stele funeraria a edicola, 1 - 99

Stele a edicola ricomposta da due frammenti, in marmo bronzetto di Verona, lavorata a martellina, con ordine pseudoportante costituito da pilastri a fusto liscio con capitello corinzieggiante decorato da due ordini sovrapposti di foglie piatte e larghe segnate da una nervatura centrale e al centro da due caulicoli ai lato di uno stelo coronato dal fiore d'abaco. L'architrave, probabilmente liscio, è coronato da un listello sporgente e dal timpano, decorato alla base da un listello e lungo gli spioventi da un listello e uno sguscio. Nel frontone campeggia una maschera, priva dei tradizionali attributi gorgonici. A destra si conserva parte di un acroterio a tutto tondo, irriconoscibile; sull'apice del timpano si imposta una piccola base squadrata per un altro acroterio ora perduto. Nell'interpilastro è scolpita l'iscrizione, in scrittura capitale con grandi e belle lettere a solco a sezione angolare e interpunzioni; si nota una T longa nella seconda riga. La stele è mutila della parte inferiore e degli acroteri. Varie sono le scheggiature. Rilavorazione nella parte superiore, con asportazione dell'architrave e di parte del capitello destro

  • OGGETTO stele funeraria a edicola
  • AMBITO CULTURALE Produzione Italia Settentrionale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La stele proviene dalla frazione di Castellaro Lagusello nel comune di Monzambano (MN, I.G.M. F. 48 III SE mm. 195/182). Già nota nel XV sec. fu rinvenuta più tardi a Piubega (MN) nel giadino della vedova Mazzi. Presente dal 1779 al museo dell'Accademia di Mantova, fu trasferita nel Palazzo Ducale a seguito della convenzione del 1915 tra lo Stato Italiano e il Comune di Mantova. Le grandi dimensioni della stele, oltre alla sobrietà e alla solidità della struttura, inducono a considerarla prodotta nell'arco del I secolo d.C., forse intorno alla metà del secolo; con tale cronologia non è in disaccordo nè nello stile del testo epigrafico nè la paleografia. La gens Quinctia, più spesso Quintia, è piuttosto comune in Cisalpina. Il cognomen della liberta (o meglio conliberta), grecanico, è ricnducibile dal dativo qui riportato a un nominativo Lychnis, documentato in varie forme (Luchinis, Licinis, Luchis: cfr. Forcellini)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300075499
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 12179
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 1983
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • ISCRIZIONI V(ivus) f(ecit)/ C(aius) Quinctius/ C(aii) l(ibertus)/ Primus/ sibi et / Quinctiai/ C(aii) l(ibertae) / Lycinini - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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