Gli Ossessi. Gli Ossessi
dipinto,
1876 - 1876
Morelli Domenico (1826/ 1901)
1826/ 1901
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Morelli Domenico (1826/ 1901): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Durante il prolungato soggiorno di Verdi a Napoli nel 1873 l'amicizia tra il musicista e Morelli si rinfrancò. Il primo incontro era avvenuto nel 1858 e in tale occasione il pittore aveva eseguito il ritratto del musicista, che però giungerà a Verdi solo nel 1896 (si vd. la lettera di Morelli a Ximenes in P. Levi, 1905, pp. 92-93 e pp. 95-96). Seguì nel 1871 l'invito da parte del pittore a dirigere il Conservatorio di Napoli (nel '70 era morto Mercadante), ma il Maestro rifiutò. Verdi desiderava intensamente possedere un'opera importante del pittore e, a partire dal 1873, la chiede insistentemente. Finalmente l'artista inizia a lavorare ad un quadro per il musicista: si trattava del Cristo in Galilea, che però non giungerà mai. Il 13 settembre 1873 il musicista scrive lamentandosi di non aver ricevuto ancora i busti di Gemito e con impazienza chiede a Morelli: "Dunque? (...) hai lavorato? ed ora cosa stai facendo? (...) parlo sempre del mio quadro; chè del resto poco m'importa. Quando tu avrai finito il mio Cristo, allora m'importerà moltissimo di quello che farai, ma ora, caschi il mondo non m'importa! Basta che io possegga il mio Cristo (...)". Sembra che poi il quadro sia stato invece acquistato dal mercante parigino Goupil. Il 3 agosto 1876 Verdi ancora non ha ottenuto nessun'opera e scrive a Morelli, che gli aveva inviato le fotografie di due sue cose, da Sant'Agata "Sei un grande infame ma sei un gran poeta! Che stupende composizioni. Per questo te ne voglio maggiormente, perchè se fai dei capi d'opera, non capisco perchè non ne fai uno per me!!! Tu l'hai promesso! Credi tu sia cosa da nulla mancare di parola ad un maestro di musica? Non sai tu che io sono perfino capace di un delitto?" e, sempre scherzando, dice che potrebbe venire a Napoli per rubare un quadro e dar fuoco al suo studio. E Morelli risponde: "Io non vi ho mandato nulla di quello che ho fatto, perchè niente mi pareva degno di Verdi (...). Io avevo cominciato un quadro proprio tutto per voi" ma non è riuscito ad ultimarlo e ne aveva iniziato un altro, ma anche questo non era stato compiuto. I due dipinti erano la "Buona Novella" (o Cristo in Galilea) e "Gli Amori degli angeli". Infine "Vi è un terzo quadro cui ho lavorato molto (...) Rappresenta Gli Ossessi del Vangelo. Il titolo non fa supporre il quadro, poichè non è un fatto speciale che si trova negli Evangeli sinottici e non saprei come dirlo con la parola. E' un luogo solitario, una valle deserta, arida, dove sono le grotte sepolcrali in cui viveveno quegli infelici, cacciati, fuggiti dagli uomini. Gesù di passaggio per quei luoghi, si mischia a quegli sventurati e li consola". E Verdi al pittore il 3 settembre 1876 "Dal momento che sei ai miei ordini, ordino che tu mi spedisca subito il quadro (...)". Finalmente "Gli Ossessi" arriva e Verdi entusiasta invia un telegramma e quindi una lettera "(...) il quadro è bellissimo, stupendo, terribile, sublime, come tu solo sai fare. E' una pittura che è poesia; è poesia che è verita; è verità... e che verità!". Sembra che quando i quadri giungevano a Sant'Agata fosse lo stesso Maestro ad appenderli alle pareti e continuasse a cambiargli posto finchè non trovava la collocazione ideale. Nel 1880 il quadro viene inviato all'Esposizione di Torino insieme ad altre opere di Morelli, tra cui "La tentazione di Sant'Antonio"; Verdi visita la mostra e loda in una lettera (op. cit., p. 228) le opere del pittore . In seguito chiede all'artista consigli per l'Otello, tema che aveva trattato anch'egli ripetutamente. E Morelli invia suggerimenti. In seguito la corrispondenza tra i due diminuisce e sembra cessare dopo il 1896, forse perchè nel 1897 era morta la moglie di Verdi, che sappiamo essere spesso il tramite della corrispondenza verdiana. Del dipinto solo la critica di poco posteriore fa menzione (S. di Giacomo, D Morelli, 1905, p. 93; P. Levi, 1906, p. 195; D. Morelli - E. Dalbono, La scuola napoletana di pittura nel secolo decimonono, 1915, p. 95; V. Spinazzola, D. Morelli, 1925, p. 55; A. Conti, D. Morelli, 1927, p. 44). Riguardo al rapporto tra Morelli e Verdi, A. Conti (op. cit., p. 39) indica come "l'amicizia con Verdi favorì (...) straordinariamente lo sviluppo spirituale di Morelli". Ed osserva inoltre, a proposito dell'Oriente, che "percorsero l'uno e l'altro le medesime regioni e le videro senza averle visitate" (op. cit., p. 27). L'autore mette anche in evidenza a proposito del dipinto in esame che "non soltanto la luce, ma la maggior potenza dell'espressione e tutta la sua anima, entrano negli spazi (...)"; Morelli "sembra aver veduto in sogno l'immensa necropoli di Cirene, e aver voluto dare, con la sua visione, un'immagine fedele del mondo"; e più oltre "questa parte del quadro, nella quale è apparsa la figura di Gesù, è illuminata dall'aurora. La parte opposta è ancora nell'ombra, e il centro è vuoto". In effetti il taglio allungato dell'opera, che il pittore aveva già (vd. annotazioni)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300183874
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
- DATA DI COMPILAZIONE 1999
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI in basso a destra - D. Morelli/ 1876 - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0