Sibilla Tiburtina

dipinto, ca 1540 - ca 1545

dipinto con cornice lignea, modanata e dorata

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Caroto Giovanni Francesco (1480 Ca./ 1555)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Agli inizi del Novecento il restauratore orobico Luigi Boccalari è molto attivo a Mantova, affiancato, soprattutto negli ultimi anni, dalla moglie Maria Mattioli (vd. Introduzione, p. 000; Torresi 1999, p. 28; Torresi 2003, p. 50). Boccalari muore nel 1918 a Firenze e nello stesso anno la vedova propone alla Soprintendenza di Mantova l’acquisto del quadro in questione, che si offre di consegnare, restaurato, alla cifra di 250 £ (Scalcheria, b. 186). Si tratta, secondo la stessa Mattioli, di un «quadretto in tela, di scuola veronese, rappresentante un frammento di “Sibilla”». Pacchioni conduce l’acquisto dell’opera da parte della Soprintendenza e, in una lettera del 24 settembre 1918, la attribuisce al Caroto. La restauratrice non ci informa tuttavia sulla provenienza della tela. Il riferimento al Caroto è proposto, seppure con un punto interrogativo, anche da Giannantoni (1929, p. 49) e, senza dubbi, da Ozzola (1946, p. 10 n. 30; 1949, n. 62; 1953, n. 62), che è anche chiaro nel riferirsi a Gian Francesco. Per la Perina (1961, p. 372), il quadretto è solo prossimo stilisticamente all’artista veronese, mentre Del Bravo (1964, p. 14) accoglie l’attribuzione, che non è rifiutata neanche dalla Franco Fiorio (1971, p. 59-60 nota 13) ed è ancora accettata da Marchiori (in Brugnoli 1974, p. 170). Interrompe la sequenza la Cuppini (1981, p. 490), secondo la quale il nostro dipinto spetta alla fase più evoluta di Giovanni Caroto, fratello minore di Gian Francesco, e trova adeguato confronto con le Sibille monocrome affrescate nella villa Del Bene di Volargne (Verona). Gli affreschi citati dalla Cuppini sono realizzati nel quinto decennio del secolo; ciò implica una cronologia difficilmente anteriore al 1540 per la nostra tela, ma oggi non possiamo più adoperare quel testo pittorico come pietra di paragone: sappiamo infatti, grazie a una scoperta archivistica di Varanini (1996), che il valtellinese Nicolò Crollalanza ha una parte importante nella realizzazione di quegli affreschi (in ultimo: A. Zamperini, scheda 179, in Gli affreschi nelle ville venete 2008, pp. 543-550). Guzzo (2001) inserisce nel catalogo del lombardo anche la tavola tripartita con Sant’Agostino, Santa Marta e Santa Monica, dei depositi di Castelvecchio, ma non sembra che la nostra tela debba essere ridiscussa in quel problema: parrebbe anzi che essa vada restituita alla tarda attività di Gian Francesco, facendomi forte anche del parere orale espressomi da Sergio Marinelli. Il confronto va fatto con gli affreschi nei pennacchi della navata centrale di Santa Maria in Organo, o con l’Artemisia del Museo di Castelvecchio (inv. 000), copia di un dipinto del Giampietrino, appena più levigata della nostra Sibilla. [per Trevisani, Alessandro Turchi verso il 1630] Quanto al soggetto, ritengo si possa precisare che nel dipinto è rappresentata la Sibilla Tiburtina, per via del "X" sulla tabula ansata. Nella sequenza proposta da Lattanzio (Divin. Instit., lib. I, cap. VI): “decima Tiburtem, nomine Albuneam, quæ Tiburi colitur ut dea, iuxta ripas amnis Anienis, cuius in gurgite simulacrum eius inventum esse dicitur, tenens in manu librum: cuius sortes senatus in Capitolium transtulerit”
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151979
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 689
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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