Tempesta marina. tempesta sul mare
dipinto,
ca 1650 - ca 1680
Poli Biagio (notizie Sec. Xvii/ Seconda Metà)
notizie sec. XVII/ seconda metà
dipinto con cornice lignea modanata e dorata
- OGGETTO dipinto
-
ATTRIBUZIONI
Poli Biagio (notizie Sec. Xvii/ Seconda Metà)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
- INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La Tempesta di mare entra forse nelle collezioni demaniali alla fine del Settecento, dalla foresteria dell'eremo dei Camaldolesi di Bosco Fontana (E. Antoniazzi Rossi, in Antologia 2006, p. 000 n. 1). Il quadro potrebbe essere infatti riconoscibile tra i "2 quadri cornice nera, l'uno una tempesta di mare, l'altro un porto. lire 9 - lire 18" depositati in Palazzo il 22 gennaio 1793, come annotato su un'addenda al registro inventariale del 1787 (p. 91 n. 112) tuttora conservato in Soprintendenza. Del "porto" si perdono subito le tracce, ma l'abbinamento dei due temi "è interpretabile come una metafora di due situazioni dialettiche costanti della realtà esistenziale dell'uomo" (E. Antoniazzi Rossi, in Antologia 2006, p. 000 n. 1), secondo uno schema ben attestato dalle fonti ma oggi scarsamente documentato da opere (GOEDDE 1989, pp. 156-161). Il nostro quadro - del quale non sembrano esserci tracce in documenti successivi - è studiato per la prima volta da OZZOLA (1949, n. 241; 1953, n. 241), che lo dice "firmato su una vela: Biagio Poli Gen.", che scioglie in "genovese". In verità la scritta è oggi non facilmente interpretabile. Non ci sono dubbi sul nome di battesimo e sulle prime tre lettere, "Pol", del cognome, mentre le ultime lettere si prestano a interpretazioni diverse. L'ipotesi che si tratti di un artista genovese non contrasta con la supposta provenienza dell'opera, giacché nell'eremo di Bosco Fontana Carlo I Gonzaga Nevers impegnava il sarzanese Fiasella. Non sembra invece che il nostro artista sia imparentato con i Poli pisani, autori di paesaggi difficilmente confrontabili con la nostra marina. OLSEN (1961, p. 84) le accosta un brioso Cristo sul lago di Galilea a Copenhagen (Statens Museum for Kunst, inv. 4036), riferita a Marco Ricci da Lionello Venturi prima del 1933 (Jacob Helbo Bøstrup Jensen, com. sc. 2010), ma che la GREGORI (1975, p. 79 nota 12) assegna invece a Giovan Battista Pianca. Un Biagio pittore di paesaggi verso la metà del Seicento è quel Biagio Lombardo, nato a Venezia nel 1617 ma attivo a Este, dove sarebbe morto nel 1665 (COGO 1997); gli si attribuiscono un Paesaggio nel Musée des Beaux-Arts di Bordeaux (che però sembra opera settecentesca, forse di Marco Ricci) e un disegno raffigurante un Uragano presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe di Roma, datato però 1679 (inv. F.C. 125142 dal vol. 157 G 5; RUGGERI 1989, p. 102 n. 52); questo foglio è per certi versi vicino alla tela mantovana. PALLUCCHINI (1981b, I, p. 316) nota che il nostro dipinto è stilisticamente debitore di Monsù Montagna, ovvero Renaud du Mont, e suppone che l'opera non possa cadere molto oltre la metà del Seicento. L'Antoniazzi Rossi rileva ulteriori affinità tra la poetica di "Poli" e gli esiti, caratterizzati da simile libertà pittorica, di Antonio Marini e Bartolomeo Pedon. Molto originale è l'impaginazione del quadro, in cui la nave travolta dalle onde è fuori dall'asse centrale, mentre la pittura di tocco vi è "risolta in puro colore". Analogie compositive ed esecutive si possono anche riscontrare tra la nostra tela e la Tempesta di mare dell'anversano Jan Peeters al Kunsthistorisches Museum di Vienna (inv. GG 447). Alla metà del Seicento a Mantova devono essere giunte alcune pitture non dissimili da quella in esame. Carlo Borzone scrive da Genova il 2 marzo 1655 a proposito del "quadro di tempesta di mare" dipinto dal fratello Francesco Maria e inviato a Carlo II (ASMn, AG, b. 791), mentre Giovanni Benedetto Castiglione in una lettera del 14 giugno 1659 annuncia l'invio - ancora da Genova - di "due fortune di mare di mano del Montagna, alti palmi quatro e longhi palmi cinque" (MERONI 1971, p. 26); una "fortuna di mare" del pittore è nel 1709 tra i beni del fu Ferdinando Carlo Gonzaga (MERONI 1976, p. 60), ed è forse la Marina recentemente passata sul mercato antiquario (Sotheby's, New York, 5 ottobre 2001, lotto 71). Tra i pochissimi esemplari di pittura di burrasca rimasti a Mantova, occorre ricordare un'ampia tela nel fregio del salone di Belgrado in palazzo Sordi, vicina a Giovanni Canti e dipinta sul finire del XVII secolo. Per un semplice refuso, un'immagine del dipinto mantovano è pubblicata da PALLUCCHINI (1981b, II, fig. 1059) con una didascalia che lo riferisce a Matteo Plattemberg e lo indica presso la Pinacoteca Tosio-Martinengo di Brescia
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152030
- NUMERO D'INVENTARIO St. 726
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
2013
- ISCRIZIONI sul retro della cornice - Serra - a matita - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0