Natura morta con uva e pesche, pere, un melone e paesaggio. natura morta con frutta

dipinto, ca 1670 - (?) 1695
Caffi Ludovico (cerchia)
notizie 1644-1695

dipinto con cornice a listello

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Caffi Ludovico (cerchia)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Guidi di Bagno
  • INDIRIZZO Via Principe Amedeo, 30, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fa forse parte di un gruppo di dieci nature morte che gli inventari del Palazzo descrivono sommariamente, senza alcuna indicazione delle dimensioni, nel 1810: “10 quadretti senza cornice in tela dipinti rappresentanti dei fiori e dei frutti”. A monte, riscontro nell’inventario del 1803 la presenza di venti dipinti con fiori, “paesi e fiori” o frutta e fiori, quasi tutti già di proprietà della ex-Camera; considerate le misure, il nostro dipinto è accostabile ai vari quadri misuranti braccia 1x2 o 1½x2. Evidentemente alcune delle tele presenti nel 1803, o perchè rovinate o per altro motivo, escono dal Palazzo entro il primo decennio del XIX secolo. La presenza della decina registrata nel 1810 si segue costantemente e senza variazioni negli inventari ottocenteschi, almeno fino al 1875; non vi sono quindi aggiunte, in quel lungo lasso di tempo, di dipinti con questo soggetto. Tra quei quadri bisogna evidentemente identificare il 785 e le altre nature morte oggi presenti in Palazzo. Sia nel registro d’inventario statale (1948) sia nell’inventario generale (1949), il quadro è descritto come opera di scuola lombarda del Settecento. Una proposta attributiva viene da Ozzola (1949, n. 200; 1953, n. 200), che avanza il nome di Bernardino Malagoli, accostando il dipinto mantovano a un “soggetto simile” conservato nella Galleria Estense di Modena. Quest’opera, che presenta elementi in comune con la nostra tela ma un livello qualitativo superiore, è attribuita al misconosciuto Bernardino Malagoli (Medolla 1785-1859) da Pallucchini (1945, p. 77 n. 138, su suggerimento di Giovanni Forghieri) per affinità con dei quadretti del Museo Civico di Modena. Questa attribuzione comporterebbe una datazione della tela nel XIX secolo, ciò che è impossibile, sia per i caratteri formali del dipinto, sia per la sua probabile presenza in Palazzo già nel 1803. In anni più recenti la figura di Bernardino Malagoli è praticamente scomparsa: già la Biagi Maino (in La natura morta 1989, p. 434) toglie a Bernardino due nature morte della Pinacoteca di Forlì, per restituirle al padre Francesco Malagoli, documentato nel 1776 e autore di due nature morte conservate a Bologna (Collezioni comunali d’arte), firmate sul retro “Francesco Malagoli Modenese attivo a Mantova” (D. Biagi Maino, scheda 10, in La natura morta 1989, p. 434), città nella quale opera per il conte Riva. In seguito vengono rese a Francesco tanto la tela della Galleria Estense di Modena (D. Benati, G. Mancini, in La natura morta 2000, p. 240), quanto le tele dei Musei Civici della stessa città (D. Benati, scheda 77a-c, in Musei Civici di Modena 2005, pp. 102-103); gli sono anche riferite due Nature morte del Castello Sforzesco di Milano (inv. 244-245; A.G. De Marchi, schede 941-942, in Museo d’Arte Antica 2000, pp. 171-172). Il nostro quadro non mi pare tuttavia presentare reali affinità con alcuna delle opere sinora citate e forse l’unico elemento in comune è la presenza dell’uva; i dipinti di Francesco Malagoli sono caratterizzati da una pittura elegante e luminosa, mentre la tavolozza terrosa e impastata e la barocca pienezza della tela mantovana mi suggeriscono di cercare un’alternativa cronologicamente anteriore, che rimane comunque un’opzione possibile. Credo che il nostro dipinto si possa studiare in direzione di Ludovico Caffi. A partire dalla Fruttiera del Palazzo Comunale di Cella Dati, il catalogo di Ludovico, marito della più celebre Margherita Caffi, è stato recentemente ricomposto (Bocchi, Bocchi 1998, p. 72; Bocchi 2002, pp.170-171). Analogo è l’impianto delle sue nature morte, in cui spesso l’uva è protagonista; anche la materia pittorica di Ludovico è però più preziosa di quella della nostra tela ed egli usa comporre le sue tele scalando su piani paralleli la frutta. Ludovico ha probabilmente operato per Mantova, poiché tre quadri di fiori “del Caffi” si trovavano nella collezione di Ferdinando Carlo Gonzaga (Meroni 1976, pp. 74 e 76) e nella divisio bonorum dell’eredità di Francesco Nicola Gonzaga (ASMn, Archivio Notarile, not. Giovan Battista Tirelli, b. 3115, 22 ottobre 1793, nn. 762 e 798) vi sono “Tre quadri di fiori del Taffi [sic] Cremonese” e altri “Due quadri di fiori del Caffi”. L’accostamento al Caffi comporta una datazione alla sconda metà del XVII secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152036
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 785
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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