I Sacri Vasi contenenti il sangue di Cristo
rilievo,
1848 - 1876
Il corpo tronco piramidale a sei facce dei due vasi è sostenuto da base quadrangolare con collarino circolare rastremato ed è sormontato da copertura a cupola sovrastata da croce. Il retro della lastra comprende parte di un rilievo più antico, comprendente un tralcio con grappolo e uccellino. La formella è abbastanza intatta, anche se lungo la cornice sono presenti abrasioni prodotte, con ogni probabilità, al momento del prelievo
- OGGETTO rilievo
- AMBITO CULTURALE Manifattura Mantovana
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
- INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE I due Sacri Vasi del Preziosissimo Sangue di Cristo, appoggiati su di un piccolo altare, sono rappresentati in forma abbastanza schematica. La devozione ai Sacri Vasi in Mantova deriva dall'antica leggenda che narra del soldato romano Longino, il quale portò con sè la spugna intrisa del sangue sgorgato dal costato di Cristo crocifisso e lo nascose in Mantova al tempo delle persecuzioni (AMADEI, 1954-1957, I, pp. 47-67; 108-109; 174-178; 190-192). La preziosa reliquia venne conservata nei secoli in contenitori che i Gonzaga, principi della città, resero sempre più preziosi, per cui le forme dei vasi vennero immortalate anche nella monetazione mantovana (GUIDETTI, 1974, pp. 52-53), finchè nel 1848 i soldati austriaci rubarono i famosi vasi fino ad allora custoditi nella basilica di Sant'Andrea (GAITER, 1876). Nel 1876 le parti della reliquia che erano state conservate nel Duomo ed in Santa Barbara vennero traslate nella basilica in vasi d'oro plasmati da Giovanni Bellezza (1807-1867) il quale nella nuova versione si ispirò al modello che Benvenuto Cellini (Firenze, 1500-1571) pare avesse cesellato per i Gonzaga. Poichè gli esemplari in pietra qui rappresentati non somigliano ad alcuna immagine riprodotta nè su monete gonzaghesche (MAGNAGUTTI, VII, 1957) nè su altre targhe devozionali presenti in città e sempre dell'epoca gonzaghesca, si potrebbe ipotizzare che essi rappresentino i contenitori precedenti a quelli del Bellezza e vadano perciò datati tra il 1848 ed il 1876. L'Ozzola (1950, p. 45, n. 116, fig. 182) che li ritiene di marmo, li ascrive invece, del tutto impropriamente, al secolo XV. Un'altra targa lapidea, visibile su un arco di cavalcavia in fregio a via Trieste (n. 20), con i due vasi riprodotti in semplice forma cilindrica è invece da riferirsi alla fine del Settecento (1796). Non è quindi da escludere l'ipotesi che anche il presente rilievo, con i vasi dalla forma del tutto analoga, possa essere pure riferito al XVIII secolo e ad un intervento di riutilizzo di più antichi materiali lapidei come dimostra la bella decorazione quattrocentesca nell'altro lato. L'opera fu acquisita per donazione da Giuseppe Lanzoni il 29 gennaio 1927 come si ricava dal registro dei Buoni di Carico (registrato al n. 399) e dall'Inventario Generale
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300039350
- NUMERO D'INVENTARIO Inv. Gen. 11560
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 1986
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
2013
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0