ritratto di Giulia d’Este
dipinto,
ca 1609 - ca 1609
Peranda Santo (1566/ 1638)
1566/ 1638
dipinto con cornice lignea riccamente intagliata e dorata
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Peranda Santo (1566/ 1638)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
- INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dal palazzo dei Pico a Mirandola, ove rimane sino al 1716 e dove è verosimilmente inventariato nel 1649-1650 come “ritratto della Sig.ra Principessa Giulia d’Este in piedi” (Castello di Mirandola 2006, p. 250). Trasferito a Mantova, è riconosciuto come opera di Sante Peranda – certo grazie alla firma del pittore (“santo peranda f.”) in basso a destra – ma descritto come “Dama con la serva negra” sia nell’inventario del 1937, sia da Ozzola (1946, p. 6 n. 6; 1949, n. 11; 1953, n. 11). La Marchiori Ascione (1958, p. 128) vi ravvisa le fattezze della principessa Giulia, primogenita di Cesare d’Este e Virginia de’ Medici e così l’opera è ancora concordemente indicata. Giulia, nata nel 1588, è ricordata come donna di notevole bellezza e intelligenza, protettrice delle arti e figura di forte personalità; a dispetto d’un interessamento di Rodolfo II, che sortisce un ritratto dipinto nel dicembre 1603 da Hans von Aachen da perduto, Giulia muore nubile nel 1645. Il principe di Mirandola, Alessandro I Pico, scrive il 5 febbraio al duca di Modena con la richiesta di alcuni ritratti, tra cui quello della cognata Giulia, “per adornamento della mia Galleria, et trovandosi qui al mio Ser.tio un pittore assi buono”, ovvero il Peranda, che viene inviato a Modena nel mese di aprile – e in novembre assieme al figlio Michelangelo (Campori 1855, p. 355) – allo scopo di eseguire quelle tele. Una copia autografa del ritratto di Giulia è inviata a Modena nel 1611 e di ulteriori versioni si ha notizia in documenti del 1620 e del 1621. La nostra tela – a lungo conservata nella galleria degli antenati di Mirandola – dev’essere tuttavia il prototipo della serie e databile di conseguenza al 1609. Il ritratto mostra la principessa intenta con la mano sinistra a prendere un fiore da un vaso di cristallo (in cui è evidente un pentimento) offertole da una serva di colore, la quale si inserisce dinamicamente nella scena scostando una tenda che lascia intravedere un colonnato. L’impressione di sfarzo è aumentata dai bagliori dorati della veste indossata da Giulia, ma anche la serva è riccamente adorna e accresce la bellezza dell’immagine (“a rich jewel in an Ethiop’s ear” è oggetto d’ammirazione pochi anni prima in W. Shakespeare, The Tragedy of Romeo and Juliet, I, 5, 43-44) [anche nel quadro di Giulio Coralli all’Ala Ponzone, inv. 1836]. La sua presenza, paragonabile a quella del paggetto di colore nel Ritratto di Laura Dianti di Tiziano (Kreuzlingen, coll. Heinz Kisters) o, in ben altro contesto, alla donna nell’Olympia di Manet, va probabilmente riferita all’uso dei mori come servitori nelle corti dell’epoca (Devisse, Mollat 1970, pp. 187-195). Emergono prepotenti nel dipinto ricordi della pittura veneziana del Cinquecento, tanto nella scelta di un ritratto dinamico e non rigidamente da parata, quanto nel vaso di fiori, che è interpretato come citazione dall’Annunciazione di Veronese ora nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152003
- NUMERO D'INVENTARIO St. 26
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
2013
- ISCRIZIONI in basso a destra - SANTO PERANDA F - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0