nel 1588 da papa Sisto V. Spesso è raffigurato mentre alza la croce e ha l’attributo iconografico del pane. Tuttavia San Giovanni da Capestrano, canonizzato nel 1690 da Alessandro VII, vanta un legame particolare con il territorio di Pralboino, che è raffigurato sullo sfondo del dipinto, dal momento che il 16 febbraio 1451 lascia Brescia per recarsi a Pralboino (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-da-capestrano-santo_(Dizionario-Biografico)/) su invito della famiglia Gambara. Qui risiede presso il convento degli osservanti di Santa Maria degli Angeli e la sua predicazione suscita una tale devozione che nella didascalia della veduta del monastero pralboinese (dipinta nel 1625 circa da Antonio Gandino in una lunetta del secondo chiostro di San Giuseppe a Brescia) si afferma che il convento di Pralboino è stato edificato in seguito all’opera del santo. Appare giustificata, quindi, l'evidenza che assume il santo al centro del dipinto di Pralboino, sottolineata anche dal gesto del santo martire alla sua destra che lo indica con lo sguardo rivolto allo spettatore. Quest'ultimo santo può essere identificato in San Giorgio martire, dal momento che, nonostante l'offuscamento dei colori, nella forma ai piedi del santo con clamide e spada sembra di poter riconoscere la testa di un drago. D'altra parte il culto di San Giorgio (per la figura del martire si rimanda alla voce pubblicata in http://www.treccani.it/enciclopedia/santo-giorgio_(Enciclopedia-Italiana)/) è attestato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli già nel 1597, quando il canonico Antonio Arboreo visita la chiesa dei minori osservanti e ordina di provvedere alla “lapide sacra” dell’altare laterale dedicato a San Giorgio (si veda la Visita Pastorale di Monsignor Zorzi, citata nelle fonti). Più complesso risulta precisare l’identità del santo vescovo con libro, raffigurato a sinistra, potrebbe trattarsi di un’immagine generica di Sant’Agostino o di Sant’Ambrogio (privo, però, del flagello). Pare di poter escludere, comunque, che possa trattarsi di San Bonaventura, il francescano che spesso è raffigurato in abiti vescovili e con il libro ma sempre con il saio che si intravede sotto il piviale e con i sandali ai piedi. E’, infine, da sottolineare la curiosa somiglianza tra la fisionomia del santo vescovo del dipinto e il volto di Gian Francesco Gambara (1533- 1587), figlio del conte di Pralboino Brunoro II Gambara e nipote del cardinale Uberto Gambara, che fu cardinale e vescovo di Viterbo. A Roma fondò la Compagnia per assistere la “nazione bresciana”, ossia i nativi di Brescia e le loro due generazioni successive. Alla sua morte le sue proprietà bresciane andarono a Maffeo Gambara (per il profilo del cardinale Gambara si veda la voce curata da Michele di Sivo, pubblicata in http://www.treccani.it/enciclopedia/gianfrancesco-gambara_(Dizionario-Biografico)/)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300185318
- NUMERO D'INVENTARIO Pralboino. Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Inv. Dem
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2013
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0