Stele funeraria con iscrizione, di forma parallelepipeda in marmo bronzetto di Verona con venature verdi terrose, decorata solo sul lato frontale, ripartito in uno zoccolo solo grossato in quanto in parte destinato all'infissione nel terreno, e in uno specchio epigrafico centinato spianato a martellina, non tangente ai margini della lastra ma come corniciato dalla superficie risparmiata, ribassato rispetto al piano frontale e corniciato da una larga e piatta modanatura a gola. Negli angoli superiori della lastra, sempre con la tecnica del ribassamento, son scolpiti due fiori quadripetali. Nello specchio è scolpita l'iscrizione funeraria in caratteri capitali con solco a sezione angolare e interpunzioni a triangolo. si notano i nessi RI (riga 2) e NI iterato (riga 4) e una I più alta all'inizio della riga 8
- OGGETTO stele funeraria
- AMBITO CULTURALE Produzione Italia Settentrionale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
- INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La stele proviene da Medole (MN I.G.M. F. 62 IV NO mm 30/217), dove era collocata in una fiancata della sagrestia della locale chiesa di S. Maria. a partire dal 1780 fu trasferita nel Museo dell'Accademia (inv. 95) e a seguito della convenzione fra Stato Italiano e Comune di Mantova del 1915, fu trasferita in Palazzo Ducale. La tipologia della stele trova frequenti analogie in materiali veronesi, tutt'ora inediti, che coprono un arco cronologico piuttosto vasto, dalla fine del I secolo d.C al IV secolo. Un esemplare assai simile nella resa dello specchio epigrafico proviene da Nogaredo (Portoguaro), ed è stato datato alla seconda metà del II secolo d.C. (cfr. Broilo). Le dimensioni della stele mantovana sembrano riportare a un periodo più antico, tra la fine del I secolo d.C. e la metà del secolo successivo. La formula D(is) M(anibus) e il formulario (filio pietissimo, bene merenti) conformato una proposta cronologica a partire dalla fine del I secolo d.C.; la forma collegium è in genere posteriore alla età augustea (cfr. Waltzing, Dizionario epigrafico di antichità romane, vol. II 1, p. 340, s.v. Collegium). I due defunti presentano i regolari tria nomina, ma senza la filiazione e la tribù. Il gentilizio Valerius è diffusissimo in tutta la Cisalpina (cfr. Ratti); il cognomen Ursio vi è attestato varie volte (cfr. CIL), mentre Asinio ha qui la sua unica documentazione. Si noti che i due defunti furono ammessi nel collegium Fabrum senza il pagamento delle tasse regolamentari (munera). La stele risulta databile, secondo gli elementi stilistici ed epigrafici, tra la fine del I secolo d.C. e il II secolo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300075033
- NUMERO D'INVENTARIO Gen. 12155
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 1981
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2010
- ISCRIZIONI D(is) M(anibus) v(ivus) f(ecit)/ L(ucius) Valerius/ Ursio, L(ucio)/ Valerio Asinioni / filio pientiss(imo)/ b(ene) m(erenti) / et sibi / immunes recepti / in colleg(ium) / fabrum - a incisione - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0