Madonna con Bambino tra san Domenico e altro santo (Luca?)

dipinto, ca 1340 - (?) 1350

affresco strappato e montato su alveolare

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • AMBITO CULTURALE Ambito Emiliano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ricco complesso di San Domenico in Mantova viene raso al suolo negli anni Venti del XX secolo, lasciando in piedi solamente il campanile, che gode all’epoca di una “fortuna critica” autonoma e decisamente superiore al resto della fabbrica, databile alla ricostruzione avvenuta nel 1768 per opera dell’architetto romano Pietro Torelli, e interamente demolito. Già verso il 1880 Intra, incaricato di redigere un elenco dei principali monumenti della città, menziona il campanile di San Domenico isolandolo dal resto del vasto complesso. Alla base del campanile “si veggono bellissimi dipinti della fine del Quattrocento”, secondo una relazione manoscritta di Giovan Battista Intra del 1891 (ASMn, Prefettura, 1-14-3, anno 1892), mentre nel 1916 lo stesso scrive che “In una camera interna di questo campanile si veggono preziosi affreschi, che si credono del Cinquecento, di ottimo pennello” (Intra 1916, p. 131): pare assai poco probabile che si stia soffermando su “i meravigliosi affreschi che adornano al primo piano l’interno della torre e che per molti segni si possano attribuire alla seconda metà del 1300” che Cottafavi, cinque anni dopo, descrive (Cottafavi 1921). Nel 1967 l’affresco viene strappato dall’ordine superiore del campanile e la sua posizione all’interno dell’architettura si evince da una anteriore fotografia, conservata nell’archivio della Soprintendenza. Da essa deduco inoltre che la rappresentazione era a figure intere, anche se all’epoca delle fotografie (1960 circa) la parte inferiore dell’affresco era quasi del tutto perduta. La datazione dell’affresco è posta alla metà del secolo da Paccagnini (1960, p. 268) e dalla Matalon (1963, p. 461); Paccagnini in seguito (1969, pp. 127-128) ribadisce la stessa collocazione temporale, assieme a un riferimento stilistico a un “pittore post-giottesco” partecipe di una “cultura lombarda, venata di accenti toscani”; egli rende anche conto dello strappo avvenuto nel 1967, effettuato per salvare l’affresco da eccessivo deperimento. Successivamente Bazzotti si occupa dell’opera, spostandone la datazione verso l’ultimo quarto del Trecento e rilevando legami “con la cultura veneta influenzata dall’arte di Tomaso da Modena” (Bazzotti 1993, p. 270), mentre la Spanio (1997, pp. 407-408) ne anticipa l’esecuzione al quinto decennio del Trecento e nota piuttosto riferimenti formali al Maestro dell’Albero della Vita e al Maestro di San Biagio di Ravecchia. Del tutto improbabile l’accostamento alle pitture delle due absidiole della pieve di Santa Maria a Cavriana, proposta dalla Gennari (2005, pp. 113-114; 2007, pp. 128 e 130), opere di cultura emiliana di due diversi momenti del XIV secolo; la Pedrazzini recentemente riferisce di una datazione al secondo quarto del secolo (2007, pp. 10 e 22). L’affresco presenta un fare emiliano, nelle bocche strette quasi vitalesche; partecipa però a una cultura ancora legata allo pseudo-Jacopino e, a parere di Andrea De Marchi (com. or.), è accostabile all’autore del dossale di Reggio Emilia (su cui: D. Benati, scheda 2, in La Galleria Antonio Fontanesi 1998, pp. 53-55), ben anteriore tuttavia all’affresco mantovano
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151954
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 2041
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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