Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e una santa, con due devoti inginocchiati
dipinto,
ca 1525 - ca 1535
dipinto con cornice ottocentesca intagliata e dorata
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
- INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto viene acquistato nel 1939 dallo Stato, con diritto di prelazione, per 12000 £ dal marchese Bonifacio Canossa. Non sappiamo da quanto tempo il dipinto si trovasse nella collezione veronese e non mi pare lo si possa identificare negli inventari dei Canossa del 1755 (Guzzo 2004) e del 1781 (Avena 1913). Il dipinto giunge al Palazzo Ducale di Mantova con un’attribuzione al veronese Francesco Torbido che Santangelo (1940, pp. 71-72) accoglie. Allo studioso si deve la più accorta analisi del dipinto; egli esclude infatti i nomi del Caroto e del Cavazzola, con i quali pure trova delle affinità, fa balenare il nome del Badile ma infine punta sul Torbido alle date 1510-1516. Egli lamenta uno stato di conservazione non eccelso, che non gli permette di sbilanciarsi sulla datazione dell’opera, che ritiene alta, “a causa dell’acuto raffaellismo delle forme del corpo del Bambino”; pensa infine che vi possano essere ridipinture “nella veste della Vergine, ma anche e soprattutto nelle membra del Bambino”. In seguito Ozzola (1946, p. 10 n. 25), ricordando l’attribuzione al Torbido, suggerisce che la tela possa piuttosto spettare al piemontese Sebastiano Novelli, poiché rileva affinità (a mio avviso inesistenti) con la pala di quel pittore in San Sisto a Piacenza, datata 1546. In seguito egli preferisce tornare sui suoi passi e schedare il dipinto come opera del Torbido (Ozzola 1949, n. 57; 1953, n. 57). Anche Marani (1960, p. 25) accenna a un dipinto del Torbido nel Palazzo Ducale, alludendo evidentemente a questo. L’attribuzione è tuttavia, giustamente, esclusa dalla Repetto Contaldo (1984, p. 64 n. A20), secondo la quale il dipinto mantovano “non possiede alcuna caratteristica delle sue opere note”. Che il quadro sia opera veronese o dell’entroterra veneto non mi pare da mettersi in dubbio. La composizione en plein air, la Madonna e il Bambino che stagliano sulla vegetazione, la posizione dei committenti e dei loro santi patroni (Giovanni Battista e una santa non identificata), ricordano la pittura palmesca e le Sacra Conversazioni veneziane di primo Cinquecento. Il gruppo centrale, la Madonna col Bambino, cita naturalmente la gloria della Madonna di Foligno di Raffaello (1512), la cui invenzione può essere giunta all’autore della nostra tela attraverso l’incisione di Marcantonio Raimondi; in questa ripresa stà l’eclettismo di fondo dell’immagine. Il paesaggio è di matrice nordica, ricorda i dipinti del Giolfino nell’intonazione astratta e glaciale delle montagne sul fondo e pure la saturazione cromatica e il morbido chiaroscuro, che hanno suggerito il nome del Torbido, mi sembra si possano spiegare con un artista scaligero o veneto. La tela mantovana credo si possa datare attorno al 1530 poiché ancora non mostra traccia dell’evoluzione manierista dell’arte veneta. Nonostante sia Sergio Marinelli che Mattia Vinco (com. or.) dubitino che il nostro dipinto sia un'opera veronese, non escludo che possa spettare a Giovanni Caroto, per confronto con l'Autoritratto con la moglie Placida del Museo di Castelvecchio di Verona (inv. 1347-1B239)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151974
- NUMERO D'INVENTARIO St. 637
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
2013
- ISCRIZIONI sul telaio - M.sa Carlotti / Fuori cassa N° 28 - a pennello - italiano volgare
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0