Santa Caterina d'Alessandria e il miracolo della ruota; Matrimonio mistico di santa Caterina tra i santi Pietro e Paolo. Episodio tratto dalla vita di Santa Caterina
dipinto,
Il dipinto è realizzato su un'unica tavola. La cornice, formata da quattro listelli di legno, è dorata lungo le fasce interna ed esterna e in corrispondenza dei motivi a rilievo, mentre la zona interna conserva il bolo rosso. Ai lati della cornice sono fissati due elementi in ferro atti a ricevere il perno di due candelieri
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Scuola Tedesca
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo del Territorio Biellese
- LOCALIZZAZIONE Convento di S. Sebastiano (ex)
- INDIRIZZO Via Quintino Sella 54/b - Biella, Biella (BI)
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NOTIZIE STORICO CRITICHE
Citato come "di scuola tedesca a soggetto religioso (olio su tavola), seco lo XVI" e valutato due milioni nell'atto di accettazione della donazione Lucci, è stato considerato opera di anonimo del secolo XVI nei successivi elenchi e catalogazioni, compresa la schedatura della collezione Lucci compiuta dal presidente del Rotary Club Biella Luciano Nicola nel 1991 con la consulenza di Bruno Pozzato. ll dipinto deve in realtà essere ricondotto all'area piemontese. Derivano infatti da Defendente Ferrari l'edificio a pianta centrale che compare sullo sfondo, così come la tecnica esecutiva a pennellate sottili e acquose con cui è dipinta la veduta, il cui carattere può aver erroneamente orientato la lettura verso la scuola tedesca; la figura della santa Caterina risente inoltre di un prototipo gaudenziano, forse recepito attraverso una redazione giovenoniana. Volendo provare a restringere la possibile area di provenienza di questo altarolo, sono innanzittutto da notare le tangenze con opere presenti nel Biellese. Il carattere complesso, sottile e curvilineo dei panneggi della scena sacra superiore richiama infatti lo scomparto centrale del <
> di questo stesso museo, opera eseguita intorno al 1530 e proveniente dalla demolita chiesa di S. Francesco di Biella. Le somiglianze non sono tuttavia tali da permettere di attribuire il nostro altarolo a quello ste sso anonimo artista: più evidenti appaiono infatti, rispetto al politico francescano, i richiami defendenteschi. Confronti sono istituibili soprattutto con il polittico commissionato a Defendente nel 1530 per la chiesa di S. Antonio di Ranverso e da lui consegnato e datato l'anno successivo (cfr. L. Mallé, 1971, tavv. 134 e 135). In questo polittico le deformazioni fisionomiche, l'indizio gaudenziano offerto dall'angelo inginocchiato presso il Bambino e l'insistita e caratterizzata presenza delle nubi dal contorno nettamente delineato permettono di istituire collegamenti con la tavola del museo di Biella e al tempo stesso di ipotizzare la presenza a S. Antonio di Ranverso di un collaboratore accanto a Defendente. Che in questo stesso collaboratore possa identificarsi un anonimo artista attivo nel corso degli anni Trenta anche nel Biellese è per ora una ipotesi suggestiva che necessita però di ulteriori conferme. La cornice sembra pertinente al dipinto fin dalle origini. L'opera, di buon livello qualitativo, si dimostra una testimonianza inedita e preziosa per l'arte piemontese. All'interno della collezione Lucci, caratterizzata da una predilezione per l'arte contemporanea di livello internazionale, l'altarolo assume, per la sua collocazione locale e per la sua datazione, una posizione eccentrica - CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100454397
- NUMERO D'INVENTARIO 1630
- ENTE SCHEDATORE Comune di Biella
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0